2025-01-06
«Il Carroccio torni alle origini. Ma io non sarò l’anti Salvini»
Massimiliano Romeo (Ansa)
Il neo segretario della Lega Lombarda, Massimiliano Romeo: «La Meloni può istituzionalizzarsi quanto vuole, resterà sempre la destra. Noi no: siamo autonomisti. Ricandidare Zaia? Mai dire mai».Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato, tre settimane fa l’hanno eletta per acclamazione segretario della Lega Lombarda. Da quel momento, nulla è stato come prima.«Era importante aprire una discussione, per ragionare su alcuni temi da inserire nella nostra agenda politica». Il Nord ha un nuovo alfiere: l’affabile e potentissimo Romeo.«Non esageriamo. I giornali ostili strumentalizzano, cercando contrapposizioni laddove non esistono. Vogliono farmi passare a tutti i costi come l’antagonista di Matteo Salvini, con una tale foga che comincia a insospettire».Comunque, l’ha criticato: «Se non parliamo al Nord, lo perdiamo». È seguita l’ovazione della platea.«Più che critiche, sono suggerimenti in vista del congresso federale di primavera. È un contributo costruttivo. Bisogna fare in modo che il Nord torni protagonista, dando spazio alle identità territoriali». Lui ha replicato: «Siamo sotto attacco. E l’unica cosa che non possiamo permetterci di fare è litigare nel nostro accampamento».«Ha ragione: anch’io comincio a pensare che ci sia un disegno, ben orchestrato, per tentare di indebolire la Lega. Ma noi vogliamo solo cercare di dare nuovo slancio al movimento». Come? «Ad esempio, riportando al centro uno dei nostri argomenti storici: meno Stato e meno burocrazia. O gli stipendi: al Nord non bastano più, devono essere adeguati al costo della vita». Torniamo alle vecchie gabbie salariali?«Sarebbero anacronistiche. Occorre puntare sulla contrattazione di secondo livello». La Lega nazionale è stata un errore?«No, anzi. Ci siamo radicati in territori per noi ostici. Salvini ha fatto un grande lavoro». Non vi ha però danneggiato nelle storiche roccaforti?«Dobbiamo conciliare un partito dal respiro nazionale con le nostre origini identitarie, evitando però l’operazione nostalgia».Vasto programma, direbbe De Gaulle.«Un’idea l’abbiamo data durante il congresso lombardo. Ho citato il modello tedesco della Csu bavarese: identitaria e alleata con la Cdu. Più poteri alle leghe regionali quindi, con Salvini che fa da federatore». Faccia un esempio.«La lotta all’inquinamento. Nel bacino padano, vista la sfortunata posizione geografica, servono investimenti straordinari. Il trasporto pubblico lombardo, però, non riceve ancora stanziamenti adeguati. Perché deve integrare la Regione con risorse proprie? Ma vale lo stesso, su altri temi, per il Sud. Ognuno ha esigenze diverse, chiaramente. Poi, a livello nazionale, rimangono le grandi battaglie condivise: contro le follie green, l’ideologia woke o l’immigrazione clandestina». La Csu, in Europa, fa parte dei popolari. Voi, invece, siete nel gruppo dei patrioti. «Sovranismo vuol dire anche evitare di cedere troppi poteri all’Ue. Gli Stati devono mantenere decisioni proprie, da delegare poi alle Regioni». «La svolta a destra non paga», ha detto.«Siamo sempre stati un movimento che ascolta il territorio: né di destra, né di centro, né di sinistra. Come diceva Umberto Bossi, bisogna essere al di sopra di queste contrapposizioni. Per troppo tempo, invece, ci siamo preoccupati di trovare spazio all’interno degli schieramenti tradizionali». Maggioranza a rischio.«Un messaggio agli elettori, più che altro. La coalizione resta la stessa».La Lega è fagocitata da Fratelli d’Italia?«Giorgia Meloni può istituzionalizzarsi quanto vuole, ma resterà sempre la destra. E, come noto, piuttosto che una copia, gli elettori scelgono l’originale. Per questo, dobbiamo tornare a essere ciò che eravamo».Nel nome del Senatur.«Se con questo intendiamo le istanze dei territori, sì. Che non sono, ovviamente, quelle di 30 anni fa. La Lombarda, negli ultimi tempi, è diventata soprattutto il megafono della politica nazionale».Ha eccepito sulla manovra, che favorirebbe il Sud. «Mi sono limitato a suggerire, pure in questo caso. Comunque, i fondi del Pnnr sono legati al federalismo fiscale. E poi c’è l’autonomia differenziata, che è nel programma del centro destra. Uno Stato moderno non può basarsi sui trasferimenti. Deve dare capacità di spesa agli enti decentrati». Francesco Boccia, suo omologo Pd a Palazzo Madama, maramaldeggia: «Romeo si sentirebbe più a suo agio tra i banchi dell’opposizione».«Anche loro calcano la mano, sperando di creare divisioni. Ma la leadership di Salvini non è discussione. È lui il nostro segretario». La Lega, però, è sempre stata monolitica.