2019-11-11
Lucia Azzolina: «Ilva di nuovo statale se Mittal conferma che fugge da Taranto»
La sottosegretaria M5s: «Comportamento aziendale vergognoso. Ora tocca al governo garantire posti di lavoro e tutele ambientali».Onorevole Azzolina, lo ammetta. Sull'Ilva siete difficoltà. «Scherza o dice sul serio?».Si figuri se scherzo. Rischiate di perdere un impianto che produce l'1,5% del Pil italiano. «Ha ragione. Ma tutti corriamo questo rischio, allora. Anche Salvini. Anche la Meloni. Anche lei». Io non sono in Parlamento. «Voglio dire che questo problema riguarda tutti, la politica non deve dividersi. Tutto il Paese oggi deve difendere la sua produzione e 11.000 posti di lavoro. Purtroppo anche in questo caso prevalgono interessi di bottega. È triste». Sì, senza dubbio: però io non ho votato la mozione che è il casus belli di Mittal per dire che se ne va. Il M5s sì. Che ne pensa? «Ha usato la parola giusta: casus belli, ovvero - in latino - pretesto. Lo scudo viene usato come una scusa e la cassa integrazione di 5.000 lavoratori come una minaccia. Vergognoso». Questo non ci aiuta a rivolvere il problema dell'acciaio italiano. «Mi lasci dire che è una vergogna. Mittal passa in un anno da un piano di rilancio alla fuga: un passo incongruo e inaccettabile». Che cosa significa? «Se qualcuno pensa di mettere in ombra questo dato di fatto pur di attaccare il M5s è miope e suicida». Lei vede il governo in difficoltà? «Vedo un grandissimo presidente del Consiglio». Perché? «Conte ha fatto un gesto, non solo simbolico, che ci dà grande speranza». Questo senza dubbio. Ma ha detto anche: «Non ho una soluzione in tasca». «Ha fatto bene».Che cosa le è piaciuto allora di quella visita all'Ilva?«Tutto. Il modo in cui Conte si è spogliato di ogni protezione. L'ascolto di cui è stato capace con i lavoratori esasperati. Il tempo che ha dedicato, non limitandosi a una visita simbolica. Il modo in cui dopo ha raccontato quel che ha recepito». Poteva fare altro? «Sì. Lei sa benissimo, caro Telese, che in questi anni chi governava si è tenuto ben lontano da Taranto. Se prima di lui non ci è andato nessuno un motivo ci sarà, che dice?».Demerito altrui. «Certo. Ma gli altri premier e gli altri leader non erano mica fessi. Metterci la faccia significava - e significa - rischiare». Rischiare cosa? «Nell'immediato i fischi. E poi impegnarsi anche per il futuro, dover tener conto. Quel che Conte ha fatto. Nessun altro aveva affrontato tutto questo». Lei è così abile che ha dribblato la mia domanda sulla mozione Lezzi. Gliela rifaccio: è stata un errore?(Ride). «Lei è così malizioso che non mi ha ancora dato la possibilità di rispondere. Non ho problemi». Allora mi dica chiaramente se pensa sia uno sbaglio. «Potrei cavarmela usando come alibi il fatto che - come abbiamo visto - l'azienda ha già buttato la maschera: Mittal se ne voleva andare, a ogni costo e nelle ultime ore rende plateale questa intenzione». Però cosa pensa della mozione? «È una risposta complessa. Intanto, sull'Ilva non si può legittimare la libertà di inquinare». Quindi era favorevole. «Diritto alla salute e diritto al lavoro devono andare di pari passo. La mozione significa questo». Anche correndo il rischio che l'azienda ne approfittasse per fuggire? «A Taranto sono stati fatti tanti investimenti. Ma c'era un piano sugli interventi ambientali che andava rispettato. Sull'altoforno da mettere a norma è Mittal che non rispetta gli impegni. E poi...».Cosa? «C'è stata una sentenza della Corte Costituzionale del 2018, molto importante, che temo non abbia letto nessuno». Non sia così pessimista. «La Consulta boccia il decreto Renzi proprio sull'altoforno 2. I giudici spiegano bene il problema. Posso citare?».Prego. «Ecco cosa scrive la Corte: “Il decreto privilegia in modo eccessivo l'interesse alla prosecuzione dell'attività produttiva trascurando del tutto le esigenze di diritti costituzionali inviolabili legati alla tutela della salute e della vita stessa". Si rende conto?».Capisco cosa intende dire. «Ancora: “A questi diritti deve ritenersi inscindibilmente connesso il diritto al lavoro in ambiente sicuro e non pericoloso"». La Corte sostiene che il diritto alla sicurezza dei lavoratori non è stato garantito. «Un lavoratore è morto all'altoforno nel 2015 e quell'impianto non è stato messo ancora a norma. Mittal diceva di non poter rispettare