2025-03-26
«Tariffe messaggio per convincere l’Unione ad accettare la pace»
Paolo Zampolli (Imagoeconomica)
L’inviato speciale per l’Italia, Paolo Zampolli: «Finiamo la guerra e creiamo rapporti equilibrati tra i continenti. Il caccia Gcap di Leonardo? Per gli Usa può essere un’opportunità. Nel progetto va coinvolta anche l’Arabia Saudita».Annunciato come inviato speciale per l’Italia, Paolo Zampolli è uscito il 12 marzo (virtualmente) dalla Casa Bianca con la delega per le partnership globali. Come mai il cambio? «Beh, ma il nome stesso dice che le partnership globali sono un tema molto più ampio della sola Italia. Mi occuperò ovviamente anche del nostro Paese». L’italiano che conosce Donald Trump da oltre 30 e che come il tycoon mastica il business del real estate, accetta dopo un breve scambio di chat una intervista sui temi del giorno.Ambassador, posso chiamarla così? Come andrà a finire con i dazi? Un problema eh...«Basta con questa cosa dei dazi. Mi sembra che in molti abbiano capito ben poco. Gli Stati Uniti devono partire dal risanamento del bilancio e ciò significa anche lotta agli sprechi e ai disequilibri. Non è normale continuare con eccessi rispetto alle esportazioni». Beh, ma il 2 aprile, cioè la prossima settima, il presidente ha annunciato il giorno della liberazione Usa e l’arrivo dei dazi. Anche se - a onor del vero - ha poi spiegato che saranno light, calibrati e individuati su misura per ciascun settore e forse anche Paese.«Infatti. Quello sui dazi è un messaggio che punta ad altro. Il presidente vuole la pace. Vuole che termini al più presto la guerra in Ucraina e così evitare migliaia di morti a settimana. Questo è l’obiettivo del mio presidente. Il messaggio è diretto all’Europa e ai vertici di Bruxelles che sono intenzionati a far proseguire la carneficina. Anziché pensare a fare business a vantaggio di tutti». Tra i suoi compiti c’è la pace?«Per quello che mi compete sì. La guerra oltre a essere un male è anche la negazione del business. E il mio compito è quello di facilitare le partnership globali. Cioè gli affari».Finché non si chiude l’accordo sull’Ucraina, l’Europa sarà sotto il martello mediatico della Casa Bianca. D’altro lato ci sono anche dei numeri che danno ragione a Trump. Ci riferiamo al surplus commerciale sbilanciato a favore dell’Ue che raggiunge i 270 miliardi l’anno. Gran parte a favore della Germania, contraria alla pace. Questi dati hanno una loro valenza indipendentemente dalla situazione bellica a Kiev…«Vede. Così, come le dico: “My presidente is always right”. Trump ha sempre ragione. Fatta la pace bisogna tornare a un rapporto più equilibrato tra i due continenti. Bisogna stringere più accordi e avviare progetti tecnologici congiunti. E parificare le barriere d’accesso, sia doganali che burocratiche». Il rischio è dunque altra concorrenza e aziende che traslocano negli Usa per produrre lì?«Certo. Questo è un elemento fondamentale. Gli Usa sono in grado di farlo e attirare pesanti investimenti. Per questo serve dialogo e trovare obiettivi in comune. E per farlo il messaggio del mio presidente è che si chiudano i teatri di guerra e si creino nuovi equilibri».A proposito di partnership, il sito Defence News ha riportato alcune sue considerazioni relative al progetto del caccia di sesta generazione Gcap. Quello che vede la partecipazione della nostra Leonardo, di aziende Uk e giapponesi. Se abbiamo compreso sostiene che gli Usa dovrebbero entrare nel progetto?«Beh, sarebbe una opportunità per tutti e anche un modo per generare risparmi e intensificare le relazioni. La visita ufficiale di Giorgia Meloni in Arabia Saudita ha permesso un importante passo in avanti. Mi riferisco alla possibilità che Mohammed Bin Salman entri nel progetto. Sarebbe una presenza opportuna quanto quella inglese».Suggerisce di rompere con il governo Starmer?«No. Dico che l’Arabia Saudita è un partner molto più proattivo».Aspetti, però Trump ha appena annunciato il successore ideale dell’F35. Sarebbe l’F47 da affidare a Boeing e a un futuro consorzio. Non ci sono controindicazioni?«No, perché Boeing non ha tutte le capacità produttive. Mentre il gruppo Leonardo che ingloba anche la storia di Alenia ha un track record molto importante e cadrebbe a fagiolo. Basti pensare a Cameri praticamente l’unico sito al di fuori degli Usa dove si assemblano i caccia F35». Chissà come reagirebbero i partner Ue però…«Infatti prima bisogna siglare la pace in Ucraina, per riattivare rapporti sereni e proficui su entrambe le sponde».A proposito di sponde, quale è il suo punto di vista sulla Striscia di Gaza. L’idea di Trump di costruire una riviera è stata fraintesa. C’è chiaramente un progetto più ampio di collaborazione con l’Arabia Saudita. «Sono state distrutta la Siria, l’Ucraina, il Libano e Gaza. Il mondo per essere prospero deve occuparsi di ricostruzione. Vale per l’Ucraina ma anche per tutti gli altri Paesi. Guadate cosa è accaduto in soli 20 anni negli Emirati Arabi. È stato costruito un mondo nuovo e positivo, con standard di vita elevatissimi. Il problema di Gaza è innanzitutto mettere in sicurezza la popolazione dagli stessi bunker costruiti da Hamas. Poi costruire quartieri e strutture abitative, questo creerà opportunità di crescita anche per gli stessi palestinesi. Come ha detto J.D. Vance il contrasto tra due modi di vedere il mondo. Quello di Trump guarda alle convergenze e ai comuni interessi. La crescita deve essere il minimo comun denominatore. Se l’Europa non cambia atteggiamento rischia di rimanere stritolata di fronte ai cambiamenti storici».Ultima domanda sul Fentanyl. Perché è una sua battaglia?«È un veleno che va fermato a tutti i costi».
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)