2023-05-31
E da Iss e Istat è impossibile sapere se i defunti erano stati vaccinati
L’Istituto di Silvio Brusaferro resta in silenzio. L’ente di statistica, invece, dice di ignorare se le vittime fossero state inoculate o meno. Surreale l’Agenzia del farmaco: «Non è il siero che causa la morte, ma i suoi effetti».Nel 2021 e nel 2022, la popolazione italiana ha vissuto due eventi eccezionali: si è vaccinata con un prodotto mai testato prima; sono morte decine di migliaia di persone in più rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. Qualcuno ha cercato di capire se ci fosse un nesso tra i due eventi, ma purtroppo le istituzioni italiane non desiderano che la comunità scientifica s’immischi, analizzi questi dati e tenti di dare una spiegazione a questa anomalia. Basta chiedere all’avvocato Olga Milanese, presidente dell’associazione Umanità e Ragione, che il mese scorso, insieme con un gruppo di lavoro composto da epidemiologi, statistici ed esperti di elaborazione dati, ha presentato un rapporto sulla mortalità nei tre anni pandemici, realizzato utilizzando i dati dei database ufficiali: Istat per l’Italia, Eurostat ed Euromomo per l’Europa e Ocse per il resto del mondo. Dall’analisi di questi dati è risultato un eccesso di mortalità rilevante, ormai noto a tutti (e riscontrato in molti Paesi del mondo), sia nel 2021 (63.415 decessi in eccesso per tutte le cause rispetto alla media 2015-2019) che nel 2022 (67.879 decessi in eccesso), che ha riguardato indistintamente tutte le fasce di popolazione. Un fenomeno sconvolgente: dopo l’eccesso di mortalità del 2020, si sarebbe dovuta registrare una riduzione compensatoria della mortalità nell’anno successivo (per il cosiddetto effetto harvesting, ma anche per endemizzazione del virus, vaccini e cure). E invece. Qualcuno ha ipotizzato che l’eccesso di mortalità sia dovuto al fatto che, in pandemia, gli screening sanitari hanno subito un forte rallentamento, ma i problemi riscontrati in Italia non si sono verificati anche negli altri Paesi, dove pure si è registrato un aumento rilevante della mortalità.Dopo cinque revisioni realizzate insieme con il dottor Alberto Donzelli, il 9 aprile Milanese ha inviato il report alle autorità competenti (presidenza del Consiglio, Camera, Senato, ministero della Salute, Istat, Aifa e Iss): nessuno ha risposto. Il mese successivo, l’11 maggio, Milanese, al fine di ottenere il numero dei decessi con distinzione tra vaccinati e non vaccinati ha quindi effettuato una richiesta di accesso agli atti, alla quale hanno risposto - in maniera evasiva e sconcertante - Aifa e Istat. L’Iss non ha ancora risposto: il presidente Silvio Brusaferro ha avuto da fare, in questi mesi, per assicurarsi la sua riconferma.Nella replica inviata il 18 maggio Aifa ha dichiarato di non essere in possesso dei dati richiesti «in quanto detentrice dei soli dati relativi ai decessi per i quali è stata effettuata una segnalazione di evento avverso». A Giorgio Palù, presidente di Aifa, Milanese aveva anche chiesto per quale motivo, nonostante i 27 decessi da vaccino accertati e gli 879 segnalati all’organo di farmacovigilanza, l’evento morte non fosse stato inserito nei «bugiardini» dei vaccini anti covid e per quale motivazione tale inserimento, ad oggi, non fosse stato ancora effettuato. La risposta è surreale: «Si rappresenta che l’evento morte costituisce un esito di altre reazioni avverse e non una reazione avversa di per sé». Chiaro? Aifa in pratica non solo dice a Milanese che «non ha i dati sullo status vaccinale», sic, ma anche che non è il vaccino in sé a causare la morte, bensì le reazioni avverse al vaccino. La replica dell’Istat di Francesco Maria Chelli è arrivata il 19 maggio. Anche in questo caso, è disarmante: dichiarando di non possedere ancora i dati relativi alle cause di morte per i decessi negli anni 2021 e 2022, l’Istituto di Statistica ha reso noto che, in ogni caso, la rilevazione delle cause «non conterrà alcuna indicazione su una eventuale vaccinazione di qualsiasi tipo dei deceduti». Curioso: l’Istituto nazionale di Statistica, infatti, ha appena presentato i dati di dettaglio sulle cause di morte nel 2020. Nel report, asserisce di aver distinto i decessi «per Covid-19» dai decessi «con Covid-19», salvo poi scoprire, guardando le tabelle all’interno del documento, che i 78.673 deceduti «per» Covid sono in realtà «con virus identificato», dunque semplicemente persone morte «con» positività al tampone. Com’è possibile che Istat, pur possedendo e potendo rielaborare dati sanitari sensibili dei deceduti non necessariamente correlati alla causa di decesso - la positività al tampone - dichiari di «non possedere lo status vaccinale» dei deceduti, sebbene si tratti di un dato presente nelle anagrafi ministeriali e agevolmente accessibile, tanto quanto quello sulla positività dei deceduti? Perché, insomma, Istat - istituto che ha il compito di fare statistiche sulle cause di morte - riesce a includere nelle cause di morte 2020 la positività al tampone, e dichiara invece di non poter includere lo status vaccinale, nonostante la popolazione sia stata tutta schedata dopo l’introduzione del green pass? La risposta è semplice: Aifa esclude a priori - e con buona pace del dibattito scientifico - la vaccinazione anti Covid come causa di decesso, che per questo motivo non sarà mai riportata tra le cause di morte, almeno fino a quando l’istituto non rilascerà i dati sulle vaccinazioni dei deceduti. Sarà dunque impossibile - gli scienziati indipendenti se lo mettano in testa - capire per quale motivo negli anni 2021 e 2022 ci siano stati così tanti morti in più, casualmente in coincidenza con la vaccinazione di massa. «Le istituzioni - dice Milanese - dovrebbero avere interesse a fare il bene della popolazione e a rilasciare i dati affinché possano essere verificabili con metodo dalla comunità scientifica». Se non fossero reticenti.