2025-08-19
Katia Ricciarelli: «Canterò “Donna Rosa” in cielo con Pippo»
Katia Ricciarelli e Pippo Baudo (Getty)
I ricordi dell’ex moglie di Pippo Baudo al ritorno dalla camera ardente: «Per lui il lavoro veniva prima di tutto, soffrivo quando dopo due settimane di lontananza cenava guardando la tv. In silenzio. Nel nostro matrimonio, più che i figli, è mancato il dialogo».Signora Katia Ricciarelli, che giornate sono per lei?«Quando ci pensavo prima mi dicevo: se succede, come farò? Ora che il momento è arrivato, ho avvertito tanta solitudine». Com’è andata ieri alla camera ardente?«Mi ha accompagnato Mara (Venier, ndr) che è come una sorella. Ho dato un bacio alla bara e mi sono commossa pensando che dentro c’era lui. Ho dovuto sedermi».Ha abbracciato anche la figlia Tiziana, avuta dalla prima moglie Angela Lippi.«Mara ha visto Tiziana e mi ha portato da lei. Ci siamo abbracciate, senza parlare. È strano che queste cose le facciamo davanti alla morte di una persona cara».C’è anche il figlio Alessandro.«Sì, la storia è lunga, ma la sapete meglio di me (è figlio della relazione con Mirella Adinolfi, ndr). Lui arriverà oggi dall’Australia per i funerali di mercoledì a Militello».Lei ci va, signora?«No, non vado. Non sto bene, l’altro giorno sono caduta e per non battere la testa mi sono incrinata una costola. Militello è troppo lontano. E me lo voglio ricordare com’era quando ci siamo sposati lì, nel 1986. Me lo porterò nella testa e nel cuore».Qual è la prima parola che le viene in mente pensando a Pippo?«Le racconto una cosa. Negli anni ho imparato che è importante interagire con il pubblico, perciò, quando faccio le mie serate con i giovani, parlo spesso di lui. Anche se eravamo separati, lo nominavo e citavo qualche sua frase. E tutti ridevano».Quale frase?«I suoi tormentoni. “Quello l’ho inventato io”. “Quella l’ho creata io”. Adesso smetterò di farlo perché non posso più riderci sopra. Lo ricorderò con affetto e tenerezza, ma senza battute».Che cosa le è rimasto del vostro matrimonio durato 18 anni?«Purtroppo, si fa presto a sposarsi e anche a separarsi. Mi sono anche divertita, siamo stati bene. Abbiamo vissuto le beghe che ci sono tra due persone che stanno insieme. Poi facevamo la pace. Purtroppo, è mancato il dialogo. E si finisce per lasciarsi. Ai giovani dico: parlate, litigate, fate la pace, tutto quello che volete. Ma dovete dialogare. Tra noi questo non succedeva più, ahimè. Mi sarebbe piaciuto rimanesse l’amicizia».Era la musica a creare complicità tra voi?«Certo, la musica, che lui amava molto: la lirica, l’opera, la musica classica».La accompagnava volentieri nelle sue tournée?«Assolutamente, si divertiva da morire. Al Bolshoi di Mosca, si era nascosto dietro il palco e tirava il sipario per farmi uscire a ricevere gli applausi dopo i bis. Ne feci 13 quella volta».Tredici come i suoi Festival di Sanremo.«Sì». (ride)Era un rapporto armonico, burrascoso o sanguigno?«Avevamo alti e bassi, come tutti. Eravamo due caratteri forti, e quindi si andava su e giù. Ma va bene così. Basta rappacificarsi».Lei veneta, lui siciliano: mix impegnativo?«Invece, dicono che il contrasto funziona».Qual era il suo maggior pregio, visto da vicino?«L’ironia e la simpatia. Gli piaceva scherzare, aveva un bel carattere. Certamente il lavoro veniva prima di tutto».Anche per lei?«Io ho sempre amato il mio lavoro, ma quando mi sono sposata ho proposto più volte di smettere, “così stiamo insieme”. Ma non voleva, per lui il lavoro era sacro. Anche suo padre gli diceva: quella è la donna da sposare. Non avrebbe mai accettato che smettessi di cantare per lui».C’era un difetto che la disturbava?