2024-02-06
Immigrati e stupri: il nesso che si vuole nascondere
Ci accusano di razzismo ma esiste un nesso tra sbarchi e violenze: il 40%, per l’Istat, viene commesso da stranieri che però sono meno di un decimo della popolazione nazionale. I numeri non appartengono a un’ideologia o a un partito: deve scattare l’allarme.Ci risiamo: lo stupro di gruppo, compiuto a Catania da alcuni migranti ai danni di una ragazzina di 13 anni, ha riaperto le solite polemiche, sulla questione dei minori non accompagnati e sulla provenienza dei violentatori. I sette fermati, tutti egiziani, erano ospiti di una struttura di accoglienza ed erano arrivati sui barconi. Non essendo giunti da un Paese in guerra avrebbero dovuto essere respinti ma, siccome ai minorenni non è consegnato il foglio di via e si spalancano automaticamente le porte, in quanto li si ritiene poco più che bambini bisognosi di aiuto, invece di essere rimandati a casa sono stati sistemati a spese dello Stato. Il ringraziamento è giunto nei modi agghiaccianti descritti dalla vittima, quella sì davvero una bambina. Nessuno degli stupratori ha avuto pietà, quella pietà che, invece, ci spinge ad aprire le porte delle nostre abitazioni per aiutare chi fugge dalla miseria. Nessuno sa dire se quei sette egiziani abbiano davvero meno di 18 anni, perché il trucco che molti usano per non essere respinti (anche se poi sappiamo che i respingimenti sono quasi impossibili) consiste nel dichiarare di non avere documenti e autocertificare la minore età. Con questo meccanismo truffaldino che i governi, soprattutto quelli di sinistra, si sono ben guardati dallo smontare, noi accogliamo chiunque, anche giovanotti in età da lavoro che di lavorare non hanno alcuna voglia.L’altra grande evidenza sempre taciuta e mistificata è costituita dal numero di violenze compiute dagli immigrati. Nessuno vuole negare che gli stupri siano compiuti anche da italiani e che molti avvengano nella cerchia familiare. Tuttavia, questa non può essere una scusa per chiudere gli occhi di fronte a una realtà che riguarda molti stranieri. Mesi fa ci siamo occupati di un’aggressione di gruppo contro un’altra ragazza, anch’essa, all’epoca dei fatti, minorenne. Condotta con l’inganno e dopo essere stata fatta ubriacare in una zona isolata, la giovane è stata violentata da sette coetanei, tutti italiani. Il caso, che ha suscitato molte reazioni anche perché la vittima non si è nascosta ma ha avuto il coraggio di denunciare e anche di raccontare in tv ciò che le era successo, non può essere un’attenuante per non guardare in faccia la realtà, ovvero che spesso gli stupri sono opera dei cosiddetti profughi.Lo so, ogni volta che si tocca questo argomento, i custodi del politically correct si inalberano, accusandoci di razzismo. Ma purtroppo per loro sono i numeri che si incaricano di smentirli. Secondo l’Istat, il 40% delle persone denunciate per violenza sessuale è straniero. Questo vuol dire che il 60% delle violenze è sì commesso da italiani, ma visto che gli immigrati nel nostro Paese non sono il 40 ma meno del 10%, è evidente che il numero è elevatissimo e dovrebbe far scattare l’allarme. La percentuale ricorre anche quando si guarda al numero di detenuti confrontandolo con le ragioni per cui gli extracomunitari sono finiti in cella. In questo caso, fatto cento i condannati con sentenza irrevocabile per violenza sessuale, si arriva al 41%, contro un 59 di nazionalità italiana.Per negare questa realtà, politici (di sinistra) e giornalisti (pure di sinistra) ricorrono al sommerso, vale a dire all’indimostrabile. Secondo loro, la maggioranza delle violenze viene compiuta tra le mura di casa, da soggetti con legami di parentela con la vittima, e dunque non denunciata. Quindi, stando a questo ragionamento, la percentuale che vede gli stranieri denunciati e condannati per il 40% del totale deve essere rivista al ribasso.Qualcuno, per smentire i dati, che sono inequivocabili anche se ai cosiddetti fact checker piace equivocarli, cerca anche di fare sottili distinguo tra stupro e violenza sessuale, intesa come molestie e altro. Tuttavia, anche in questo caso la sostanza cambia poco: le statistiche continuano a certificare quei due parametri, ovvero il 60% dei detenuti è italiano, il resto è immigrato. Ed è da qui che si deve partire. E non si tratta di un fenomeno solo italiano, ma ormai europeo. Per rendersene conto è sufficiente, anche qui, guardare i dati.Ma forse è proprio questo che a sinistra non si vuole vedere. I dati, che non hanno ideologia e neppure partito: sono semplicemente ciò che la gente - e in questo caso soprattutto le donne - sperimenta sulla propria pelle.
Jose Mourinho (Getty Images)