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2019-10-13
Il voto in Umbria è Chiesa contro cattolici
Ansa
Su, dategliene atto. Almeno stavolta. Se c'è uno che ha sepolto l'anticomunismo clericale quello è Matteo Salvini. Prima i preti di campagna guardavano in cagnesco i compagni e i loro eredi. Adesso c'è il leader leghista. Un novello Peppone, senza baffi e d'opposte simpatie politiche. Per chierichetti, curati e cardinali Matteo è il diavolo. Anti migranti, cattivista, sempre con il crocifisso in mano… Vade retro. I fedeli guardino altrove, e pongano la loro crocetta il più lontano possibile. A partire dalla verdeggiante Umbria, dove il 27 ottobre si elegge il prossimo governatore. L'Ohio d'Italia, la chiamano. Perché l'esito potrebbe determinare gli assetti nazionali, dopo la scossa estiva e la rinascita del governo. Ed è pure la prima prova sul campo dell'alleanza tra Pd e M5s. Mentre Salvini medita vendetta, visto lo scorno agostano.
Voto strategico, quindi. Così tanto da aver convinto le gerarchie ecclesiastiche a non tirarsi indietro: giallorossi, senza se e senza ma. Meglio mantenere intatto l'esistente: quel groviglio di potere che governa la regione da 70 anni. Il centrodestra, di converso, può invece contare sull'appoggio del Family day. Il 17 ottobre a Perugia sarà presentato agli aspiranti presidenti un «manifesto valoriale», di chiara impronta cristiana, da sottoscrivere. Arriveranno i leader del centro destra: Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Insomma, da una parte la Chiesa, disposta persino a digerire l'asse tra democratici e grillini. Dall'altra, i cattolici e le associazioni pro vita e famiglia, che s'allontanano dai giallorossi a passi lunghi e ben distesi. Morale: il voto umbro non è solo una battaglia politica. Ma è diventata anche una singolar tenzone tra Chiesa e i fedeli.
Del resto, le intenzioni del clero sono sempre state manifeste. L'Umbria è la terra di San Francesco. E, più modestamente, anche del presidente della Conferenza episcopale italiana: il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. La diocesi, in questa tornata elettorale, non s'era di certo tirata indietro. Il primo candidato del Pd è stato Andrea Fora, contiguo e cattolicissimo. Ma viene scartato dai grillini. Avanti un'altra: è Francesca Di Maolo, presidente del Serafico, l'istituto di Assisi che si occupa di assistenza a bambini malati. A sponsorizzarla sarebbe nientemeno che Bassetti. Ma lei alla fine desiste. Ecco quindi arrivare Vincenzo Bianconi, albergatore pacato e spirituale. È lui il prescelto. Certo, è un imprenditore, mica un frate svestito. Ma nei suoi incontri non dimentica le radici. Eccone un assaggio: «Pace, cura degli altri e del creato, accoglienza, fraternità, solidarietà. Gli insegnamenti di Francesco sono l'identità della nostra meravigliosa terra e i valori su cui s'intrecciano le nostre comunità». Meno misericordioso è Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Dal palco di Perugia, ha tuonato: «Questa è la terra della pace e di San Francesco e non sarà mai la terra dell'odio e della Lega». Mentre il leader alleato, Luigi Di Maio, e il premier Giuseppe Conte, non hanno mancato di partecipare alle celebrazioni del patrono d'Italia ad Assisi.
Al loro fianco ci schierano dunque Chiesa, Cei, francescani e ortodossi. Bisogna fermare l'anticristiano che brandisce il rosario e attacca gli immigrati. L'Umbria deve restare terra accogliente e solidale. Il verbo corre dalle città alle vallate: Salvini è il demonio. E la Sanitopoli che ha terremotato la governatrice uscente, Catiuscia Marini? Peccatucci. E il sistema di potere che, dal Pci al Pd, avviluppa la regione da decenni? Tutto espiato. L'importante è tener a debita distanza il vichingo lombardo. L'Umbria è la regione dei santi: Francesco, Rita, Chiara e Benedetto. Mica si possono ripudiare millenni di misericordia? Peccato che i sondaggi diano in testa la senatrice leghista Donatella Tesei, candidata del centrodestra. E giovedì prossimo è previsto a Perugia il Family day, con il suo leader Massimo Gandolfini. Piazze contro sacrestie, famiglie contro gerarchie, cattolici contro (alcuni) sacerdoti. Il gregge seguirà i messia giallorossi o i dioscuri sovranisti?
