2020-05-24
Intervenga Mattarella: al Csm serve un repulisti
Sergio Mattarella e Luca Poniz (Ansa)
La congiura del silenzio organizzata dai giornaloni intorno allo scandalo della magistratura è stata sconfitta. Sì, nonostante le grandi testate si siano impegnate oltre ogni misura a silenziare la vicenda del verminaio che emerge dall'inchiesta di Perugia contro l'ex capo dell'Anm Luca Palamara, alla fine non l'hanno avuta vinta.Nascondere i fatti, cioè le pressioni sugli incarichi, ma soprattutto le conversazioni in cui alcune toghe rivelano intenti politici per far fuori Matteo Salvini, non è servito a soffocare l'indecenza di correnti che esercitano influenze indebite sull'esercizio della Giustizia in Italia. Alla fine, ciò che in solitudine La Verità ha pubblicato ha fatto crollare il muro d'ipocrisia che lo scorso anno, con la sostituzione di alcuni esponenti del Csm, voleva coprire il mercato delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari. Ieri, Unicost, Magistratura indipendente e Area, tre delle organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza dei giudici, sono state costrette a esprimersi sulla vicenda e lo hanno fatto non solo scaricando le colpe su alcuni loro esponenti che, intercettati dalla Procura di Perugia, rivelano segreti inconfessabili, ma anche mettendo in discussione l'attuale sistema di rappresentanza delle toghe. Tradotto, per la prima volta dopo settimane di silenzio, si parla delle correnti, ma anche dell'Anm, chiedendo l'elezione di un nuovo organo di rappresentanza. So che per alcuni lettori tutto ciò può apparire di scarso interesse o anche solo un fatto interno a tribunali e Procure. Ma così non è perché, come dimostrano il caso Salvini e la spartizione delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari, dagli schieramenti politici della magistratura dipende la corretta applicazione della Costituzione, che vuole tutti uguali i cittadini davanti alla legge, a prescindere dalle loro inclinazioni, culturali, religiose, sessuali o altro. La Giustizia non dev'essere strabica, ma a quanto pare, il mercato delle promozioni e la divisione degli incarichi fatta con il manuale Cencelli rischiano di farla divenire tale. Che le correnti richiedano rapide elezioni dei vertici dell'Anm è senza dubbio un successo e un passo avanti, come dicevamo. Tuttavia, si tratta dell'inizio di un cammino che richiede altri inevitabili passaggi, in quanto cambiare la guida dell'Anm e intervenire sulle correnti, ipotizzandone addirittura uno scioglimento, è cosa importante, ma non definitiva per risolvere il problema dell'autonomia e della contiguità con la politica. Già, perché si può nominare chi si vuole ai vertici dell'Anm, ossia del sindacato delle toghe, ma se non si interviene sul sistema elettorale del Csm e su quello della spartizione delle carriere non si risolverà nulla. Il Consiglio superiore della magistratura, ovvero l'organo costituzionale che decide le sanzioni, ma anche le promozioni, se è espressione delle correnti sarà sempre condizionato da interessi di parte. Se invece - come noi riteniamo - deve difendere la magistratura, garantendone l'imparzialità e l'autonomia, non può essere la sintesi dei diversi sindacati. Dunque, l'attuale consiglio deve andare a casa, dimettersi, perché non solo il suo vicepresidente Davide Ermini è frutto di un accordo politico tra le correnti e gli esponenti di un partito come il Pd, ma è totalmente delegittimato da quanto è emerso.Sì, è ora di fare piazza pulita e di garantire davvero autonomia, professionalità e terzietà della magistratura. Questo Csm, con le regole attuali e le campagne elettorali a suon di promesse agli iscritti e ai capi corrente, ovviamente non può garantire tutto ciò. Dunque via e il più in fretta possibile, perché la legge non può attendere. Ps. Un'ultima annotazione: ma di fronte a ciò che è emerso, il presidente della Repubblica, che del Csm è anche il capo, non ha nulla da dire? Non dovremmo essere noi a sollecitare lo scioglimento del Consiglio, ma il Colle, perché da lui, dal suo indirizzo, dipendono il lavoro e l'autorevolezza dell'organo costituzionale dei magistrati. Ci corre l'obbligo di ricordare che in passato un altro inquilino del Quirinale, ossia Francesco Cossiga, addirittura minacciò di far arrestare i membri del Csm se non avessero eseguito le indicazioni del presidente della Repubblica. In questo caso, per fortuna, non c'è nessuno da mandare in galera e tuttavia c'è un certo numero di signori da mandare a casa.