«Quando, dopo esser stati anche 15 giorni senza vederci, andavamo a cena e lui guardava la televisione. Non parlavamo».Era catalizzato dal lavoro.«Era così, lo sanno tutti, non c’era niente da fare. Dopo 15 giorni di distanza faticavo a sopportare quando mangiava in silenzio guardando la tv».La vostra separazione fu dovuta anche alla difficoltà ad avere figli?«Non fu per questo. Lui aveva già una figlia, poi ha riconosciuto anche Alessandro. Ci abbiamo provato, ma per me era anche una questione di età. Avevo 39 anni, lui 49, non è venuto, succede. Non ho mai capito quelli che si intestardiscono per averne a tutti i costi. Anche il rapporto rischia di perdere spontaneità».Ha patito di più i silenzi e la lontananza?«Sì. Anche il fatto che lui a 49 era abituato a comandare. Anch’io, a 39, ero una donna che aveva il suo sistema di vita. Qualcuno deve cedere qualcosa… È difficile quando si hanno personalità definite. Anche se io speravo che quell’amore fosse l’ultima tappa e che saremmo invecchiati insieme».Tra le persone dell’ambiente di Pippo, artisti che ha formato, ha mantenuto un rapporto con qualcuno?«No».Che cosa prova in questi giorni vedendo la televisione e leggendo i giornali?«Mi sembra bello che lo ricordino così. Anche se attorno ci sono persone che non sono sincere. Non dirò mai chi sono».Il Pippo Baudo dei giornali e della tv corrisponde al Pippo Baudo a cui è stata a fianco per 18 anni?«Per quanto riguarda il suo lavoro sì. È lui: simpatico, intelligente, cattivo quando serve. Lui è lo stesso, non lo sono alcune persone che gli erano attorno. C’è tanta ipocrisia».Sapeva che negli ultimi anni era amareggiato e si sentiva solo?«Sì, ma se l’è un po’ tirata lui. Io avevo espresso alcuni desideri, lui non li ha mantenuti: meglio se ci dividiamo, altrimenti ci prendiamo per i capelli. Io li ho, lui non so quanti. Anche se non ha mai portato parrucche, come qualche malalingua diceva. Vede, la falsità delle persone…».Com’è stato l’ultimo vostro incontro all’Arena di Verona?«La cosa curiosa è che, non so se per caso o no, ci siamo trovati a due poltrone di distanza. Allora, io mi sono alzata e ci siamo abbracciati senza parlare. Come ci fossimo lasciati due giorni prima. Poi non l’ho più visto. Le racconto un’altra cosa».Prego.«Sa come ho saputo che era morto? Mi sono arrivati sul cellulare un paio di messaggi che dicevano: ci dispiace molto per Pippo. Capisce? Era morto e non me l’avevano detto. L’ho trovata una cosa molto cattiva».A che ora è successo?«Sabato sera alle 21. Poi mi ha chiamato Mara. Con lei mi sono sentita più forte e le ho chiesto di accompagnarmi alla camera ardente. Altrimenti sarei stata ancora più triste. Lì ho visto la segretaria, Dina Minna: “Telefonarmi no?”, le ho detto. “Se la segretaria…”».E lei?«Niente. Mi ha detto che per lei Pippo era come suo padre. Anche l’avvocato Giorgio Assumma non mi ha detto niente. Però, non voglio far polemica. Speravo che la notizia me la dessero Dina o Tiziana, la figlia. Ma ripeto: niente polemiche, non sono loro le persone poco sincere di cui parlo».Lino Banfi ha proposto di intitolare a Pippo il Teatro delle Vittorie, Fiorello di sostituire con la sua statua il cavallo di viale Mazzini, lei cosa propone?«Quella del cavallo mi piace di più perché è dominante. Ma non c’è bisogno di nulla perché lui rimane il più grande, il più intelligente, il più colto. Conosceva tante espressioni artistiche, non si limitava a fare il presentatore».Quando lo rivedrà in Paradiso, che cosa gli dirà?«Ci abbracceremo e canteremo insieme Il suo nome è donna Rosa. Come facevamo a casa, quando lui si metteva al pianoforte».
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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