2023-01-19
Provano ad affossare l’inchiesta sul virus
Galeazzo Bignami (Imagoeconomica)
La commissione parlamentare si farà, anche se al momento è esclusa un’indagine sui vaccini. Intanto però il Pd mette le mani avanti: «Non dovrà colpevolizzare i governi precedenti». Pure i virologi più esposti si ribellano. Matteo Bassetti: «Non sia una gogna».La avevano promessa e arriverà. Ma non è affatto scontato che l’annunciata commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid si occupi proprio di tutti gli «errori commessi», come auspicato. Intanto, Galeazzo Bignami, il deputato di Fratelli d’Italia che più aveva sollecitato i governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi a rendere conto della gestione pandemica, ha anticipato i tempi: vedrà la luce in primavera, «deve assolutamente partire, dobbiamo capire cosa è accaduto tra il 2020 e il 2022». L’iscrizione all’ufficio di presidenza della commissione affari sociali della Camera è già stata richiesta: «Ho avuto conferma che la prossima settimana verrà calendarizzato l’iter del disegno di legge. Poi si passerà al Senato», ha annunciato Bignami, che aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro il ministro Roberto Speranza per rendere pubblici i verbali segreti della task force ministeriale anti Coronavirus.Nessuna concessione sui tempi, ha chiarito Bignami: «Non siamo disponibili a mettere un perimetro temporale, come qualcuno voleva fare». Ma il perimetro d’azione, quello sì, appare ancora circoscritto: «Indagheremo su assenza del piano pandemico, verbali secretati, carenza dei dispositivi, gestione delle mascherine e cure domiciliari negate. E non possiamo dimenticare quello che è successo in Val Seriana» (dove un’inchiesta è già in corso, con il deputato Pd Andrea Crisanti nelle vesti di consulente scelto dai magistrati, ndr). Esclusa però, al momento, un’indagine approfondita sui grandi tabù pandemici: i conflitti d’interesse, i contratti d’acquisto, gli ultimi 140 milioni di dosi acquistate (a chissà quale prezzo) e inutilizzate, le scadenze dei lotti posticipate, la farmacovigilanza passiva e sorda di fronte alle segnalazioni dei cittadini che hanno riscontrato eventi avversi, il sistema di conteggio dei decessi, le super-consulenze delle virostar, il black out su tutte le evidenze scientifiche opposte alla linea di Draghi, Speranza & Co., a partire dalla dubbia utilità della vaccinazione di giovani e adulti sani, fino al green pass, ma la lista può continuare all’infinito.Ilaria Malavasi, deputata del Pd che seguirà i lavori in commissione, avanza il sospetto di una «volontà politica di andare a colpevolizzare i governi precedenti, che hanno comunque gestito bene - afferma - la pandemia». «Non ci deve essere speculazione politica», dice Malavasi, sebbene appaia arduo definire «speculazione» un’eventuale indagine sul perché l’Italia sia stato il più grande Paese dopo gli Stati Uniti a registrare il maggior numero di decessi: 3.150 morti per milione di persone, ben peggio di altri Paesi Ue come Spagna (2.476 morti p/m), Francia (2.412 morti p/m), Svezia (2.146 morti p/m) o Germania (1.968 morti p/m). «Il Pd - dice Malavasi - non ha nulla da nascondere, non ci sono preclusioni». Secondo la deputata Pd, però, appare «evidente che in questo momento le priorità sono altre». Il sospetto di Malavasi è che «ci sia solo la volontà politica di aprire una discussione in un momento in cui il governo ha sdoganato i medici no vax». Secondo l’esponente del Pd, dunque, ci sarebbe il rischio che la commissione indaghi sui tabù pandemici con il solo obiettivo di nascondere qualcosa che in realtà è stato fatto alla luce del sole, ossia il reintegro dei medici non vaccinati.Le reazioni dei medici, i veri protagonisti della pandemia, arrivano in sequenza: Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive a Tor Vergata, dichiara di avere un «giudizio positivo» su ciò che ha fatto l’Italia durante la pandemia. È ancora radicata in alcuni uomini di scienza, tra cui Andreoni, l’idea che l’Italia sia stata un modello, che «nella gestione del Covid ha dettato le regole». «Da cittadino dico che se ci sono state delle manchevolezze devono essere perseguite», ha precisato Andreoni, che ha suggerito che in commissione ci siano anche consulenti scientifici. Una richiesta avanzata anche da Matteo Bassetti: «Per giudicare ci vogliono competenze - ha dichiarato il direttore Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova - spero si prendano consulenti che possano valutare scientificamente quanto è accaduto». La commissione, secondo Bassetti, «può essere utile, ma non deve essere fatta per mettere alla gogna». Il timore che si puntino i riflettori sullo zelo di quella parte della comunità scientifica particolarmente sensibile alla campagna marketing sui vaccini è alto. Ed è condiviso anche da Fabrizio Pregliasco: «L’importante è che non si tratti di un processo politico», dice il professore di igiene generale, candidato alle Regionali in Lombardia con Pd e Cinquestelle. Dai banchi dell’opposizione c’è però qualcuno che si rallegrerà dell’istituzione della commissione Covid, ed è Matteo Renzi. Dopo la nascita del governo di Giorgia Meloni, il leader del Terzo Polo aveva dichiarato: «Sulle mascherine, sulle apparecchiature, sui ventilatori cinesi, malfunzionanti ma garantiti da Massimo D’Alema, io vorrei una commissione d’inchiesta: sul Covid sono girati tanti soldi pubblici». Chissà se, nello specifico, sarà accontentato.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)