2023-03-21
L’Islam ci conquista vincendo le nostre anime
L’Occidente prosegue nel suo declino mentre i fedeli di Allah continuano ad avanzare e a sottomettere l’Europa. Che non può far convivere due religioni. Una dovrà soccombere e sarà quella più vecchia: il cristianesimo. Lo impone la legge della biologia.Noi «lanciatori d’allerta», che da decenni mettiamo in guardia contro i pericoli dell’islam politico non solo i nostri compatrioti ma tutti i popoli della terra, dovremmo infine prendere atto della nostra incapacità di destare le persone, smettere di suonare le campane a martello e finirla con l’importunarle. Il cittadino medio non se ne accorge, ma la realtà di fondo è questa: l’islamismo sta colonizzando il mondo, procede a balzi dalla periferia al centro. [...] Il nostro attivismo donchisciottesco è chiaramente un combattimento condotto dalle retrovie, lo riconosco. Come abbiamo potuto pensare che saremmo riusciti a persuadere le persone a contrastare insieme il progetto messianico dei servi di Allah? Non c’è un profeta, nessuno in grado di risvegliare le coscienze. Mentre ne sono circondate, abituate fin dall’infanzia a vedere il blu ovunque, le persone libere, come se ne possono ancora trovare nell’emisfero settentrionale, cantano, ballano e giurano che domani andrà meglio. Ridono di noi, del nostro lamentarci, delle nostre pur fondate previsioni, e ci negano persino il diritto fraterno di preoccuparci per loro, per i loro figli e per il loro Paese; giurano di non avere nessun problema con l’islam e con i musulmani, cosa che ben sappiamo essere vera e per la quale ci congratuliamo con loro; ma bisogna anche andare a vedere se vale il viceversa, perché la maggior parte dei musulmani non ha ancora ufficialmente rotto con la sharia, che continua ancora oggi, in questo XXI secolo di presunto globalismo, a obbligarli con tutta la sua forza.Felice, la gente afferma con orgoglio che l’islamismo non può fare nulla contro di loro, che sono intelligenti e brillanti, che la loro democrazia laica li protegge dalle dannose intromissioni religiose e ideologiche, che i loro Paesi sono potenti, che le loro società sono immuni e che sono in grado di accogliere e integrare anche il più recalcitrante dei credenti. Come argomento chiave ci ricordano che la Germania di Angela Merkel ha accolto un milione di migranti siriani in poche settimane, senza problemi. Ha dato loro conforto, li ha formati, ha concesso loro la cittadinanza e li ha mandati a lavorare nelle sue belle fabbriche, nelle quali si trasformeranno in perfetti tedeschi, disciplinati e produttivi. Hanno dimenticato ciò che è stato ripetuto loro per anni, oppure lo hanno udito ma non compreso, e cioè che l’islamismo agisce apertamente solo quando è ben radicato nel Paese, quando ha sedato la diffidenza del popolo, sedotto gli ingenui, arruolato i fondamentalisti islamici e gli utili idioti, quando si è infiltrato nelle università, nei club sportivi, negli ambienti degli artisti intrisi di wokismo, quando ha instaurato una fiorente economia halal, preso il controllo dei grandi traffici e persuaso la classe dirigente che non c’è futuro per essa senza la benedizione di Allah e dei suoi rappresentanti.Si sono dimenticati, inoltre, che l’islam ha una vocazione universale, che le sue élite costituiscono una fratellanza planetaria molto più potente di tutte le altre fratellanze umane messe insieme. [...] Non ha scheletro, forma o cervello, solo tentacoli che si agitano in tutte le direzioni. [...] L’islamismo è stato creato dai grandi conquistatori musulmani dei primi secoli per far trionfare la religione di Allah, non per mandarla in rovina tra miserabili miscredenti. In verità, l’islam vince sempre, perché viene a conquistare ciò che nessuno protegge, ciò che nessuno difende, nemmeno i diretti interessati: l’anima delle persone, in primo luogo quelle che non sanno di averne una e quelle che credono che essa appartenga solo a Dio.Gli altri seguiranno, per codardia, opportunismo, wokismo. Quando, poi, sfortunatamente per loro e per noi, essi si imbattono nella realtà, quando il sangue scorre e le teste rotolano, accusano noi «lanciatori d’allerta» di aver sconvolto i musulmani con i nostri discorsi, di averli stigmatizzati e di aver spinto i più fragili a radicalizzarsi. Loro, invece, sanno bene che i primi a soffrire a causa degli islamisti e dei loro missi dominici, dei dhimmi di ieri e dei fondamentalisti di oggi sono proprio i musulmani. «In Francia, salutiamo coloro che appiccano i roghi e perseguitiamo coloro che suonano la campana a martello», diceva Nicolas de Chamfort, giornalista moralista francese del XVIII secolo, spesso citato da Eric Zemmour, giornalista polemista e re dei suonatori di campana a martello in Francia.Quanto a stigma, lui, ebreo algerino, ne sa qualcosa, gli hanno appiccicato addosso qualunque cosa perché gli ingenui possano accorgersi con chi hanno a che fare: un paio di corna in testa, zoccoli al posto dei piedi, una coda appuntita che parte dal fondoschiena e un tridente in mano. Per convincerli una volta per tutte, dovranno spingere fino in fondo la loro logica e bruciarlo sulla pubblica piazza. Che fare? La battaglia è persa? Dobbiamo venir meno al nostro dovere e accontentarci del conforto dell’indifferenza? A quale prezzo? Ci sono