2019-07-22
Alessandro Meluzzi: «In ogni parte d’Italia c’è una Bibbiano occultata dai buonisti»
Lo psichiatra: «È l'orrore travestito da santità: tolti i figli ai poveri per darli a chi li paga. Ma oltre ai soldi, pesa un'ideologia malata».Si chiama «Angeli e demoni» l'inchiesta della Procura di Reggio Emilia. Gli «angeli» sono i bambini strappati alle loro famiglie, i «demoni» la rete dei servizi sociali della Val d'Enza e di Bibbiano. Secondo l'accusa avrebbero indotto i piccoli a ricordare abusi mai subiti per poi essere allontanati dai genitori e affidati ad altre persone, spesso amici, conoscenti degli stessi assistenti o coppie arcobaleno, in cambio di compensi. Documenti falsi, relazioni stese apposta per dipingere madri e padri inadeguati, sedute manipolate attraverso la famosa «macchinetta dei ricordi» ora sotto sequestro e disegni corretti con l'intento di far ritenere i piccoli vittime di abusi sessuali in famiglia. Dietro a questi strani traffici, si legge nelle carte dei magistrati, ci sarebbe anche un «fattore ideologico». Ne discutiamo con Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo.Parliamo del caso Bibbiano?«Parliamone, ma quello che è emerso è soltanto la punta dell'iceberg».Quale iceberg?«Quello di un sistema che è ai limiti dell'osceno, degno della psichiatria staliniana. Basta guardare i numeri: 50.000 bambini sottratti alle famiglie, 100.000 affidati ai Comuni, un giro d'affari di 5 miliardi di euro per l'assistenza ai minori che fanno gola a molti».A chi?«Sono molti i soggetti coinvolti in questo apparato clientelare: dai giudici, alle cooperative, agli assistenti sociali, ai funzionari comunali. Vengono portati via bambini di basso livello sociale per darli a comunità, a case famiglia e pagare fino a 400 euro al giorno per ogni minore, oppure sono dirottati verso coppie benestanti, se possibile omogenitoriali».Vuole dire che il sistema Bibbiano si applica in tutt'Italia?«Di certo nei Comuni dove le spese per assistenza ai minori sono più alte, almeno in 6.000 municipi da Nord a Sud».Mi sembra impossibile, ma sono tutti coinvolti nel business?«Non dico che tutti ci facciano soldi, anche se tanti ci guadagnano. Dico però che impera un'ideologia ispirata al buonismo, secondo cui è meglio che un bimbo viva in una famiglia arcobaleno piuttosto che in quella sua naturale, dove magari i genitori sono solo un po' buzzurri». Troppo facile portare via i figli alle famiglie?«Basta il decreto di un giudice e una relazione negativa degli assistenti sociali. Strappare un piccolo a madre e padre dovrebbe essere l'ultima ratio da applicare in situazioni gravissime, non può essere un percorso così semplice. I minori vengono allontanati pretestuosamente dal nucleo familiare, talvolta ricorrendo anche alla menzogna come a Bibbiano».Quindi si devono cambiare le regole?«Assolutamente sì. Guardi conosco bene la situazione e non soltanto per averla studiata, la vivo da dentro: sto seguendo il caso una coppia di Reggio Emilia a cui è stata sottratta prima la figlia più grande, una bimba di nove anni data in affido, e poi la seconda di un anno e mezzo. Le assicuro che non c'erano motivazioni tali per ricorrere a un provvedimento così drastico.»Lei crede ci sia una regia occulta dietro tutto ciò?«C'è chi parla di lobby arcobaleno o grandi vecchi, ma io non credo che le cose stiano proprio così. Ci sono interessi economici e c'è soprattutto l'inchinarsi a un'ideologia buonista: questi “affari" sono stati finanziati in maniera sostanziosa dal mondo del buonismo che si basa sull'esibizione fasulla di grandi sentimenti».È già la seconda volta che cita il buonismo…«Perché il buonismo della sinistra è il contrario della bontà. Così si distruggono anche i diritti per i quali la sinistra ha tanto lottato».Si spieghi meglio.«Nel mio ragionamento ci sono due motivazioni. La prima è legata al fatto che il buonismo, all'opposto della bontà, esclude l'etica della responsabilità. Ogni azione compiuta comporta per forza conseguenze con cui fare i conti. Quindi se io immetto delle risorse in una direzione, inevitabilmente le sottraggo a un'altra soluzione, per cui devo fare un calcolo equo e razionale di cosa è giusto, evitando di inseguire l'utopia. Perché sennò si sconfina nell'impossibile e nella follia».E la seconda ragione?