2025-07-28
Lucio Malan: «Eviteremo l’anarchia sul fine vita»
Lucio Malan (Imagoeconomica)
Il capogruppo di Fdi al Senato: «Non si può procedere a colpi di sentenze e leggi regionali. Ma porremo limiti precisi: in molti Paesi, dopo le prime aperture sul tema, si è arrivati a sopprimere minori colpiti da depressione».Lucio Malan, capogruppo di Fdi in Senato, nonostante il duro scontro in Parlamento, la maggioranza porta a casa la riforma della giustizia. «Siamo molto soddisfatti per aver portato a termine un passaggio molto importante. Noto che anche a sinistra, nonché nelle file della magistratura, ci sono stati personaggi autorevoli che hanno appoggiato questa riforma».Lo snodo cruciale è la separazione delle carriere?«Ancor più importante, per me, è l’introduzione del sorteggio dei membri togati dei due Csm. Grazie a questa riforma, scardineremo il sistema delle correnti».In realtà l’Anm ha parlato di «spirito puramente vendicativo da parte del governo».«È normale che le correnti della magistratura abbiano espresso la loro contrarietà, e si siano scatenate contro il nostro progetto. Ce lo aspettavamo. Ma lo scopo del Csm è quello di premiare il merito, e non l’appartenenza correntizia».Esponenti Pd hanno detto che le correnti svolgono un importante ruolo di mediazione.«L’ho sentito anche io, e mi sono chiesto: cosa vuol dire mediazione? Mediazione con chi? I magistrati devono amministrare la giustizia e applicare la legge, come dice la Costituzione. Rispettiamo l’indipendenza delle toghe, ma sempre in obbedienza alle leggi».Ha fatto discutere l’intervento di Dario Franceschini in Senato. Secondo alcuni avrebbe lanciato un segnale alla magistratura, mentre infuriano le inchieste contro la sinistra a Milano e Pesaro. L’attivismo giudiziario di questi giorni è un segnale segreto al Pd, per indurlo a muovere guerra alla riforma della giustizia nel referendum? Una sorta di «prova d’amore», come scrive il Corriere della Sera?«Questa sarebbe la vera notizia, più della riforma stessa. E sarebbe sconcertante se si scoprisse l’esistenza non di una semplice affinità, ma di una strategia strutturata condivisa tra Pd e una parte della magistratura. Uno scenario inquietante, nel quale le inchieste giudiziarie vengono modulate, nella loro severità, in base agli interessi dei partiti».È vero che la maggioranza vuole rallentare l’iter della riforma, per fare in modo che il referendum si svolga dopo le elezioni?«No, è una lettura fuori dal mondo. Abbiamo accelerato, non rallentato. Se avessimo avuto questo convincimento, non avremmo votato la riforma in Parlamento prima della pausa estiva».Cosa pensa delle due inchieste che stanno toccando Beppe Sala a Milano e Matteo Ricci nelle Marche?«A Pesaro molti, anche a sinistra, si aspettavano le indagini. Da ciò che emerge finora, sembra che qualcosa di concreto ci sia. Ma sarà la magistratura a stabilire se ci sono responsabilità».E in Lombardia?«A Milano ci sono state alcune scelte “innovative” nelle procedure, e vediamo quali saranno gli esiti dell’inchiesta. In ogni caso, a prescindere dalle indagini, noi riteniamo sbagliata la politica portata avanti dalla giunta Sala. Una politica storicamente ostile al ceto medio, volta a colpire il classico feticcio del nemico di sempre, e cioè le auto. Per loro sono un crimine, per noi un simbolo di individualismo».Eppure non è stata registrata grande indignazione, nelle file del centrodestra. «È vero, non abbiamo organizzato manifestazioni di protesta, come hanno fatto a sinistra contro il governatore Toti, e ne siamo orgogliosi. E non abbiamo nulla da spartire con l’atteggiamento del M5s, per cui basta un avviso di garanzia per essere ritenuti colpevoli».In realtà Giuseppe Conte sembra attendista sulla vicenda Ricci.«Conte darà presto il suo appoggio a Ricci e al Pd. La loro filosofia è questa: non si possono appoggiare degli indagati, a meno che non faccia comodo politicamente».La Consulta intanto interviene sul fine vita, mentre si discute sul ddl in esame in Parlamento: secondo i giudici, il Servizio sanitario nazionale ha il dovere di provvedere al reperimento dei macchinari per accompagnare il paziente a compiere il suicidio assistito, quando impossibilitato a farlo autonomamente. «Quest’ultima decisione tocca un aspetto estremamente specifico contenuto nel testo unico su cui dobbiamo iniziare a esprimerci. Un tempismo notevole. Forse è una coincidenza, o forse la Corte segue i lavori parlamentari con grandissima attenzione».Certamente la Corte riconosce un ruolo importantissimo al Servizio sanitario. Una mossa che condivide? «Intervenire sul Codice penale nell’articolo che riguarda il cosiddetto omicidio del consenziente rientra nella sfera d’azione della Consulta. Ma specificare chi debba occuparsi di cosa, mi sembra eccessivo. Attendiamo le decisioni della Corte anche sui bilanci degli ospedali? Il problema è che questo interventismo rende più difficile legiferare al Parlamento».Esiste un diritto a morire?«Trattiamo questo argomento con la massima delicatezza possibile. Ci sono casi estremi di grande sofferenza da cui emergono delle richieste che vanno ascoltate. Nello stesso tempo bisogna essere consapevoli che in alcuni Paesi, dopo una prima apertura al tema, si sono allargate eccessivamente le maglie. In Canada l’eutanasia è una delle principali cause di morte al di sotto dei 30 anni, in altri Paesi ci sono minori che hanno avuto accesso all’eutanasia perché colpiti da depressione. Derive inquietanti».Molti pensano che sia sufficiente lasciar decidere di volta in volta il singolo giudice.«Ma la questione è già stata aperta dalla Corte costituzionale, che ha emesso decisioni con efficacia immediata, sulla base delle quali diverse persone sono state accompagnate al suicidio assistito. La questione esiste, comunque la si pensi, ed è bene regolamentarla».Dunque, qual è il senso del disegno di legge sul fine vita?«Certamente il testo base non “liberalizza la morte”, ma anzi pone delle condizioni ben precise, proprio per evitare che a colpi di sentenze o leggi regionali si arrivi davvero all’anarchia».
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