Le schermaglie tra il leghista e i prelati erano già cominciate lo scorso maggio. Quando il Capitano, in piazza Duomo a Milano, mostra il rosario e invoca la protezione dei santi. Quanta inopportuna blasfemia… Le gerarchie ecclesiastiche si rivoltano. E interviene pure Bassetti: «Non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi». Salvo poi negare, due giorni più tardi, ogni ingerenza: «Non è nel mio stile, nel mio temperamento, nel mio modo di pensare».
Un terribile fraintendimento. Ma qualche mese dopo, all'inizio di agosto, il presidente della Cei riaffonda: i cattolici non devono «mettersi in fila dietro i pifferai magici di turno». E a chi si riferiva mai il sibillino cardinale? Proprio al pifferaio che adesso zufola nella sua Umbria, con frotte di fedeli al seguito.
Il M5s sconfessa sé stesso e per salvare Bianconi studia una legge su misura
Chi se lo sarebbe mai aspettato che i grillini, che esordirono con i Vaffa day, 10 anni dopo proponessero addirittura una legge ad personam per sostenere il «loro» candidato presidente dell'Umbria? Anche i duri e puri hanno capito che, a Perugia e dintorni, il M5s si gioca una parte rilevante del futuro nonché la sopravvivenza del governo di Giuseppe Conte. Mentre Luigi Di Maio - a Napoli all'adunata celebrativa pentastellata - deve contrastare un' agguerrita contestazione da parte dei suoi, in Umbria volano gli stracci con inversioni a «U» e clamorose dimissioni. Terni è una polveriera, l'epicentro della contestazione - sia nel Pd sia nel M5s - per la scelta di Bianconi. Per i dem c'è un'altra grana. Il commissario regionale del partito Walter Verini, sotto accusa per la scelta di Bianconi, ha chiesto il commissariamento della federazione di Terni. Lì il Pd è andato in frantumi dopo che il 30 settembre il segretario, Paolo Silveri, ha sbattuto la porta. Ieri si è saputo che Silveri ha lasciato perché il Pd ha «candidato Bianconi, che ha un conflitto d'interessi irrisolto come imprenditore che partecipa a bandi pubblici». La scelta del capo degli albergatori umbri (a Norcia la sua famiglia possiede ben cinque strutture) come antagonista della senatrice indipendente della Lega Donatella Tesei, divide anche il M5s. Sempre da Terni è partita una nuova offensiva: la consigliera comunale e portavoce grillina Patrizia Braghiroli - una della prima ora - ha lasciato gruppo e Movimento con una motivazione che non ammette repliche: «Mi sono sentita tradita. Non si sono accorti che nella lista del Pd c'è tutto il vecchio sistema?». Contro quel sistema si era battuta molto la consigliera regionale uscente - ricandidata - Maria Grazia Carbonari. È stata lei a dare il via allo scandalo della sanità che ha portato agli arresti dell'ex segretario regionale del Pd, Gianpiero Bocci; dell'assessore alla Sanità Luca Barberini (per i quali, con altri otto, ieri il pm Mario Formisano ha chiesto il rinvio a giudizio) e alle dimissioni della governatrice Catiuscia Marini. Ebbene la Carbonari ha mandato giù il boccone, molto amaro, dell'alleanza elettorale col Pd e oggi è costretta a dire: «È vero, sul capo di Bianconi per via dei contributi post terremoto pende un grave indizio di incompatibilità e di conflitto d' interessi. Se fosse eletto, per evitare questo conflitto d'interessi dovrà chiedere una modifica del decreto terremoto. Sarebbe a posto. Non ci sono altre strade, serve un decreto ad hoc». Il M5s - teoricamente - aborrisce le leggi ad personam. Ma, se serve, è pronto a fare eccezioni. Tutto parte dai contributi sul terremoto chiesti e ricevuti dalla famiglia Bianconi per ristrutturare gli alberghi di Norcia danneggiati dal sisma del 2016. A seguito di un'interpellanza della lista del Pd al sindaco di Norcia - Nicola Alemanno di Forza Italia, eletto con il sostegno convinto e forte di Bianconi - riguardo la destinazione dei fondi