2023-03-25
Italia e Francia: «Evitare l’assalto tunisino»
Proficuo incontro notturno Meloni-Macron al termine del Consiglio europeo. Roma cerca sostegno all’emergenza per non far collassare il Paese nordafricano. A Parigi serve invece un’alleanza sul fronte energetico, soprattutto sull’opzione del nucleare.L’incontro è stato notturno e va detto proficuo. È servito a isolare il blocco dei Paesi del Nord, Germania e Svezia in testa, ostili all’idea di finanziare la Tunisia per evitare il tracollo del Paese e la conseguente ondata di immigrati clandestini. Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si sono infatti visti giovedì sera per poco più di un’ora e mezza all’hotel Amigo a Bruxelles dove entrambi hanno alloggiato per la due giorni di Consiglio Ue. Roma ha bisogno di sostegno rispetto all’emergenza tunisina, segnalata ancora ieri dalla premier. A Parigi serve un’alleanza sul fronte energetico, con un sostegno all’opzione del nucleare nella transizione energetica. La Francia, insomma, ha bisogno che questa fonte sia considerata sostenibile. Le due esigenze insegnano che si può essere amici anche solo su specifici dossier? Vedremo. Ieri però è andata esattamente così. «È stato un incontro molto lungo e ampio, di scenario, sulla situazione complessa sul piano geopolitico che tutti viviamo», ha detto ai microfoni dei giornalisti europei la Meloni. «Mi pare che ci sia voglia di collaborare su materie di importanza strategica per l’Italia e la Francia, come la questione migratoria sulla quale trovo una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte di Macron, o le materie industriali, temi su cui gli interessi nazionali di Italia e Francia possono collimare», ha aggiunto il premier concludendo: «Sono soddisfatta di questo incontro, come degli altri bilaterali avuti in queste ore con il primo ministro portoghese e quello greco. C’è una centralità, un protagonismo dell’Italia di cui vado fiera». Ieri mattina ha parlato pure Macron. Più stringato ma nella sostanza ha ribadito il medesimo concetto e soprattutto ha confermato l’idea di approcciare assieme a noi la bomba tunisina. L’incontro tra i due politici era stato preceduto da una forte diatriba proprio sul ricollocamento dei migranti. In questo caso però Parigi è consapevole della minaccia che incombe su tutto il Mediterraneo. L’allarme lanciato dal nostro governo parla di 900.000 possibili sbarchi se il governo di Tunisi salta per aria. Il rischio che accada è concreto per via della crisi alimentare che incombe e a causa della enorme massa di lavoratori subsahariani che negli ultimi mesi hanno perso pure gli impieghi provvisori per cui avevano attraversato il deserto. Il fatto che l’attuale governo tunisino sia in qualche modo legato alla Fratellanza musulmana non deve far desistere dalla mossa congiunta, dal sostegno finanziario del Fondo monetario e probabilmente dalla possibilità di avviare nuove collaborazioni dirette con le forze di polizia. Già leggendo la relazione del Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, riferita al 2022 si può comprendere la crescente tensione. «Sono stati rilevati collegamenti anche tra gruppi criminali libici attestati ad Az Zuwarah e trafficanti tunisini attivi principalmente a Sfax (Tunisia). Un simile quadro di sinergie operative transnazionali permette di gestire in modo flessibile l’intera filiera dell’immigrazione irregolare, dai Paesi di origine sino alle località di imbarco», si legge nel documento pubblicato ai primi di marzo, dove c’è un apposito capitolo dedicato a Tunisi. «Dalla Tunisia, secondo Paese di partenza dei flussi via mare diretti in Italia, nonché seconda nazionalità dichiarata allo sbarco sul territorio nazionale, la spinta migratoria risulta in aumento rispetto al 2021 (+ 60%) principalmente a causa della perdurante crisi economico-sociale e la vicinanza geografica alle coste italiane». Nel 2022 gli sbarchi con provenienza Tunisi sono stati circa 32.000, pur sempre un bel gradino sotto ai circa 53.000 registrati dalla Libia, includendo dunque Tripolitania e Cirenaica. Dal primo gennaio al 12 marzo gli sbarchi dalla Libia si sono fermati a circa 7.000 unità, quelli dalla Tunisia sono già oltre le 12.500 unità. Se poi consideriamo che i flussi di ingresso alla Tunisia da Sud si confermano in coesistenza «con i traffici di oli minerali, di stupefacenti», mentre i flussi in uscita si gestiscono con barchini piccoli, veloci e difficilmente «pizzicabili» dai radar, serve poco per capire quanto fosse necessario agire urgentemente. Ieri si è registrato in partenza proprio da Sfax un mezzo con 38 persone a bordo. Partito in direzione dell’Italia sarebbe naufragato e secondo fonti tunisine solo 4 migranti sarebbero stati tratti in salvo. L’ennesimo naufragio, insomma. Adesso resta da capire come l’accordo Italia-Francia verrà realizzato a livello di coordinamento, ma anche di aiuti diretti. Certo, che Macron abbia abbassato la cresta è un buon segno. Anche Parigi sa (avendo perso in cinque anni il controllo di tre Stati africani) che più a Sud a destabilizzare il Sahel ci sono i mercenari russi di Wagner. Un problema meno urgente della Tunisia, ma da affrontare con i militari sul campo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)