Panico in Pianura padana per l’inquinamento. La Lombardia fa scattare i divieti in nove province su circolazione, riscaldamento e fuochi all’aria aperta. Traffico limitato pure in Piemonte. Mentre nella Bologna a 30 all’ora si consiglia di non andare a correre.
Panico in Pianura padana per l’inquinamento. La Lombardia fa scattare i divieti in nove province su circolazione, riscaldamento e fuochi all’aria aperta. Traffico limitato pure in Piemonte. Mentre nella Bologna a 30 all’ora si consiglia di non andare a correre.Contro lo smog nella Pianura padana, avanti in ordine sparso. Come sempre. Tra allarmi fondati, allarmismi ideologici e bizzarri esperimenti sociali, come tenere il termostato di casa a non più di 19 gradi. Da Torino a Bologna, passando per Milano e gran parte della Lombardia, fioccano i blocchi delle auto e i divieti per gli allevamenti e le coltivazioni agricole. Poi, alla prima pioggia (domani?), si torna al solito tran tran. Ma intanto, ancora una volta, le emergenze sembrano riuscire a far perdere la calma alle amministrazioni locali, comprese quelle guidate dal centrodestra o da esponenti della Lega come il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, colto da un certo zelo green.Domani sono attesi in tutto il Nord un po’ di pioggia e un colpo di coda dell’inverno. Se precipitazioni e abbassamenti delle temperature saranno sufficienti, le misure di questi giorni saranno prontamente revocate perché ogni amministratore sa perfettamente che da un lato sono impopolari e dall’altro non danno certezza di risultati. Ma intanto, da giorni, sindaci e presidenti di Regione sono alle prese con livelli di inquinamento sopra la media e hanno rimesso mano alle ordinanze. In Lombardia, nelle province di Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia, per quattro giorni di seguito le emissioni hanno superato la soglia consigliata di Pm 2.5. E allora è scattato il divieto di accendere fuochi all’aperto, non esattamente una pratica di massa. Nei Comuni con oltre 30.000 abitanti è stata confermata la limitazione della circolazione nella fascia 7.30-19.30 per tutti i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e per i veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio. La novità, rispetto alle misure permanenti, è che le limitazioni si applicheranno anche nelle giornate di sabato e domenica e interesseranno anche i veicoli commerciali Euro 4 diesel e gli Euro 0 e 1 a Gpl e metano. Poi c’è il capitolo riscaldamento, con il divieto di tenere il termostato sopra i 19 gradi in case ed esercizi commerciali. Sicuramente una buona abitudine, sia in termini di salute sia di risparmio, ma gli effetti sullo smog son tutti da dimostrare. Un domani potrebbe arrivare un’ordinanza comunale che obbliga a indossare maglioni di lana e mangiare polenta, per riscaldarsi meglio. Poi, passando all’agricoltura, le misure prese in Lombardia vietano di spandere fino a nuovo ordine gli scarichi degli allevamenti, le acque reflue, i fertilizzanti, i fanghi di depurazione, «salvo iniezione e interramento immediato». Anche in Emilia-Romagna l’aria è diventata mefitica. La Regione guidata da Stefano Bonaccini (Pd), nei Comuni con più di 30.000 abitanti, ha varato lo stop ai diesel Euro 5, dalle 8.30 alle 18.30. A queste misure si affiancano quelle strutturali che prevedono fino al 30 aprile lo stop alla circolazione nei centri abitati dei diesel fino a Euro 4, di quelli a benzina fino a Euro 2, degli autoveicoli metano-benzina e Gpl-benzina fino a Euro 1 e dei ciclomotori e motocicli fino a Euro 1. E nella Bologna dei 30 chilometri all’ora, c’è sempre il bollino rosso da un mese, con l’Arpae che ha consigliato di non andare a correre. Situazione di massima agitazione anche a Torino e nei Comuni limitrofi, dove tra le Alpi e la collina torinese c’è un effetto catino che da giorni regala tramonti di un colore sospetto. È stato deciso il blocco dalle 8 alle 19 dei diesel fino agli Euro 5 per il trasporto persone. Idem per i mezzi per il trasporto merci Euro 3 e 4. Sono preoccupati sia gli amministratori di centrosinistra del capoluogo, sia quelli di centrodestra della Regione e c’è da capirli. Qui, come ti muovi (o non ti muovi) la Procura ti fulmina. Proprio ieri si è saputo che il 18 giugno si aprirà il processo a carico di alcuni ex amministratori locali e regionali accusati di non aver preso contromisure anti smog. Fra gli imputati figurano l’ex governatore Sergio Chiamparino (Pd) e gli ex sindaci Piero Fassino (Pd) e Chiara Appendino (M5s), Stralciate e ancora sotto esame le posizioni dell’attuale presidente, Alberto Cirio (Fi) e dell’assessore regionale Matteo Marnati (Lega). Al di là della paura di avere guai con la giustizia, molti amministratori del Nord in questa fase sembrano quasi appartenere alla medesima area politica. Ieri il vicepremier Matteo Salvini, che è anche ministro delle Infrastrutture, ha ribadito la sua ricetta: «Investire sul ferro, centinaia di milioni di euro per il prolungamento delle metropolitane di Milano a Nord, a Ovest, stiamo investendo in Alta velocità, la Tav, il tunnel del Brennero, la Roma-Napoli-Bari». E ha aggiunto: «Quello che posso fare per ridurre le emissioni è aumentare la possibilità di scelta fra macchina, treno, la metropo e servizio pubblico». Sembra strano, ma nel suo stesso partito milita uno come Fontana, che nei giorni scorsi ha affermato: «Stiamo ottenendo risultati notevoli e stiamo rientrando nei parametri richiesti dall’Europa. Si può fare di più? Sicuramente lo faremo». Sembrava Beppe Sala. Del resto nella sua giunta c’è anche Guido Bertolaso, assessore al Welfare che ha appena lanciato una tessera a premi per chi adotta stili di vita ritenuti (da chi?) «sani». Tra questi ci sarà probabilmente anche stare a termosifoni spenti o quasi, così l’inquinamento calerà di sicuro. Polmoniti e bronchiti invece aumenteranno, ma per quelle ci son sempre i vaccini.
Elly Schlein (Ansa)
Nicola Fratoianni lo chiama per nome, Elly Schlein vi vede una «speranza», Stefano Patuanelli rilancia la patrimoniale.
Brutte notizie per Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Maria Ruffini e tutti gli altri aspiranti (o presunti tali) federatori del centrosinistra: il campo largo italiano ha trovato il suo nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è il nuovo sindaco di New York, che del resto si trova sullo stesso parallelo di Napoli. La sua vittoria ha mandato in solluchero i leader (o sedicenti tali) della sinistra italiana, che vedono nel successo di Mamdani, non si riesce bene a capire per quale motivo, «una scintilla di speranza» (Alessandro Alfieri, senatore Pd). Ora, possiamo capire che l’odio (si può dire odio?) della sinistra italiana per Donald Trump giustifichi il piacere di vedere sconfitto il tycoon, ma a leggere le dichiarazioni di ieri sembra che il giovane neo sindaco di New York le elezioni le abbia vinte in Italia.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 6 novembre con Carlo Cambi
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese






