2024-11-24
Importiamo milioni di indigenti. L’unico affare è per chi li sottopaga
Gli stranieri partono da Paesi a reddito basso e qui non migliorano (anzi, aggravano) la loro condizione. Sono manodopera a buon mercato. Ma la miseria li spinge a delinquere e, così, rende l’Italia più insicura.Aveva ragione Indro Montanelli: la sinistra ama talmente i poveri che ne vuole di più. E cerca di importarli dall’estero.Non è un mistero che chi sbarca sulle nostre coste, ancor prima che dalla guerra e dalle persecuzioni, fugga da redditi bassi. È vero anche che, dovendo retribuire profumatamente i trafficanti di esseri umani, a mettersi in viaggio in genere sono i più benestanti di quelle nazioni. Ma i dati parlano chiaro: il Pil pro capite del Bangladesh, lo Stato da cui è giunto il maggior numero di immigrati nel 2024, l’anno scorso era di poco più di 2.500 dollari, contro gli oltre 38.000 dell’Italia; quello della Siria, seconda nella classifica dei Paesi d’origine, è di soli 421; quello della Tunisia, terza località di provenienza, non supera i 3.900.Quando salpano, gli stranieri sono già indigenti rispetto a noi; una volta che approdano qui, però, non migliorano la propria condizione. Anzi: nell’ultimo decennio, la quota di poveri tra loro è aumentata di 7 punti percentuali, passando dal 23,4% del 2014 al 30,4% del 2023. Purtroppo, anche tanti nostri connazionali se la passano male: dieci anni fa, in povertà assoluta c’erano 4,1 milioni di persone; nel 2023, la miseria ha attanagliato 5,7 milioni di italiani. Il numero di stranieri bisognosi, intanto, è salito dai 943.000 del 2014 al milione e 700.000 del 2023. E non finisce qua: benché le famiglie con almeno un membro straniero siano solo l’8,7% del totale di quelle residenti nella penisola, esse rappresentano il 31,4% di quelle in povertà assoluta. L’incidenza della miseria nei nuclei composti da soli immigrati è salita dal 25,2% del 2014 al record del 35,1% nel 2023. Per la serie: di poveri ne abbiamo già abbastanza, non ci serve mica farne arrivare di nuovi…Tutta colpa della destra e del governo razzista? Non scherziamo. Pd e compagnia si sono riempiti la bocca per anni di belle parole: accoglienza, inclusività, integrazione. Ma africani e asiatici, forse attirati dal sogno dell’eldorado che non esiste, sono stati male a prescindere da chi albergava a Palazzo Chigi. Le illusioni si sono tutte sbriciolate. La verità è che lasciar entrare tanti disgraziati è utile soprattutto a uno scopo: fornire manodopera a buon mercato nei settori a bassa specializzazione, limitando i salari. Ora, nelle scienze sociali, ottenere conclusioni incontrovertibili è arduo. Ma gli studi in materia esistono. Uno dei più famosi, condotto nel 2003 da George Borjas di Harvard, stimò l’impatto dell’immigrazione in un calo di circa il 9% delle paghe dei lavoratori nativi privi di istruzione superiore. Le ricerche che registrano effetti positivi, come ha spiegato alla Verità il professor Aldo Barba, economista della Federico II di Napoli, potrebbero essere condizionate da un difetto di fondo: operai e braccianti dall’estero vanno nelle zone in cui mancano prestatori d’opera e nelle quali, dunque, i salari stavano già aumentando per via della scarsità di impiegati. Ma una volta che arrivano i migranti, la tendenza si arresta. O s’inverte. È questo il vero razzismo sistemico, come si sono abituati a definirlo gli ideologi della sinistra radicale. È quello che gli impietosi meccanismi del mercato sottopongono alla politica di qualunque colore: utilizzare un «esercito di riserva» di lavoratori per contenere il livello dei prezzi di certi beni e, magari, per aumentare il margine di profitto dei produttori con poca coscienza. È l’abisso che separa l’umanitarismo delle dichiarazioni dall’avvilente realtà dell’immigrazione.E gli italiani? Quali vantaggi traggono da tutto ciò? Gianluca Baldini, qui sotto, riporta i calcoli di diversi esperti, che hanno demolito i miti di prosperità collegati all’epopea delle frontiere spalancate: gli immigrati non ci pagheranno le pensioni, non contribuiscono in maniera determinante all’economia e, anzi, ci sottraggono più denaro di quanto ce ne restituiscano. Intanto, la quantità di contribuenti stranieri è ridotta. Inoltre, il loro livello di redditi è inferiore a quello dei nostri connazionali: i primi, se dipendenti privati, incassano una media di 15.261 euro (2022); i secondi, 23.650 (2023). Infine, sommando spese per la sanità ad altre prestazioni di welfare, le presunte «risorse» drenano - lo stimava nel 2023 Alberto Brambilla di Itinerari previdenziali - 32 miliardi, a paragone dei 16 miliardi di introiti per lo Stato. Ecco: l’integrazione, peraltro mal riuscita, costa.Senza contare che chi vive nel degrado è più incline a delinquere: gli stranieri sono meno del 9% della popolazione generale, ma oltre il 30% della popolazione carceraria. La povertà non può essere l’unica spiegazione della propensione al crimine dei migranti. Che, altrimenti, non risulterebbe maggiore pure per i reati sessuali. Comunque, il gioco non vale la candela: sia nei piccoli centri sia nelle grandi città è cresciuta la percezione di insicurezza. Quanti ritengono che il fenomeno sia una distorsione psicologica non hanno mai fatto un giro nelle stazioni, o nell’hinterland delle aree metropolitane.La profezia dei circoletti di Davos era una frottola: chi non possiede nulla non è per niente felice.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.