2024-09-30
L’Italia rifiuta la cittadinanza facile
Una foto d'archivio di una manifestazione contro lo Ius soli (Imagoeconomica)
Un sondaggio di Alessandra Ghisleri certifica quello che tutti sanno: i connazionali non ne vogliono sapere di ius scholae o altre scorciatoie per gli immigrati. E la sinistra a corto di argomenti che vuole fare opposizione a colpi di referendum è destinata a finire contro un muro.La sinistra voleva un campo largo e si è ritrovata in un orto. Si è messa a coltivare l’orticello dei referendum. Ma anche qui sembra che stiano per beccare una ciabattata in pieno viso. Secondo un sondaggio condotto da Euromedia Research, guidata da Alessandra Ghisleri, sulla riduzione da 10 a 5 anni di residenza legale in Italia richiesti per avanzare da parte degli immigrati la domanda di cittadinanza italiana - che sarebbe trasmessa automaticamente ai propri figli e figlie minorenni - il 52 per cento degli italiani voterebbe no e uno scarno 37,1 per cento voterebbe a favore. Neanche l’orto, povera sinistra. Gli rimane una bella limonaia che, con l’inverno alle porte, è al coperto e si possono anche riparare dentro in caso di pioggia o intemperie. Poi, d’estate, si vedrà.Chissà se dopo queste nefaste avvisaglie continueranno a fioccare referendum, giù, uno dopo l’altro. Ora che le firme si possono fare comodamente online, senza neppure uscire di casa, non è difficile: basta beccare due o tre influencer giusti, due o tre volti noti, qualche attore de sinistra e le sottoscrizioni sono raggiunte. 500.000, e vai. Lascia perdere se poi a votare non ci andranno che quattro gatti e del referendum non se ne farà nulla, lascia perdere se, una volta fatto il referendum, andrà fatta una legge e a farla non saranno i rappresentanti che hanno promosso il referendum stesso, ma il governo in carica, lascia perdere se raccogliere 500.000 firme online è una cosa e poi il referendum andrebbe vinto con i voti della maggioranza dei votanti che per la maggior parte ha votato per il governo contro il quale questi referendum sono stati pensati.Lascia perdere questo e lascia perdere quello non sembra che questi referendum nascano sotto i migliori auspici, ma non sono fatti nostri, sono problemi della sinistra. Già, la sinistra. Lascia perdere che il centro non c’è più, almeno fino ad oggi, in questa sinistra. Giuseppe Conte non ne vuol sentire parlare - ce l’ha con Renzi che lo mandò a casa e non lo vuole più tra gli zebedei -, parla, ormai, come se fosse lui il leader della sinistra, fa e disfa come gli pare. Fa un po’ con la sinistra quello che Grillo ha fatto per anni con i 5 stelle, anche se siamo agli sgoccioli, e lo fa sempre più pateticamente (povero Grillo, sul palco non ha più tanta fortuna, nel Movimento non se lo fila più nessuno, gli rimangono i cantieri liguri: magari lì qualcuno lo ascolta).D’altra parte la sinistra, in qualche modo deve fare opposizione e ha scelto i referendum, ma, in Italia, per fare i referendum ci vuole il fisico - come aveva Marco Pannella, che ha fatto gli unici che hanno funzionato - e invece si ritrovano Magi che, a confronto dello stesso Pannella, quando il Sole picchia forte non fa neanche ombra col corpo. Divisi come sono su tutto, fanno opposizione a pezzi: uno si oppone a qualcosa, l’altro si oppone a qualcos’altro, Fratoianni e Bonelli, nella sostanza, si oppongono a tutto esclusi loro stessi, almeno per ora. Ormai dopo l’elezione della loro pulzella d’Orleans de noantri non si può neanche usare l’espressione cum grano salis, passeremo al pepe e diremo cum grano piperis. Ne abbiamo viste di tutti i colori, vedremo anche questa. L’Accademia della Crusca, dopo l’elezione della Salis, ci sta lavorando, nella sezione neologismi. Noi la sinistra la capiamo. Fare opposizione è dura: ci vuole con chi farla, ci vogliono i contenuti sui quali farla, ci vorrebbe un programma politico alternativo a chi governa, ci vorrebbero proposte politiche nelle quali si riconosce tutta l’opposizione. E quanta fatica! Che stress! Nulla di tutto ciò, neanche l’ombra. L’unica cosa che hanno a disposizione è l’avversario che, salvo che non si sbaglino anche su quello, per ora, è il governo Meloni. La Meloni, per la sinistra, è un po’ come il Valium, li mette tranquilli: almeno questo ce l’abbiamo. Quello, a oggi, è certo. Ma la storia politica degli ultimi trent’anni in Italia dovrebbe avere insegnato che solo con l’avversario in saccoccia non si va da nessuna parte. Il voto contro qualcuno non funziona, funziona meglio il voto a favore di qualcuno, del suo linguaggio e del suo programma. Per tutto questo lo strumento referendario non è quello adatto, a suon di referendum la Meloni campa in aeternum.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)