per la ricostruzione delle strutture alberghiere, si è scoperto che i Bianconi, i più importanti albergatori della zona, hanno avuto 6 milioni: l'80% di quelli destinati a Norcia. Non solo, hanno avuto anche 2,4 milioni di appalti per le mense e 200.000 euro per il trasporto locale. Tutto raccontato dal Corriere dell'Umbria, poi duramente attaccato dal Pd per aver fatto della cronaca. Bianconi si è difeso dicendo - come in effetti è - che quei contributi sono del tutto legittimi e che comunque, in caso di elezione a presidente, delegherebbe ad altri le pratiche della ricostruzione post sisma. Ma seguendo questo filo La Verità ha scoperto che il decreto 189 del 10 ottobre 2016 non consente al presidente della Regione di delegare ad altri le pratiche post sisma. Vincenzo Bianconi tre giorni fa, peraltro, ha annunciato che la sua famiglia ha chiesto altri 15 milioni, mentre a Norcia alcuni operatori economici cominciano a chiedere conto del perché lui abbia avuto tanti contributi e così in fretta. Se fosse eletto, Bianconi erogherebbe - in parole povere - fondi a sé stesso. Ma la legge 154 del 1981, proprio in forza di quei contributi, rende Bianconi ineleggibile. Da qui l'idea della consigliera pentastellata: salvare l'alleato con un decreto ad personam.
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Giovedì prossimo il Family day fa tappa a Perugia, in piazza anche Matteo Salvini e gli altri leader del centrodestra. Però i prelati della regione, paradossalmente, sono schierati sulla sponda opposta ai credenti: pur di osteggiare la Lega, vanno a sinistra.Il M5s sconfessa sé stesso e per salvare Vincenzo Bianconi studia una legge su misura. Il candidato rischia l'incompatibilità, perché la famiglia attinge ai fondi post sisma. La soluzione grillina? Riscrivere la norma.Lo speciale comprende due articoli. Su, dategliene atto. Almeno stavolta. Se c'è uno che ha sepolto l'anticomunismo clericale quello è Matteo Salvini. Prima i preti di campagna guardavano in cagnesco i compagni e i loro eredi. Adesso c'è il leader leghista. Un novello Peppone, senza baffi e d'opposte simpatie politiche. Per chierichetti, curati e cardinali Matteo è il diavolo. Anti migranti, cattivista, sempre con il crocifisso in mano… Vade retro. I fedeli guardino altrove, e pongano la loro crocetta il più lontano possibile. A partire dalla verdeggiante Umbria, dove il 27 ottobre si elegge il prossimo governatore. L'Ohio d'Italia, la chiamano. Perché l'esito potrebbe determinare gli assetti nazionali, dopo la scossa estiva e la rinascita del governo. Ed è pure la prima prova sul campo dell'alleanza tra Pd e M5s. Mentre Salvini medita vendetta, visto lo scorno agostano.Voto strategico, quindi. Così tanto da aver convinto le gerarchie ecclesiastiche a non tirarsi indietro: giallorossi, senza se e senza ma. Meglio mantenere intatto l'esistente: quel groviglio di potere che governa la regione da 70 anni. Il centrodestra, di converso, può invece contare sull'appoggio del Family day. Il 17 ottobre a Perugia sarà presentato agli aspiranti presidenti un «manifesto valoriale», di chiara impronta cristiana, da sottoscrivere. Arriveranno i leader del centro destra: Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Insomma, da una parte la Chiesa, disposta persino a digerire l'asse tra democratici e grillini. Dall'altra, i cattolici e le associazioni pro vita e famiglia, che s'allontanano dai giallorossi a passi lunghi e ben distesi. Morale: il voto umbro non è solo una battaglia politica. Ma è diventata anche una singolar tenzone tra Chiesa e i fedeli.Del resto, le intenzioni del clero sono sempre state manifeste. L'Umbria è la terra di San Francesco. E, più modestamente, anche del presidente della Conferenza episcopale italiana: il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. La diocesi, in