2025-06-06
«Interessati a Ilva non solo gli azeri ma anche gli americani e gli indiani»
Il ministro Adolfo Urso (Cristian Castelnuovo)
Adolfo Urso: «Lunedì incontro coi sindacati. L’Ue rischia molto nello scontro sui dazi Usa».«Serve una Ue più rapida. L’Europa rischia molto se lo scontro sui dazi tra Usa e Cina si aggrava». Al Giorno della Verità, nella cornice di Palazzo Brancaccio, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso è stato protagonista di un intervento denso, centrato sulle sfide che la competitività europea deve affrontare in un mondo multipolare segnato da tensioni commerciali e da equilibri geopolitici sempre più instabili. Intervistato dal vicedirettore della Verità Claudio Antonelli, Urso ha affrontato con franchezza il tema dei dazi e il delicato triangolo Usa-Cina-Europa, partendo da un fatto di stretta attualità: la telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping sul futuro delle relazioni commerciali tra Washington e Pechino.«È bene per noi italiani ed europei», ha affermato il ministro, «che anche il negoziato tra Usa e Cina vada a buon fine. E in certi aspetti è addirittura più importante di quello tra Stati Uniti e Unione europea». L’allarme di Urso è chiaro: se il confronto tra le due superpotenze dovesse degenerare in una guerra commerciale e gli Usa dovessero innalzare barriere tariffarie fino al 145% sui prodotti cinesi, l’effetto domino sull’economia europea sarebbe devastante. «Un mercato americano precluso alla Cina significa un’esplosione di surplus produttivo che cercherebbe sbocco proprio in Europa, travolgendo le nostre imprese», ha spiegato. Il ministro ha poi ricordato l’importanza del dialogo in corso tra la Commissione europea e l’amministrazione Trump, «ben indirizzato grazie anche all’intervento della premier Giorgia Meloni». Ma ha voluto sottolineare che la Ue deve superare le proprie rigidità: «Purtroppo i tempi del cosiddetto “trilogo” non sono più compatibili con l’epoca in cui viviamo. Anche grandi democrazie presidenziali, come quella americana, sono in grado di decidere rapidamente. In Europa, invece, bisogna passare da Parlamento, Commissione e Consiglio, con iter decisionali troppo lenti. Il caso delle auto è emblematico». E proprio in ambito industriale, Urso ha evidenziato come oggi ci sia un allineamento crescente tra le posizioni italiane e quelle delle grandi imprese continentali: «Le aziende europee sono alleate dell’Italia, condividono le nostre preoccupazioni. Stellantis, dopo il cambio gestionale, è rientrata nell’associazione dei costruttori europei e ha sostenuto le nostre proposte, a differenza del passato. Non siamo soli: 15 Paesi hanno firmato con noi un documento comune sul tema auto e transizione». Sul fronte dei rapporti bilaterali, Urso ha ricordato anche i progressi nei negoziati con la Francia sulla governance di Stm, il colosso italo-francese della microelettronica: «Il dossier è seguito in piena sinergia con il ministro Giorgetti. Stiamo lavorando affinché l’azienda confermi e rilanci gli investimenti in Italia. E sul fronte della governance, stiamo spiegando al governo francese le buone ragioni delle nostre richieste». Tornando al fronte interno, Urso ha affrontato il nodo ex Ilva, a pochi giorni dal ballottaggio per le comunali di Taranto. «La situazione è preoccupante. La produzione dell’anno scorso è stata inferiore del 40% rispetto al 1967. Gli azeri sono alla porta da tempo, ma altri due partner sono di nuovo interessati», ha detto, aggiungendo: «Altri attori, mi riferisco ovviamente agli indiani, ma anche agli americani, sono ancora in campo». «Noi rispettiamo il voto popolare e per questo abbiamo convocato i sindacati lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi, dopo l’esito del ballottaggio. Le due coalizioni in campo hanno programmi molto diversi sulla questione ambientale e industriale. Se i cittadini daranno mandato a procedere con l’Aia e con il rigassificatore, ci saranno le condizioni per una riconversione industriale. Altrimenti ne prenderemo atto. In ogni caso», ha concluso, «sarà fondamentale la decisione della Procura di Taranto, che ha disposto il sequestro probatorio di uno dei due altiforni ancora in funzione. Solo con la condivisione di tutti gli attori si potrà affrontare una fase nuova».
Robert Kennedy Jr e Orazio Schillaci (Ansa)
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