«La seconda è anche peggio. Gesù disse dei farisei “sepolcri imbiancati, dipinti di bianco di fuori ma dentro pieni di putridume e di ossa di morto". Ebbene, dietro il buonismo di cui parlo si cela un'ipocrisia da farisei, per cui queste persone nascondono dietro l'esibizione di nobili sentimenti gli abissi peggiori della natura umana. Sono delinquenti mascherati da santi, vivono in un mondo fatto di grandi ideali da sbandierare e di comodacci propri».Secondo lei è casuale che il caso di Bibbiano si sia sviluppato in un milieu progressista e che il sindaco agli arresti domiciliari fosse del Pd?«Secondo me non è un caso, perché alla base ci sono la cultura e l'ideologia cattocomunista. Quando il partito comunista ha cancellato Karl Marx e quando la Chiesa cattolica ha rinunciato a Cristo è nato il cattocomunismo, che è una miscela di religione senza Dio e sinistra senza classe operaia. Promuove soltanto false opere di bene, false solidarietà e false libertà».Emergono complicità e connivenze, a quanto risulta agli atti…«Sta venendo tutto a galla. Ci sono tribunali e Procure dei minori che hanno agito in accordo con onlus di psicologi, di giudici onorari, di assistenti sociali collusi con il mercato dei minori». Collusi?«Che altro termine usare? Pare abbiano preso denaro per dare i bambini in adozione o in affido a cooperative sociali, le stesse che si dedicano anche al lucrosissimo mercato dei migranti. Sono due mercati che viaggiano sulle stesse cifre: 5 miliardi di euro ciascuno. Ma la cosa più grave è che le conseguenze più pesanti saranno per i minori, strappati con l'inganno alle loro famiglie e alla loro infanzia».Quali saranno le conseguenze?«Quanto accaduto comporta effetti devastanti e irreparabili per la salute mentale e fisica delle vittime. Chi ha fatto questo ha compiuto un male infinito e mostruoso. Per riparare in qualche modo bisognerebbe restituire i minori alle loro famiglie, ma non accadrà perché i magistrati progressisti non lo consentiranno».Non ha fiducia nella magistratura?«Non è questa la questione, probabilmente quanto emerso avrà le dovute ripercussioni legali e giudiziarie. Parliamo di uno scellerato modus operandi diffuso in tutto il Paese e temo che il potere di chi lo sorregge e copre sia così forte che alla fine neanche l'inchiesta “Angeli e demoni" servirà a fermarlo».L'ex ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, sostiene che questi crimini andrebbero puniti con la stessa severità di un omicidio, è d'accordo?«Certo, perché si uccidono le anime dei bambini e anche dei genitori. È un complotto contro la famiglia: sottrarre i bimbi ai genitori, ai nonni, alla loro identità, alla loro storia è un genocidio strisciante».Anche i genitori sono vittime…«Ovviamente lo sono anche loro. E sono soddisfatto che la realtà stia venendo allo scoperto, perché denuncio queste false verità da anni e ora è dimostrato che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi».Lasciando per un attimo le inchieste, cosa pensa delle adozioni da parte di coppie omosessuali che fanno capolino a Bibbiano?«Penso sia aberrante, ogni bambino ha il diritto di avere un padre e una madre perché questa fonte di identità rappresenta la salute della mente e del corpo».Aberrante è un termine forte, professore.«Aberrante nel senso che l'essere umano si nutre della componente di genere maschile e femminile. Noi impariamo l'identità di genere maschile e femminile dalle nostre figure genitoriali. La vera centralità del bisogno è quella del bambino, il resto viene dopo».Sta dicendo che è diritto del minore non essere affidato a coppie omosessuali.«L'ho già detto, invece la genitorialità non è un diritto. Non può essere la risposta a un capriccio e quindi non è la risposta al desiderio spasmodico di due persone di sesso diverso, o ancor di più dello stesso sesso, di rispondere a un proprio bisogno psicologico. La nostra società confonde molto spesso i dritti con i capricci».Tornando a Bibbiano e dintorni, manca il controllo su onlus e assistenti sociali?«Direi che le cronache lette sui giornali parlano da sole. Per molto tempo clan di pseudo psicologi e pseudo assistenti sociali hanno tolto i bambini dalle famiglie povere per darli a quelle ricche e disposte a pagare. Questo succede per un fattore ideologico sbagliato e perché ci sono troppi interessi dietro. Le ripeto i numeri del business, che sono più alti di quelli delle maggiori industrie italiane: 50.000 bambini sottratti alle famiglie, 100.000 affidati ai Comuni, un giro d'affari di 5 miliardi di euro».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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