2025-06-03
Procaccini: «I media hanno già creato il mostro»
L’esponente di Fdi e copresidente di Ecr: «Ma quale filorusso e anti Nato, il vincitore sostiene Kiev, ma con lucidità. Non mi sorprenderebbe un’inchiesta giudiziaria».Nicola Procaccini (copresidente del gruppo Ecr), Karol Nawrocki ha appena vinto le elezioni in Polonia appoggiato dal Pis che fa parte del vostro gruppo. I conservatori conquistano la guida di una nuova nazione?«Non proprio perché in Europa siede il capo del governo Donald Tusk, Tuttavia il capo dello Stato gode di un grande potere nell’interdizione legislativa e ha anche un’influenza positiva nelle relazioni della Polonia».Si può dire che con questi risultati Tusk si trovi in una posizione imbarazzante?«Si, io credo che la valutazione sia duplice. Da un lato si rafforza la posizione conservatrice in Europa e dall’altro lato si indebolisce un capo del governo che fino a ieri godeva di una certa credibilità internazionale, oggi invece il popolo polacco con questo voto solleva dei dubbi sul modo in cui sta procedendo il governo e anche sull’alleanza di governo che si può considerare impropria. Ricordiamo che Tusk governa grazie al sostegno della sinistra e spesso quando ci sono queste ampie coalizioni di governo l’agenda politica ne risulta condizionata». Dopo la crisi di governo francese, la débâcle al primo voto di fiducia tedesco, con questo risultato anche il gruppo dei volenterosi si indebolisce sempre di più? «Assolutamente. Ricordiamo che anche il governo del premier britannico Keir Starmer non gode di ottima salute con Reform Uk, il partito di Nigel Farage avanti nei sondaggi. A questo punto tutti i leader sono in difficoltà sul piano interno e forse mi permetto di dire che il loro atteggiamento nei confronti della questione ucraina serve proprio a mascherare questa debolezza». A proposito di questione Ucraina, accusano Nawrocki di filoputinismo. È così?«No, è proprio sbagliato. È uno dei più tenaci sostenitori della causa ucraina anche come presidente dell’Istituto della memoria dell’epurazione sovietica. Il Pis, che è il partito che lo sostiene, è pro Kiev, non dimentichiamo che Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito, accusa Putin di avergli ucciso il fratello. Nawrocki non è anti Nato e neanche anti europeo, sui giornali ho letto tutte queste cose. Semplicemente per quanto riguarda l’ingresso di Kiev nella Nato non crede che sia una strada praticabile, specialmente se si vuole arrivare alla pace». Nawrocki in campagna elettorale, pur promettendo che continuerà a sostenere Kiev, ha però anche detto che l’Ucraina «non ha mostrato gratitudine per ciò che i polacchi hanno fatto» per il Paese e che «nelle file per medici e cliniche, i cittadini polacchi devono avere la priorità». È un no all’ingresso di Kiev in Europa?«No, l’Ucraina in Europa la sostiene anche il Pis. Si mette in evidenza però che attualmente gli ucraini godono di tutti i benefici che gli stiamo fornendo in Unione europea, come quello del libero commercio, senza però pretendere che si rispettino i vincoli che a noi impone Bruxelles. Ad esempio l’agricoltura di Kiev ha una corsia preferenziale nel nostro sistema ma non deve sottostare agli stessi vincoli sui fitofarmaci che invece Varsavia rispetta. Nawrocki dice: diritti e doveri». Sui giornali però si legge che è anti Nato, filorusso e non solo. Nelle bio di molti siti già si leggono messi bene in evidenza tutte le controversie del neoeletto. Dagli scandali immobiliari all’organizzazione di festini a luci rosse. Quindi si tratta di una narrazione?«È la mostrificazione dell’avversario. Una tecnica odiosa messa sempre in pratica dalla sinistra, a volte con l’appoggio del centrodestra. Bisogna dire che il Ppe a volte presta il fianco. Anche per questo gli exit poll all’inizio davano un risultato diverso. È come ai tempi di Silvio Berlusconi: le persone uscite dai seggi si sentivano in soggezione e mentivano sul voto espresso per Berlusconi».Si sta preparando il terreno per ritorsioni giuridiche?«Non mi sorprenderei. La tecnica della mostrificazione spesso è propedeutica a quel fine».
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)