2019-06-14
«Ho denunciato l'Islam radicale sui bus pubblici e ho dovuto lasciare il lavoro»
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Ghislaine Dumesnil è un'ex dipendente della Ratp, l'azienda di trasporto pubblico parigina, che recentemente ha vinto la gara d'appalto per la gestione dei trasporti in Toscana. Dopo aver iniziato a denunciare la radicalizzazione di molti dipendenti della Ratp di religione musulmana, l'ex delegata sindacale, ha dovuto cambiare lavoro. Mentre gli autisti sono stati protagonisti di episodi estremi come la cacciata di una ragazzina con la minigonna. Dumesnil è l'autrice del libro Mahomet au volant, la charia au tournant (Edizioni Riposte Laïque). Dopo la notizia dell'autista dell'autobus parigino che avrebbe rifiutato di far salire sul mezzo pubblico, una ragazza in minigonna, Ghislaine Dumesnil ha accettato di rispondere alle domande de La Verità.Cosa ha pensato quanto ha appreso la vicenda di questo autista?«Credo che la Ratp abbia sbagliato nel non aver ascoltato i propri dipendenti quando, già qualche anno fa, denunciavano la crescita dell'Islam nella compagnia di trasporti. Purtroppo, questi comportamenti si ripeteranno sempre di più».Crede che l'inchiesta interna, aperta dalla Ratp, basti?«La crescita dell'islam radicale nella Ratp è nota almeno dal 2005. Da allora ci sono state molte segnalazioni alla direzione, sono state scritte relazioni interne che obbligano la direzione a trattare questi casi: richiamando il principio di laicità nel servizio pubblico e cambiando dei regolamenti. Per paura, o per mancanza di volontà da parte della direzione, si è lasciato correre, e la situazione è peggiorata. Per questo nel 2013 ho denunciato pubblicamente gli attacchi molto gravi alla laicità, che i dipendenti del Ratp devono affrontare. All'epoca, i media iniziarono timidamente a parlarne. In questo modo però i francesi hanno preso coscienza del livello di drammaticità della situazione. Poi, il 13 novembre 2015, c'è stato il massacro di Bataclan. Novanta morti provocati anche dall'ex autista di autobus della Ratp, Samy Amimour. È in quel momento che abbiamo appreso che Ratp era la società che contava il maggior numero di dipendenti schedati dai servizi di sicurezza con la Fiche S a causa della loro radicalizzazione (una "Scheda S" individua i soggetti che rappresentano un pericolo per la sicurezza dello Stato. Molti islamisti radicali sono schedati in questo modo, ndr). Nel 2018 Kamel Salhi, un altro autista di autobus Ratp con il quale ho lavorato, ha sgozzato sua madre e sua sorella e ha ferito gravemente un passante urlando "Allah akbar!". Nonostante tutti questi fatti sempre più drammatici, nulla è cambiato».Cosa dovrebbe fare di più la Ratp per far cessare questa situazione?«La Ratp dovrebbe licenziare rapidamente i dipendenti radicalizzati, gli stessi che si lasciano crescere la barba e adottano atteggiamenti sessisti. Perché la barba è il punto di partenza di tutte le derive. Avrebbero già dovuto farlo dieci anni fa, invece hanno fatto esattamente il contrario! Hanno continuato ad assumere selezionando i dipendenti basandosi su motivi etnici e religiosi. Poi nella sua guida sulla laicità, la Ratp ha scritto che gli uomini non devono stringere la mano alle donne. Ciò ha avuto l'effetto di rafforzare la loro idea che le donne non sono uguali all'uomo e che non è vietato pensare che siano impure o tentatrici».E che pensa dei poteri pubblici e dei sindacati?«Nessuno di loro svolge il proprio ruolo di protezione delle libertà dei cittadini o di lotta contro il sessismo e la misoginia, di fronte all'islamismo. Hanno abbandonato i grandi principi di libertà e i bellissimi valori di fratellanza, in nome della lotta contro il razzismo e l'islamofobia».Ci parli dei comportamenti dei suoi ex colleghi radicalizzati, che lei ha visto quando lavorava alla Ratp.«Dall'inizio degli anni 2000, i dipendenti musulmani sono passati da meno del 5% a più del 50% in alcuni depositi di mezzi. Ognuno di loro effettua almeno una pratica religiosa dell'islam. Poco a poco, sempre più musulmani si sono fatti crescere la barba e fanno affermazioni sessiste in pubblico. Ad esempio rifiutano di stringere la mano alle donne o di parlare alle colleghe. Alcuni arrivano anche a rifiutare di guidare un autobus dopo che è stato guidato da una donna. Si salutano dicendo "salam alaykum" e parlano in arabo nei locali della Ratp. Sempre più persone pregano in: autobus, spogliatoi, sale tecniche, o in qualsiasi posto idoneo all'interno dell'azienda. Molti fanno abluzioni nei bagni dei dipendenti. Quando vanno in bagno usano i bicchierini di plastica, per lavarsi i genitali dopo aver urinato. Il Ramadan è la pratica più osservata da tutta la comunità musulmana, nonostante sia pericoloso guidare gli autobus senza bere o mangiare tutto il giorno. Ha ricevuto minacce?«Sì, ho ricevuto minacce di morte. Sono stata anche insultata e ostracizzata dai musulmani "moderati" e radicali del deposito di autobus in cui lavoravo e di quelli circostanti. Hanno addirittura fatto una colletta per farmi causa per diffamazione. I sindacati hanno urlato al fascismo, all'islamofobia e al razzismo. Questo ha rafforzato gli attacchi dei dipendenti musulmani contro di me. Il management, mi ha messo sotto pressione convocandomi regolarmente per accusarmi qualsiasi cosa. La mia carriera è stata sabotata al punto che ho finito per lasciare la compagnia nel 2015. In altre parole, né i musulmani "moderati", né i sindacati, né i dirigenti vogliono fermare l'ascesa dell'Islam radicale e coloro che hanno il coraggio di denunciarlo sono perseguitati».