altre possibilità, più vili, come imparare a tradire e a monetizzare la nostra complicità; dopotutto, la causa degli islamisti e dei fondamentalisti islamici è onorevole se sei un islamista o un fondamentalista islamico e se vuoi recare danno a coloro che la legge islamica - a meno di accettarne l’eventuale pentimento - ha già irrimediabilmente condannato: cristiani, ebrei, atei, apostati, bestemmiatori, sodomiti, adulteri, ecc., ecc., l’elenco è lungo.Si può anche cambiare Paese, ma dove andare senza correre il rischio di vedere un giorno l’islamismo sbarcare anche lì? A parte la Corea del Nord, dove non può entrare nemmeno una mosca sperando di uscirne viva, e il Giappone, che tiene a distanza di sicurezza tutti gli stranieri, non vedo altre possibilità. Quella laggiù è l’Asia: un mondo di popoli ostinati con il senso dell’eternità e che nessuna moda - che in Europa va e viene come le onde dell’oceano, e finisce per rovinare tutto ciò che incontra sul proprio cammino - ha potuto sviare. Non hanno conosciuto né i ruggenti anni Venti, né la moda hippy, né la moda yéyé, né la moda woke e non conosceranno la moda che sta arrivando ora, che chiameremo «baby», quando ci si divertirà a fabbricare bambini come si coltivano i cavoli, in terreni presi in affitto situati all’altro capo del mondo e che, una volta pronti, saranno recapitati tramite corriere espresso ai loro nuovi genitori.La vecchia Europa prosegue nel suo declino e continua a coprirsi di ridicolo. Essa si trova di fronte a un problema insolubile: culla della civiltà occidentale, credeva di aver chiuso con le religioni o, quantomeno, si era convinta di aver instaurato con esse un modus vivendi che garantisse a tutti la libertà di coscienza all’interno di una convivenza laica indolore. Noi, abitanti di questo calamitoso XXI secolo, abbiamo il terribile privilegio di essere testimoni attoniti del declino di una grande civiltà, senza dubbio la più feconda della storia dell’umanità, quella occidentale. Abbiamo individuato mille cause della sua rovina, tra le più decisive c’è l’invecchiamento della sua popolazione e la concorrenza spietata di nuovi leader mondiali.Ma c’è un’altra spiegazione, più radicale, che non si può indicare apertamente, ossia l’incontro con l’islam nel VII secolo, in Medio Oriente. Lo shock fu violento e decisivo, sono seguiti secoli di conflitti per i territori e per la legittimità davanti a Dio e agli uomini. Flussi e riflussi: l’islam ha cacciato il cristianesimo dal Medio Oriente, dal Nord Africa, dalla Spagna, da Bisanzio e da molti territori del Sacro romano impero e nel frattempo ha sottoposto gli ebrei alla dhimma o li ha spinti a disperdersi in tutto il mondo. In seguito, le potenze europee coalizzate, che avevano perso tutte le Crociate, a partire dal XVI secolo sono riuscite a riconquistare la Spagna, il Nord Africa e il Medio Oriente; l’abolizione del califfato ottomano nel 1924 ha segnato la fine della dominazione musulmana e il declino della sua civiltà.Ma, lungi dallo scomparire, l’islam ha ripreso subito l’iniziativa, ha liberato le sue terre dalla colonizzazione e ha iniziato una nuova conquista dell’Europa. È una legge della biologia: come non si possono mettere due galli in un pollaio, così non si possono far convivere due racconti delle origini e dell’umanità; la terra non è grande abbastanza per ospitare due Verità, due religioni, entrambe dedicate allo stesso unico Dio. Una delle due dovrà farsi da parte. Ovviamente, sarà quella più vecchia, perché è ciò che impone la legge della biologia.Ed ecco che questo Occidente cristiano, che appariva invincibile e proiettava con fierezza il proprio futuro nella conquista dello spazio e dell’onnipotente universo del digitale, si sta disfacendo davanti ai nostri occhi sgomenti; non è altro che un vecchio corpo flaccido che la furia degli eventi sballotta di qua e di là. Sono sempre meno coloro che ritengono che resterà ancora a lungo il leader mondiale che è sempre stato fin dal Medioevo. Il suo tempo sarebbe scaduto, i «lanciatori d’allerta» lo ripetono ogni giorno più forte. Giulio Meotti presenta un contributo decisivo davanti al tribunale della storia. Descrive una realtà che fa rabbrividire. Ci parla della moschea più grande d’Europa costruita a Roma, cuore della cristianità, dall’Arabia, cuore dell’islam; ci parla della grande moschea di Colonia, che l’amministrazione comunale ha appena autorizzato a schierare muezzin per chiamare i fedeli alla preghiera; ci parla di Malmö in Svezia, dove l’islamismo regna indisturbato; ci parla di Amsterdam e del suo spirito woke che è arrivato al punto di tagliare dall’Inferno di Dante un passaggio su Maometto ritenuto offensivo per i musulmani; ci parla di Parigi e del «cane dell’inferno» decapitato da un islamista; ci parla di Londra dove è piacevole vivere quando sei un islamista puro e duro; ci parla di Bruxelles, capitale d’Europa e centro di smistamento dei Fratelli musulmani e di altri attivisti. Riuscirà il suo reportage a mutare lo sguardo degli ingenui, affascinati come sono dai discorsi civettuoli degli islamisti e della sinistra islamista? Scommetto di no. [...] Il suo racconto susciterà la curiosità delle autorità pubbliche? Scommetto di no, hanno tante altre cose da fare. [...] L’islam politico e rivoluzionario può attendere.