2019-03-02
«In un mese 80 licei assaltati e distrutti». Le banlieue francesi fanno di nuovo paura
Per le autorità transalpine le periferie stanno per esplodere. Ma per il presidente Emmanuel Macron «a parte il mare, sono come la California».Visto da lontano, il vulcano banlieue si fa notare solo per delle spettacolari sbuffate periodiche. Chi lo conosce da vicino, tuttavia, assicura che la lava ribolle continuamente sotto la crosta. E sembra che una spettacolare eruzione sia in programma a breve. Di «situazione esplosiva», in effetti, parla anche Valérie Pécresse, presidente della regione dell'Île-de-France. L'esponente dei Républicains, parlando con Le Figaro, ha tracciato un quadro impietoso: «A dicembre sono stati attaccati 80 licei. Si tratta di attacchi perpetrati da bande travisate, organizzate ed estremamente violente. Danno fuoco alle pattumiere, alle auto, ai licei… Degli insegnanti sono stati spruzzati di benzina. Questo è un segnale d'allerta. Per la prima volta, un movimento diretto contro l'istituzione scolastica non aveva alcuna rivendicazione politica. Il solo obiettivo era la distruzione e il caos». Per Pécresse, «i disordini del 2005 potrebbero riprodursi in ogni momento. Basterebbe una scintilla». Il riferimento è alle rivolte scoppiate a fine ottobre di quell'anno a Clichy-sous-Bois, in seguito alla morte di due adolescenti, rimasti folgorati dentro la cabina elettrica in cui si erano rifugiati per sfuggire a un controllo di polizia. In un mese di guerriglia, 8.973 auto furono date alle fiamme, 2.921 persone furono arrestate, 217 poliziotti furono feriti sugli 11.500 mobilitati, 233 edifici pubblici e 74 privati furono danneggiati, 18 luoghi di culto profanati, per danni calcolati in 250 milioni di euro. Una deflagrazione clamorosa ma che, come dicevamo, portò sotto i riflettori un problema che già esisteva precedentemente (da gennaio alla fine di settembre dello stesso anno, quindi prima dello scoppio dei disordini, furono 28.000 le auto bruciate in tempo di «pace», ma diluite in 9 mesi non fecero notizia). Un nuovo 2005 è alle porte? Per Pécresse, la colpa è dell'«angelismo del governo: là dove ci sono i problemi più gravi, la risposta pubblica è più debole. Là dove il tasso di delinquenza è più alto, là ci sono anche meno condanne comminate». Meno diplomatico, lo scorso ottobre l'ex ministro dell'Interno Gérard Collomb si lasciò andare a previsioni apocalittiche con il settimanale Valeurs actuelles: «Penso che ci resti poco tempo. È difficile fare una stima, ma direi che da qui a cinque anni la situazione potrebbe divenire irreversibile. Abbiamo cinque o sei anni per evitare il peggio». Poche settimane dopo, in occasione di Halloween, la realtà si è incaricata di dare ragione a Collomb: un adolescente magrebino celato dal nickname Aissa ha infatti esortato gli utenti di Snapchat all'insurrezione contro la polizia, con una citazione del film The Purge (uscito nei cinema italiani con il titolo La notte del giudizio e basato su un racconto distopico in cui, per una notte, negli Usa, qualsiasi crimine resta impunito). Sembrava una battuta e invece un po' dappertutto, in Francia, si sono registrati attacchi gratuiti contro la polizia, devastazioni o le solite auto bruciate. «Bande di giovani», dicono pudicamente i media, ma il pubblico francese ha ormai imparato a decifrare il messaggio orwelliano: quando si parla di «giovani» senza aggettivazioni, quasi sempre si tratta di gang etniche venute dalle banlieue. A fronte di questa emergenza, Emmanuel Macron non sembra avere ricette che non siano boutade propagandistiche. Quando, all'inizio di febbraio, il suo Grand débat (il confronto con gli enti locali proclamato in risposta alla mobilitazione dei gilet gialli) è arrivato in banlieue, a Évry-Courcouronnes, tutto si è risolto in una passerella del presidente e nella solita lamentazione dei sindaci che chiedevano più fondi pubblici. Peccato che lo Stato abbia già buttato quasi 80 miliardi nelle periferie dal 1977, quando Valéry Giscard d'Estaing presentò il primo di ben 14 «plan banlieue», fino a oggi. Soldi per lo più sprecati: come spiegava Christophe Guilluy nel suo Fractures françaises, già il governo Jospin (1997-2002) aveva cercato di migliorare le condizioni di vita delle banlieue intervenendo contro la disoccupazione. «Sfortunatamente, i buoni risultati in materia di occupazione non ebbero alcuna incidenza sul tasso di delinquenza, che al contrario è esploso proprio in quel periodo». Chiosa sarcastico Laurent Obertone nel suo recente La France interdite: «Come in ogni buon Paese in via di sviluppo che si rispetti, l'essenziale della somma è intercettato da un manipolo di individui, cosa che, oltre ai normali traffici e al clientelismo locale, permette loro di spassarsela alla grande». Con il solito colpo di teatro, lo scorso maggio Macron ha annunciato di non voler varare l'ennesimo piano per le banlieue, marcando una discontinuità col passato che è apparsa solo verbale. A meno di non voler vedere nei 30.000 stage annunciati per i giovani dei «quartieri popolari» una misura rivoluzionaria. Il dibattito di Évry-Courcouronnes ci ha comunque consegnato una perla di umorismo involontario, come quando Macron ha parlato di Seine-Saint-Denis, il terribile dipartimento 93, sinonimo di degrado e delinquenza, lodandone la giovane età media e l'alto numero di imprese create: «Per essere la California, vi manca solo il mare». Peccato che ancora ieri il settimanale Marianne pubblicasse un allucinante servizio sulla «collina del crack» situata all'entrata del dipartimento e sugli zombie strafatti che è facile incontrare nel quartiere. California dreamin'...