2022-05-14
Gli immigrati non soffrono la crisi. Negli ultimi due anni boom di rimesse
Negli ultimi anni salite le rimesse degli immigrati
Negli ultimi due anni le rimesse inviate dagli immigrati residenti in Italia alle loro famiglie nei Paesi d’origine sono aumentate fin quasi a toccare la soglia record degli 8 miliardi di euro. L’aumento, che coincide con gli anni della pandemia, è in controtendenza con i dati dell’ultimo decennio.
Infatti secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, che ha elaborato i dati della Banca d’Italia, dal 2012 in poi l’ammontare dei soldi inviati dagli immigrati ai loro parenti era diminuito costantemente: da 7,2 miliardi a 5,8 il primo anno, fino a scendere progressivamente ai 5,2 miliardi del 2017.
Nel 2018 si è registrato un incremento a 5,9 miliardi, in parte spiegato però da Bankitalia con l’introduzione in quell’anno di una regola che imponeva «l’obbligo di segnalazione a nuove categorie di operatori di money transfer che solo in parte aderivano alla segnalazione dei flussi su base volontaria». Nel 2019 la cifra delle rimesse non è aumentata di molto, attestandosi a 6,1 miliardi. Un doppio balzo si è invece registrato come si diceva nel 2020 (6,9 miliardi) e l’anno scorso (7,7 miliardi, vicino al record di 8 miliardi del 2011).
Col termine «rimessa», spiega Bankitalia, «si indica la parte di reddito risparmiata da un lavoratore straniero e inviata al suo nucleo familiare nel paese d’origine». Ad essere monitorati sono ovviamente solo i flussi di denaro che scorrono lungo i canali ufficiali, dai money transfer alle banche alle poste. Rimane fuori dai radar il denaro che un immigrato porta con sé in contanti quando torna per qualche tempo nella patria d’origine (l’impossibilità di viaggiare nel 2020 a causa delle restrizioni anti-Covid può spiegare in parte l’aumento dei trasferimenti attraverso gli altri canali).
VERSO DOVE E DA DOVE
Nel 2021 la prima destinazione per le rimesse è stata il Bangladesh, dove sono arrivati 873 milioni di euro, cioè l’11,3% del totale delle rimesse. I bengalesi sono anche i donatori più ricchi (460 euro al mese a testa, mentre la media relativa al totale di 5,2 milioni di residenti stranieri in Italia è di 125 euro a testa). Seguono il Pakistan (597 milioni di euro), le Filippine (591 milioni), la Romania (564 milioni), il Marocco (548 milioni), il Senegal (493 milioni), l’India (405 milioni).
L’Ucraina si è piazzata al decimo posto, con 319 milioni di euro ricevuti, il 3,6% del totale. Da notare che, se si esclude la Polonia, l’Italia è il Paese europeo che prima della guerra ospitava il maggior numero di ucraini (235 mila). Da dove partono invece le rimesse? Soprattutto dalla Lombardia (1,7 miliardi, il 22,7% del totale), seguita da Lazio (1,1 miliardi), Emilia Romagna (791 milioni), Veneto (636 milioni) e Toscana (607 milioni). Se consideriamo invece le province, le prime tre sono Roma (965 milioni, il 12,5% del totale), Milano (860 milioni) e Napoli (364 milioni).
Nel nostro Paese il saldo delle rimesse è diventato negativo dalla metà degli anni ‘90. Da quel momento, cioè, i soldi mandati nelle loro patrie d’origine dagli stranieri residenti in Italia hanno superato i soldi mandati in Italia dagli italiani residenti all’estero (500 milioni di euro nel 2019).
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Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande. Parto da questa citazione di Adriano Olivetti perché è stato forse il primo, più grande, rivoluzionario d’impresa italiano. In questo podcast abbiamo provato a disegnare i ritratti di altri uomini e donne, viventi e non, che hanno lasciato il segno sulle pagine delle storia economica di questo Paese. Alcuni esprimendo un potere di lunga durata, altri portando la direzione di un intero settore produttivo verso la modernità. Quasi tutti hanno avuto grandi maestri ma pochissimi allievi. Una generazione senza eredi, solisti spesso irripetibili. Hanno vissuto da dentro il succedersi dei principali fatti dell’industria e lo sviluppo delle tecnologie più avanzate che hanno caratterizzato la vita economica e sociale dell’Italia. Hanno gestito i successi e i grandi passi avanti compiuti ma hanno anche conosciuto le conseguenze della nostra debolezza strutturale in aree strategiche. Ritratti racconta le storie di personaggi visionari capaci di fare, di realizzare strategie, di convincere sé stessi prima degli altri, di giocarsi la scena per un’idea, di preoccuparsi del dopo e non del prima. Imprenditori, manager, banchieri. Italiani e italiane che, impiegando capitali propri o gestendo capitali pubblici, con metodi, risultati e principi diversi, hanno costruito nei quasi 80 anni della Repubblica un sistema industriale, che pur tra alti e bassi ha collocato l’Italia tra i dieci Paesi più ricchi del mondo. Perché se l’economia è il motore della storia, l’uomo è il motore di entrambe.
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