nemmeno la scadenza di dicembre! Bisogna salvare il lavoro, ma anche l'ambiente e i lavoratori». Se Mittal scappa bisogna nazionalizzare? «Se la società franco-indiana pensa di tradire un accordo, andarsene e spegnere una fabbrica vitale come si fa con una lampadina, il governo di cui faccio parte deve fare di tutto per tenere in funzione l'impianto e completare le opere ambientali». Fare entrambe le cose costa. «Se si fa una cosa senza l'altra è un errore grave». Lucia Azzolina, sottosegretario all'Istruzione, due lauree, deputata, volto noto per i duelli in tv. Siciliana, trapiantata a Biella. È una trentenne abituata a combattere. Non teme la crisi del M5s: «Torneremo a vincere».Dove è nata? «A Siracusa. Famiglia monoreddito. Madre casalinga, padre agente di polizia penitenziaria».Ha preso una seconda laurea, in giurisprudenza perché i suoi professori la volevano magistrato? «Mi hanno cresciuta nel culto delle regole in nome di Falcone e Borsellino. La scuola al Sud è il vero presidio della legalità». Tesi su cosa? «Triennale sul contratto sociale di Rousseau». Ho capito. Gliela ha assegnata Davide Casaleggio? «Non sia sarcastico. La tesi specialista - a Catania - era sulla diatriba tra Voltaire e Rousseau, in filosofia morale». Poi lei si specializza in storia e filosofia. Ma come finisce a Biella? «Al Sud arriva un momento in cui o te ne vai o è inutile aver studiato». Non c'erano cattedre. «Esatto. Così ho preso la cartina geografica e sono andata alla Spezia. Da lì a Biella».Perché filosofia se voleva giurisprudenza? «La verità? Non avevamo i soldi per andare fuori Catania». Quanto guadagnava suo padre? «All'epoca 2 milioni di lire. Mia madre mi disse: “C'è il mutuo da pagare e c'è tua sorella". Mi sono iscritta a Pavia dalla Spezia. Ho preso la seconda laurea con 105».Ahia. «Mi alzavo alle 5 e studiavo prima di andare a scuola. È difficile lavorando, lo sa?».Tesi? «Il contenzioso sul diritto scolastico». Gliel'ha assegnata Fioramonti, sapendo che sarebbe stata sua vice al Miur?(Risata) «Non sapevo nemmeno che esistesse, Lorenzo». Una predestinata. «Fortuna. Ho sempre votato a sinistra. E per un po' ho lavorato all'Annef, esperienza che mi ha fatto capire, purtroppo, come funziona il sindacato». E il Movimento? «Andai a uno spettacolo di Beppe a Taormina. Fino ad allora lo vedevo come un comico. Da quel giorno ho scoperto la sua capacità di mobilitare le coscienze sull'ecologia e i diritti. E ho iniziato a studiare». Studia sempre? «A casa mia non c'era un libro, è un contrappasso. Devo tutto al professor Ierla, responsabile di biblioteca, che d'estate mi apriva la porta e diceva: “Prendi tutti i volumi che vuoi"». E la candidatura?«L'avvocato di Biella dove facevo pratica era consigliere comunale del M5s. Sono rimasta colpita dalla sua passione». Come ha deciso di candidarsi? «Me lo proposero lui e gli altri: “Perché non ci provi?"».Non ha detto subito sì? «Sentivo il peso della responsabilità. Postai solo due cose per le parlamentarie: un video sulla scuola e il mio curriculum». La scelsero. «Quel giorno piansi. C'era un'Italia che ti sceglieva solo per il merito. Il M5s ha il pregio di avere dato voce a questa Italia». Quando ha saputo che sarebbe entrata al governo? (Ride). «Un'ora prima di entrarci, una chiamata di Di Maio». Cosa le disse? «“Vai all'Istruzione, come sottosegretario. Abbiamo tanto da fare, auguri!"». Un chiacchierone. «Non avrei potuto ascoltare altro. Ero svenuta. Seppi poi che mi avevano spinta dal mondo della scuola e dal gruppo». Sembra una favola. Ma prima un po' in disgrazia è stata. «Ero contro l'alleanza gialloverde. E questo mi ha creato non pochi problemi. Ci sta». Si è dissociata pubblicamente. «Per esempio sulla Diciotti. Io credo che elettoralmente ancora stiamo pagando l'alleanza con la Lega». La vostra crisi è irreversibile?«No. È evidente che il M5s aveva degli obiettivi da realizzare. Tanti li abbiamo attuati e sembravano impossibili». Ma gli elettori non vi premiano. «Nel lungo periodo si raccolgono i frutti». Di Maio è ancora il leader giusto per lei? «Di Maio e la Azzolina passano. Adesso c'è da ridisegnare il M5s perché resti anche quando questa generazione avrà finito il suo lavoro». Non mi ha risposto su Di Maio. (Ultimo sorriso). «Il leader è lui. Deve restare ma tutti noi siamo meno importanti del Movimento. Forse non ha capito lei?».