
Michihito Matsuda, androide creato da un guru informatico, è terzo alle elezioni di Tama e siederà in consiglio. La trovata, sponsorizzata da Google, apre scenari inquietanti e ci avvicina al dominio dell'algoritmo sulla vita.A 16 chilometri dal centro di Tokyo, collegata al cuore pulsante della metropoli giapponese da una monorotaia, sorge la cittadella di Tama. A primo acchito, passeggiando per le vie di questa cittadina, non si nota nulla di strano rispetto a un qualsiasi sobborgo di una megalopoli: vie perlopiù residenziali, un grande fiume attraversato da imponenti ponti, set perfetto per film e anime, bambini che corrono e giocano e gruppi di adolescenti in divisa scolastica intenti a svolgere le loro attività quotidiane. Ma Tama, situata a Sud Ovest della capitale, è qualcosa di più. È una città che sotto un primo strato apparente di antichità e tradizioni è strenuamente proiettata al futuro. E a queste latitudini, come tra i nerd incappucciati della Silicon Valley, futuro fa rima con intelligenza artificiale. A Tama infatti, alle elezioni comunali di quest'anno ha corso come candidato sindaco un robot. Quello che vi stiamo per raccontare non è uno scherzo. Perché uno di quei personaggi interamente costruiti con cavi, metallo e microchip, uno di quegli esseri «senza anima» che molti demonizzano, il mese scorso ha intrapreso la sua campagna elettorale non solo come «nuovo sindaco» ma anche raccontando di essere «equo, attento ai bisogni dei propri cittadini e», comprensibilmente, «in grado di essere presente all'interno del municipio cittadino 24 ore su 24 poiché resistente a ogni fatica». Michihito Matsuda, questo il nome del candidato sindaco robot, è stato pensato per essere un droide donna. Gli occhi sono profondi, di un azzurro abbagliante - quasi bianchi - e le ciglia sempre perfette come dopo una passata di un buon mascara incurvante. Il seno non è abbondante, ma si fa notare «dietro» la scocca di metallo e le gambe sono lunghe e snelle, come piacciono ai giapponesi. A guardarlo/a, Michihito, fa quasi simpatia. D'altra parte la «narrazione» che ne accompagna le gesta nell'agone pubblico la racconta come «un'anima dolce, a tratti timida, solare e disponibile ma dal piglio deciso». Non dimentichiamo però che Ichi, come viene soprannominata dal suo creatore - Morita Matsuda, informatico quarantaquattrenne con una carriera ventennale nel settore dell'intelligenza artificiale, che si fa chiamare il «master» della candidata - è pur sempre un robot. E che per questo motivo non può essere in grado, per quanto avanzata o intelligente essa sia, di compiere funzioni base come apprezzare dei pasti durante una cena elegante o stringere rapporti «umani» con altre persone. Un handicap? Per il suo «master» sarebbe invece un vero e proprio vantaggio, il suo valore aggiunto rispetto agli umani poiché Michihito in questo modo «è in grado di razionalizzare dispute tra i cittadini o prendere decisioni analizzando in modo preciso pro e contro e comparandoli con le statistiche locali più aggiornate senza lasciarsi influenzare da sentimenti o simpatie». Michihito e il suo «master» hanno preparato manifesti e furgoncini brandizzati, hanno incontrato i cittadini di Tama e partecipato a dibattiti pubblici. In ogni occasione Michihito spiccava per il suo acume e per il suo particolare senso dell'umorismo che le consentiva di controbattere prontamente a ogni tipo di provocazione avanzata dai suoi competitor. Il suo slogan, per queste elezioni primaverili a Tama city, è stato tanto semplice quanto inuietante: «L'intelligenza artificiale cambierà la città di Tama». Una promessa che ai cittadini più anziani della cittadina ricordava quella avanzata a inizio anni Settanta dagli amministratori cittadini che proposero un ampliamento della città fino alle colline e che resero il sobborgo uno dei centri più ammirati di tutte e 47 le prefetture tokyote. Ma qualcosa, questa volta, è andato storto. I giapponesi, pur essendo abituati alla presenza di robot nella loro vita quotidiana, hanno fortunatamente preferito un vecchio signore in carne e ossa, facendo scivolare la robottina al terzo posto. «Un'occasione persa», ha commentato Morita Matsuda, secondo il quale «Ichi come sindaco della città sarebbe