2021-12-16
Il virus al confine e i controlli fantasma
Il ministro s’è accorto che non bastano i Qr code a schermarci. Fino a oggi, però, su chi giungeva in Italia da fuori, in auto o in aereo, le verifiche sono state inconsistenti. Chi ci crede che ora le cose cambieranno?Roberto Speranza ha scoperto che il virus non si ferma alle frontiere. Dunque, insieme con lo stato d’emergenza arriva lo stato controllore. D’ora in poi le persone che entreranno nel nostro Paese, a prescindere che siano italiani o stranieri, dovranno esibire il risultato negativo di un tampone effettuato nelle ultime 24 o 48 ore, a seconda che il test sia antigenico o molecolare. Chi non è vaccinato, inoltre si dovrà isolare per cinque giorni, periodo considerato congruo per verificare eventuali sintomi di insorgenza dal Covid. Ma questo vale solo per i viaggiatori in arrivo dai Paesi della Ue, mentre per quelli extracomunitari la quarantena si allunga a dieci giorni, come se il diverso passaporto garantisca una diversa capacità di contagio. Forse i cittadini europei, in quanto membri dell’Unione, hanno diritto a uno sconto sulla quarantena? Oppure al ministero della Salute sono convinti che la variante Omicron colpisca solo gli africani e preservi gli europei? Come accade da quando la pandemia ha consegnato i nostri destini nelle mani di Roberto Speranza, segretario di un minuscolo partitino post comunista, la risposta non c’è.Del resto, non c’è da stupirsi, è dal giorno in cui ci siamo ritrovati alle prese con il Covid che ci tocca registrare provvedimenti confusi, in contraddizione fra loro e quasi sempre in ritardo. Che il virus non si fermasse alle frontiere, a noi era noto da tempo, prova ne sia che a seguito dell’introduzione del green pass che obbligava anche gli autotrasportatori a dotarsi del certificato verde per poter effettuare le consegne, avevamo fatto presente che mentre gli italiani erano obbligati a esibire i test negativi o un passaporto di avvenuta vaccinazione, agli stranieri, molti dei quali in arrivo da Paesi a basso tasso di immunizzazione, non era richiesto nulla. All’epoca ci fu risposto che a loro, a polacchi e rumeni, senza green pass sarebbe stato impedito di scendere dal camion. Cioè, lo straniero avrebbe potuto entrare in Italia, viaggiare in lungo e in largo, ma senza lasciare il mezzo, consentendo cioè ad altri di scaricare la merce. Da ridere e soprattutto da non credere, perché nessuna persona di buon senso poteva digerirsi la balla di un camionista che percorre centinaia di chilometri senza fermarsi per fare pipì o per mangiare un panino in autogrill. Ma tant’è: l’importante è far finta che la decisione sia lungamente pensata da tecnici ed esperti. Fra le tante sciocchezze che abbiamo dovuto sentire, c’è anche quella che in alcune Regioni attribuiva l’aumento dei contagi alle manifestazioni no vax. Se in Friuli e in Alto Adige i ricoveri in ospedale sono cresciuti, la colpa sarebbe esclusivamente dei renitenti al vaccino. Peccato che sia la regione governata da Massimiliano Fedriga, sia il Sud Tirolo siano zone di confine attraversate da migliaia di frontalieri e turisti e peccato che Austria e Slovenia, da cui provengono ogni giorno lavoratori e viaggiatori, siano i Paesi europei meno vaccinati. Insomma, facile prendersela con i portuali no vax, più difficile fare i controlli che sarebbero necessari. E qui veniamo al problema dei problemi, a ciò che finora non ha funzionato e che promette di non funzionare anche in futuro. Avendo mezza famiglia svizzera, mi capita spesso di attraversare il confine di Chiasso e mai, né a me né ai miei familiari, è successo che qualcuno chiedesse di esibire il green pass o il risultato di un tampone. Alcuni miei amici, mentre in Italia gli impianti sciistici erano bloccati, se ne sono andati oltrefrontiera per concedersi una discesa e, prima di rientrare, si sono sottoposti tutti al tampone, convinti che il test sarebbe stato indispensabile per non avere noie, ma una volta giunti in dogana nessuno ha chiesto loro alcunché. Forse al ministero della Salute sono convinti che il virus viaggi in aereo e disdegni auto e camion? Beh, neanche quello. Sentite il racconto che ieri mi ha fatto un mio conoscente: a causa di un evento luttuoso ha dovuto raggiungere in tutta fretta, insieme con la famiglia, il Portogallo. Tutti erano in possesso del certificato che attestava la doppia vaccinazione, ma una volta giunti in aeroporto e pronti a salire sull’aereo si sono sentiti dire che senza tampone molecolare non sarebbero potuti partire. Risultato, hanno perso il volo e si sono dovuti sottoporre al test prima di prenderne un altro. Cioè, a Lisbona sono più avanti di noi, non solo per quanto riguarda i vaccini, ma anche per i controlli, perché pur avendo quasi il 90% di immunizzati, sanno che anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare. Non è finita: nel viaggio di ritorno, alla famiglia dei miei conoscenti non è stato chiesto alcun test. Anzi: li hanno stipati tutti insieme, ammassati come sardine, sulla navetta per l’aeroporto. Ora Speranza ci viene a dire che per Natale farà i controlli? Sì, ma dove? A casa sua?
Marta Cartabia (Imagoeconomica)
Sergio Mattarella con Qu Dongyu, direttore generale della FAO, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l'Alimentazione e l'Agricoltura (MuNe) nella ricorrenza degli 80 anni della FAO (Ansa)