2020-09-04
Intanto il Copasir convoca il premier. Dovrà dare conto del blitz sui Servizi
Giuseppe Conte (Antonio Masiello, POOL , Augusto Casasoli, POOL via Getty Images)
L'inquilino di Chigi atteso entro 15 giorni: o farà marcia indietro sulla riforma degli 007, o finirà alle corde In ballo pure le mire cinesi e turche sul porto di Taranto e le ambiguità su Huawei, che irritano anche il Pd.Da qui a due settimane, il premier Giuseppe Conte tornerà a sedere sui banchi di Palazzo San Macuto. L'ultima volta che fu convocato dai membri del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, era il 23 ottobre del 2019. All'epoca fu audito per il Russiagate e per gli intrecci legati al caso Mifsud. Parlò a lungo, ma non disse granché. Stavolta la richiesta arriva in concomitanza con il primo compleanno del Conte bis e rischia di essere un'audizione altrettanto politica e pericolosa. Il premier sarà sentito in merito alla norma approvata dal cdm di fine luglio con cui il governo ha modificato sostanzialmente la legge statutaria per le nomine e rinnovi dei vertici dell'intelligence. All'indomani delle indiscrezioni di stampa pubblicate un mese fa, l'opposizione e anche il Pd si erano subito dimostrati contrari. Lo stesso Palazzo Chigi aveva fatto informalmente filtrare un'apertura a nuove modifiche, garantendo la continuità rispetto agli attuali vertici arrivati a fine mandato. Il riferimento chiaro era a Mario Parente, numero uno dell'Aisi, rinnovato a giugno tramite un atto amministrativo, subito dopo bocciato dalla Corte dei conti. L'intervento della fronda grillina, con un emendamento mirato a cancellare l'intero articolo 6 del decreto Emergenza, ha spinto Conte a mettere la fiducia sull'intero pacchetto. Una scelta mirata a non far cadere il governo e a cristallizzare la prova di forza. Risultato: il Movimento si è spaccato in due, e il Parlamento è stato letteralmente violato dal governo che ha ignorato tutte le prassi democratiche, blindando la norma. Con la riunione di mercoledì pomeriggio, il Copasir avrebbe deciso di tentare l'ultima carta. Proporre a Conte una nuova modifica alla norma che consente la continuità dei vertici almeno fintanto che dura lo stato di emergenza. A quanto risulta alla Verità, lo stesso Pd sarebbe in prima fila per trovare una way out, senza però in alcun modo salvare la faccia ai grillini, colpevoli di aver spiazzato tutti gli altri attori della maggioranza presentando un emendamento radicale senza condividere mossa e strategia con gli alleati. Con tali premesse, il premier si troverà davanti a un bivio: o farà marcia indietro e riconoscerà di aver sbagliato tutte le ultime mosse, oppure deciderà di mantenere la posizione intransigente, con il rischio però di trasformare la propria seduta davanti al Copasir in una sorta di interrogatorio sull'intera gestione delle deleghe ai Servizi. Va infatti ricordato che, sempre nella seduta di mercoledì, i membri del comitato hanno esaminato le cinque paginette del rapporto redatto dall'intelligence su Taranto. Una relazione stringata ma dura, che evidenzierebbe i rischi di lasciare l'intera provincia in mano ad aziende cinesi e turche. Nel caso di Pechino, l'idea è quella di trasformare Taranto nell'hub mediterraneo della Via della seta. Nel caso turco, di usare il porto come base per triangolare le attività logistiche con la Libia. Una volta seduto sui banchi di San Macuto, sarà facile per i membri del Copasir chiedere al premier di fare chiarezza sulla posizione di Palazzo Chigi su Taranto. D'altronde tutti sanno in Parlamento che il delegato di Chigi per tutte le questioni cinesi in Puglia è il sottosegretario Mario Turco. Finora, Conte non ha voluto affrontare in modo aperto temi bollenti come i rapporti con la Cina. Di fronte al Copasir, anche se convocato per altro, avrebbe difficoltà a sottrarsi, tanto più che sull'agenda del premier è segnata con un cerchio rosso anche la richiesta di prendere una posizione politica netta sul 5G e su Huawei, avanzata in occasione del cdm dello scorso 7 agosto dai due ministri di peso del Pd, quali il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini, e quello degli Affari europei, Vincenzo Amendola. Non è infatti piaciuta alla parte atlantista dei dem la scelta di far entrare dalla finestra Huawei con una serie di prescrizioni che, però, sono una prassi e nulla hanno a che vedere con la scelta di appartenere a uno schieramento geopolitico piuttosto che a un altro. Lo stesso Dpcm notturno pro Huawei non è stata gradito dalla componente europeista della maggioranza. In questo caso l'obiezione è quella di allinearsi alle scelte di Bruxelles, tradotto a quelle di Berlino. In ogni caso, le scelte di Conte stanno creando malumori che aumentano in modo esponenziale. E il rischio che ne debba rispondere va di pari passo. D'altronde, l'obiettivo della fronda grillina che l'ha spinto a mettere la fiducia sul decreto Emergenza e sulla norma sui Servizi era molto semplice: fare in modo che Conte lasciasse le sue impronte digitali.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.