stato non solo un passo verso il futuro ma anche un'effettiva presa di coscienza sul fatto che l'intelligenza artificiale sarà in grado di migliorare incredibilmente la vita degli uomini». Nei suoi comizi, Ichi, ha infatti più volte ripetuto come con il suo «cervello» nella città di Tama si sarebbe arrivati a una gestione «consapevole, efficiente e senza sprechi dei beni cittadini». Una battaglia, questa, che la robottina Michihito porterà comunque avanti, anche se solo dai banchi del consiglio cittadino. A scommettere su Michihito e sulla sua campagna elettorale sono state alcune delle menti più importanti del Giappone nel settore tecnologico e di sviluppo dell'intelligenza artificiale, come Tetsuo Matsumoto, vice presidente di SoftBank e Norio Murakami, rappresentate di Google Japan. La comparsa alle elezioni di un robot come Michihito apre un retroscena inquietante di un mondo in cui gli algoritmi di Google e dei grandi gruppi high tech mondiali si propongono come medicina per la volubilità dell'uomo di oggi. Non dobbiamo infatti dimenticarci che Ichi, pur riuscendo a controbattere e a rispondere tempestivamente alle domande che le vengono poste, rimane un oggetto in metallo la cui memoria viene manovrata e implementata da agenti esterni, umani, e che non è in grado di trovare soluzioni se non svolgendo calcoli campionando casi simili a quelli che le vengono proposti. Insomma, Ichi sarà anche «il futuro» ma rimane pur sempre un oggetto assolutamente incapace di risolvere e confrontarsi con i problemi di quella che comunemente, gli essere in carne e ossa, chiamano vita.
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Ansa)
- Colloqui separati dei funzionari americani ad Abu Dhabi con delegati di Mosca e Kiev. Volodymyr Zelensky: «Pronti ad andare avanti». Gelo del Cremlino sul piano modificato. Intanto Bruxelles prende un altro schiaffo: Marco Rubio nega il bilaterale chiesto da Kaja Kallas.
- Keir Starmer ed Emmanuel Macron come dischi rotti: «Serve una forza multinazionale sul campo».
Lo speciale contiene due articoli
Ansa
Si usa il caso polacco per stabilire che pure lo Stato che esclude le unioni arcobaleno deve accettare le trascrizioni dall’estero.
I signori Kuprik Trojan, due uomini polacchi che si erano sposati in Germania e si erano visti respingere la trascrizione del loro matrimonio in Polonia, hanno ottenuto dalla Corte di Giustizia europea una sentenza che può segnare un punto fondamentale a favore del matrimonio gay in tutta Europa. Per i giudici di Strasburgo, anche se le norme di un Paese non prevedono l’unione tra persone dello stesso sesso, questo stesso Paese non può opporsi alla trascrizione dell’atto estero perché questo andrebbe contro la libera circolazione delle persone nell’Ue, il loro pieno diritto di stabilirsi e vivere dove vogliono, e di mantenere «una vita familiare consolidata».
2025-11-26
Riccardo Szumski: «Chiesi a Schillaci di aprire ambulatori per i danneggiati. Non ha mai risposto»
Riccardo Szumski (Ansa)
Il neoeletto consigliere: «Penso in dialetto poi traduco in italiano. Senza di noi l’astensionismo sarebbe stato ancora più ampio».
Ha ottenuto due seggi in Regione Veneto presentandosi come leader di un «movimento per cittadini liberi». I suoi, più che slogan, sono stati appelli a ritrovare l’orgoglio perduto: «Non cerchiamo voti: cerchiamo coscienze sveglie». Però di voti Riccardo Szumski ne ha ottenuti davvero tanti, 96.474. Oltre il 5,13% delle preferenze.
Classe 1952, nato in Argentina da genitori emigrati (papà ufficiale polacco e mamma insegnante trevigiana), medico di base e per anni sindaco del Comune di Santa Lucia di Piave, dove ha sempre vissuto dal 1955, Szumski è riuscito a spezzare a suo favore un astensionismo pesante pure in Veneto, dove solo il 44,65% degli aventi diritto si è recato alle urne.
«Resistere Veneto nasce da una ferita, ma anche da un’urgenza: dire basta», ha chiarito. Quali sono state le parole chiave per farsi eleggere?
Il ministro Roccella sul caso dei “bambini del bosco”: togliere tre figli ai genitori è un atto estremo che richiede pericoli reali, non dubbi educativi. La socializzazione conta, ma non più della famiglia. Servono trasparenza, criteri chiari e meno sospetto verso i genitori.