questa tornata elettorale, non s'era di certo tirata indietro. Il primo candidato del Pd è stato Andrea Fora, contiguo e cattolicissimo. Ma viene scartato dai grillini. Avanti un'altra: è Francesca Di Maolo, presidente del Serafico, l'istituto di Assisi che si occupa di assistenza a bambini malati. A sponsorizzarla sarebbe nientemeno che Bassetti. Ma lei alla fine desiste. Ecco quindi arrivare Vincenzo Bianconi, albergatore pacato e spirituale. È lui il prescelto. Certo, è un imprenditore, mica un frate svestito. Ma nei suoi incontri non dimentica le radici. Eccone un assaggio: «Pace, cura degli altri e del creato, accoglienza, fraternità, solidarietà. Gli insegnamenti di Francesco sono l'identità della nostra meravigliosa terra e i valori su cui s'intrecciano le nostre comunità». Meno misericordioso è Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Dal palco di Perugia, ha tuonato: «Questa è la terra della pace e di San Francesco e non sarà mai la terra dell'odio e della Lega». Mentre il leader alleato, Luigi Di Maio, e il premier Giuseppe Conte, non hanno mancato di partecipare alle celebrazioni del patrono d'Italia ad Assisi.Al loro fianco ci schierano dunque Chiesa, Cei, francescani e ortodossi. Bisogna fermare l'anticristiano che brandisce il rosario e attacca gli immigrati. L'Umbria deve restare terra accogliente e solidale. Il verbo corre dalle città alle vallate: Salvini è il demonio. E la Sanitopoli che ha terremotato la governatrice uscente, Catiuscia Marini? Peccatucci. E il sistema di potere che, dal Pci al Pd, avviluppa la regione da decenni? Tutto espiato. L'importante è tener a debita distanza il vichingo lombardo. L'Umbria è la regione dei santi: Francesco, Rita, Chiara e Benedetto. Mica si possono ripudiare millenni di misericordia? Peccato che i sondaggi diano in testa la senatrice leghista Donatella Tesei, candidata del centrodestra. E giovedì prossimo è previsto a Perugia il Family day, con il suo leader Massimo Gandolfini. Piazze contro sacrestie, famiglie contro gerarchie, cattolici contro (alcuni) sacerdoti. Il gregge seguirà i messia giallorossi o i dioscuri sovranisti?Le schermaglie tra il leghista e i prelati erano già cominciate lo scorso maggio. Quando il Capitano, in piazza Duomo a Milano, mostra il rosario e invoca la protezione dei santi. Quanta inopportuna blasfemia… Le gerarchie ecclesiastiche si rivoltano. E interviene pure Bassetti: «Non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi». Salvo poi negare, due giorni più tardi, ogni ingerenza: «Non è nel mio stile, nel mio temperamento, nel mio modo di pensare».Un terribile fraintendimento. Ma qualche mese dopo, all'inizio di agosto, il presidente della Cei riaffonda: i cattolici non devono «mettersi in fila dietro i pifferai magici di turno». E a chi si riferiva mai il sibillino cardinale? Proprio al pifferaio che adesso zufola nella sua Umbria, con frotte di fedeli al seguito.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-voto-in-umbria-e-chiesa-contro-cattolici-2640947884.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-m5s-sconfessa-se-stesso-e-per-salvare-bianconi-studia-una-legge-su-misura" data-post-id="2640947884" data-published-at="1765510708" data-use-pagination="False"> Il M5s sconfessa sé stesso e per salvare Bianconi studia una legge su misura Chi se lo sarebbe mai aspettato che i grillini, che esordirono con i Vaffa day, 10 anni dopo proponessero addirittura una legge ad personam per sostenere il «loro» candidato presidente dell'Umbria? Anche i duri e puri hanno capito che, a Perugia e dintorni, il M5s si gioca una parte rilevante del futuro nonché la sopravvivenza del governo di Giuseppe Conte. Mentre Luigi Di Maio - a Napoli all'adunata celebrativa pentastellata - deve contrastare un' agguerrita contestazione da parte dei suoi, in Umbria volano