«Ben venga il dibattito interno, invece. Ci schieriamo contro il pensiero unico e poi evitiamo di confrontarci? Combattiamo la cancel culture e poi non teniamo conto della nostra storia? La diversità è una ricchezza anche per il centrodestra, altrimenti saremmo un partito unico. Mettiamo insieme il patriottismo di Fratelli d’Italia, la moderazione di Forza Italia e l’autonomia della Lega».Cosa ne sarà della riforma Calderoli?«La decisione della Consulta ha appianato le tensioni nel centrodestra, paradossalmente. Quelle correzioni servono a smorzare i toni. Rendono l’autonomia accettabile a tutti».E se, al contrario, si cogliesse l’occasione per rinviare ancora? «Non può essere messa in discussione». Anche del Veneto dicevate lo stesso. Si voterà probabilmente a ottobre. Luca Zaia è in bilico, vista l’avversione generale per il terzo mandato. «È senza dubbio un tema di discussione. Ricandidare Zaia sarebbe fondamentale. È complicato, certo. Mai dire mai, però». «Abbiamo visto momenti migliori» ammette il governatore leghista.«Beh, se guardiamo i dati è indubbio. Ma è pure vero che abbiamo avuto periodi peggiori. La Lega deve tornare a essere attrattiva. E noi aiuteremo Salvini». Roberto Vannacci, eurodeputato leghista, paventa sue liste alle regionali.«Alcune battaglie del generale le portiamo avanti anche noi, come quella contro il politicamente corretto. Se ci dà una mano, bene. Altrimenti, andremo avanti con le nostre gambe». L’assoluzione nel processo Open Arms rafforza Salvini?«Dimostra che ha difeso i confini dell’Italia e ha fatto bene il ministro dell’Interno». Dovrebbe tornare al Viminale? «Capisco l’istanza. Pensa: “Le mie politiche sono state messe in discussione, adesso finalmente viene fatta giustizia”. La suggestione deve però confrontarsi con le intenzioni di Meloni. E lei non vuole il rimpasto, mi par di capire». Salvini ha detto che, prima o poi, vorrebbe fare il sindaco di Milano.«Sono aspirazioni, per adesso. Anche a me piacerebbe un giorno diventare sindaco di Monza, dove sono stato assessore alla Sicurezza». Intanto avanza l’ipotesi di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale.«È sempre un po’ azzardato fare nomi. Si rischia di bruciarli. Sarebbe, comunque, un buona candidatura: ha qualità, esperienza e notorietà».Quindi?«Insieme ai segretari regionali degli altri partiti, stavolta abbiamo il dovere di preparare il terreno con molto anticipo. Entro quest’estate bisogna definire». Serve un civico o un politico?«Serve uno che vince». Fratelli d’Italia propone Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. «Riconquistare Milano è fondamentale, dopo la modesta amministrazione di Beppe Sala. Ci sederemo attorno a un tavolo, per scegliere il candidato migliore». Lei, del resto, è un uomo votato al dialogo. Sua moglie è Laura Ferrari, sindaca forzista di Lentate sul Seveso. Suo fratello è nientemeno che Filippo Champagne, re dei social costantemente dedito a «far ballare la fresca».«Le circostanze della vita mi hanno sempre portato a trovare proficue mediazioni. Con mia moglie, scherzando, dico che abbiamo esemplificato in famiglia la Casa delle libertà. Lei era già assessore a Lentate. Quando ho visto questa bellissima ragazza bionda, ho lasciato intendere al suo collega leghista che avrebbe dovuto fare di tutto per favorire il nostro incontro». Quanto all’illustre consanguineo?«È diventato talmente famoso che ormai ci rido su: “Sono il fratello di Filippo Champagne”».La sua esuberanza l’ha mai danneggiata?«All’inizio, in effetti, c’era la preoccupazione per questo stile di vita opposto al mio. Abbiamo idee differenti. In passato abbiamo discusso tante volte, anche in modo vivace. Adesso sono felice per lui».Una volta, ha polemicamente esortato Salvini: «Fenomeno, basta col cinema: piuttosto che pensare al Ponte sullo Stretto, fai la Como-Chiasso». «Ecco, questa invece poteva risparmiarsela. E comunque, Salvini, da ministro dei Trasporti, ha sbloccato tante opere al Nord. A partire da quelle per le Olimpiadi Milano-Cortina, che erano in drammatico ritardo». S’è stupito dell’irrefrenabile ascesa?«Non molto. Ha sempre voluto fare quella cosa lì. Anche quando uscivamo insieme al mare, si vedeva che la sua ambizione era di diventare un personaggio. A modo suo, è stato bravo. La passione per lo champagne gli ha permesso di trovare la strada».I connazionali più gaudenti si domandano: com’è stato il capodanno di Filippo Champagne?«Non ci siamo visti. Lo incrocio qualche volta la domenica, quando andiamo a casa dei miei genitori per mangiare l’arrosto. Lui vive ancora con loro. Si alza tardi, fa qualche battuta sull’Inter, scambia due chiacchiere».E i suoi cosa dicono?«Lo adorano».
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)