gli stracci con inversioni a «U» e clamorose dimissioni. Terni è una polveriera, l'epicentro della contestazione - sia nel Pd sia nel M5s - per la scelta di Bianconi. Per i dem c'è un'altra grana. Il commissario regionale del partito Walter Verini, sotto accusa per la scelta di Bianconi, ha chiesto il commissariamento della federazione di Terni. Lì il Pd è andato in frantumi dopo che il 30 settembre il segretario, Paolo Silveri, ha sbattuto la porta. Ieri si è saputo che Silveri ha lasciato perché il Pd ha «candidato Bianconi, che ha un conflitto d'interessi irrisolto come imprenditore che partecipa a bandi pubblici». La scelta del capo degli albergatori umbri (a Norcia la sua famiglia possiede ben cinque strutture) come antagonista della senatrice indipendente della Lega Donatella Tesei, divide anche il M5s. Sempre da Terni è partita una nuova offensiva: la consigliera comunale e portavoce grillina Patrizia Braghiroli - una della prima ora - ha lasciato gruppo e Movimento con una motivazione che non ammette repliche: «Mi sono sentita tradita. Non si sono accorti che nella lista del Pd c'è tutto il vecchio sistema?». Contro quel sistema si era battuta molto la consigliera regionale uscente - ricandidata - Maria Grazia Carbonari. È stata lei a dare il via allo scandalo della sanità che ha portato agli arresti dell'ex segretario regionale del Pd, Gianpiero Bocci; dell'assessore alla Sanità Luca Barberini (per i quali, con altri otto, ieri il pm Mario Formisano ha chiesto il rinvio a giudizio) e alle dimissioni della governatrice Catiuscia Marini. Ebbene la Carbonari ha mandato giù il boccone, molto amaro, dell'alleanza elettorale col Pd e oggi è costretta a dire: «È vero, sul capo di Bianconi per via dei contributi post terremoto pende un grave indizio di incompatibilità e di conflitto d' interessi. Se fosse eletto, per evitare questo conflitto d'interessi dovrà chiedere una modifica del decreto terremoto. Sarebbe a posto. Non ci sono altre strade, serve un decreto ad hoc». Il M5s - teoricamente - aborrisce le leggi ad personam. Ma, se serve, è pronto a fare eccezioni. Tutto parte dai contributi sul terremoto chiesti e ricevuti dalla famiglia Bianconi per ristrutturare gli alberghi di Norcia danneggiati dal sisma del 2016. A seguito di un'interpellanza della lista del Pd al sindaco di Norcia - Nicola Alemanno di Forza Italia, eletto con il sostegno convinto e forte di Bianconi - riguardo la destinazione dei fondi per la ricostruzione delle strutture alberghiere, si è scoperto che i Bianconi, i più importanti albergatori della zona, hanno avuto 6 milioni: l'80% di quelli destinati a Norcia. Non solo, hanno avuto anche 2,4 milioni di appalti per le mense e 200.000 euro per il trasporto locale. Tutto raccontato dal Corriere dell'Umbria, poi duramente attaccato dal Pd per aver fatto della cronaca. Bianconi si è difeso dicendo - come in effetti è - che quei contributi sono del tutto legittimi e che comunque, in caso di elezione a presidente, delegherebbe ad altri le pratiche della ricostruzione post sisma. Ma seguendo questo filo La Verità ha scoperto che il decreto 189 del 10 ottobre 2016 non consente al presidente della Regione di delegare ad altri le pratiche post sisma. Vincenzo Bianconi tre giorni fa, peraltro, ha annunciato che la sua famiglia ha chiesto altri 15 milioni, mentre a Norcia alcuni operatori economici cominciano a chiedere conto del perché lui abbia avuto tanti contributi e così in fretta. Se fosse eletto, Bianconi erogherebbe - in parole povere - fondi a sé stesso. Ma la legge 154 del 1981, proprio in forza di quei contributi, rende Bianconi ineleggibile. Da qui l'idea della consigliera pentastellata: salvare l'alleato con un decreto ad personam.
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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