
Che ci crediate o no, in epoca pandemica e con i tassi negativi chi ha investito in vino in due anni ha portato a casa un rendimento medio del 6%. Investire in vino richiede competenza, pazienza e fiuto, non perché le bottiglie si stappano, ma bisogna annusare (magari essendosi esercitati bene in degustazione) dove va il mercato, come si orienteranno i critici e come andranno le produzioni. Ma che l'investimento in vino sia diventato il nuovo asset della finanza è fuori di dubbio. Altrimenti non si spiegherebbe perché James Miles e Justin Gibbs, due che facevano milioni a palate trafficando con derivati e futures a Londra, hanno deciso di fondare la «Borsa del vino». Si chiama Liv-ex, ha un suo indice, fa scambi in 40 paesi, ha già 430 operatori ed è la Bibbia di cantine, collezionisti, consumatori raffinati e investitori. Proprio il Live-Ex segnala che il vino da collezione ha reso 6 punti in due anni. Ogni giorno sul quel mercato passano transazioni per 50 milioni di sterline. Sulla Verità alcuni giorni fa abbiamo parlato dei vini spumanti che maturano sott'acqua. Ebbene una bottiglia di Heidsieck Monopole 1907 Goût Américan Champagne recuperata da uno yacht affondato dai nazisti nella Manica è stata veduta dopo 80 anni sotto il mare a 213.000 euro. L'asta di una cantina da 17.000 bottiglie ha fruttato l'anno scorso a Hong Kong 28 milioni di euro. Fanno quasi 1.700 euro a bottiglia e c'era di tutto: dai blasonati a etichette cheap. «Questo è il fascino di operare in questo segmento, è un mondo eccezionale che offre anche ottime opportunità». Ne è certo Vincenzo Santelia, Ceo di Finarte, che per sapere cos'è e quanto vale basta la parola: è il collezionismo di valore elevato a cultura, che debutta nel mondo del vino con due aste da record. Si fanno martedì e mercoledì a Milano sempre alle 16 con dei lotti da capogiro. Quella italiana martedì prevede 395 lotti e ci sono occasioni che non si vedevano da anni; una verticale di 18 annate di Tignanello (Antinori) praticamente introvabile, poi Sassicaia, Gaja, Conterno, Solaia insomma il gotha italiano. Spigolando si trovano chicche da veri intenditori e lì sta l'abilità del collezionista. Mercoledì si replica con i francesi e i distillati. C'è in asta una star di grandezza superlativa: una Mathusalem (6 litri) di Chateau Ausone del 1986. La rassegna dei bordolesi come dei Bordeaux è di primissimo livello, ma è tra gli Champagne che si nascondono perle rare come ad esempio Krug Clos de Mesnil e la prima annata di Krug Clos d'Ambonnay. Per non dire dei cognac. Chi vuole andando su www.finarte.it può sfogliare i catalogo degli appuntamenti di martedì 29 e mercoledì 30. Se siete appassionati di vino sarà una lettura fantastica. Ma sarà il momento buono per comprare? «Ottimo», è la risposta di Vincenzo Santelia, «mai come adesso l'effetto Covid offre occasioni uniche. Molte cantine vengono dismesse e si trovano occasioni irripetibili». E allora viene il sospetto: non sarà che Finarte ha fiutato l'aria? Entra ora che c'è da «vendemmiare» e poi chiude il canale enoico? «Esattamente l'opposto», risponde anche un po' piccato l'amministratore delegato, «potrei dire che siamo entrati in questo segmento e ibi manebime optime! Ci troviamo benissimo. Io stesso ero scettico, poi ho provato a comprare vini cosiddetti cari e me ne sono innamorato, ne ho compreso il valore e affermo che l'asta è la migliore occasione perché si spuntano prezzi ottimi. Ad esempio potrebbe essere un'idea per un po' di amici mettersi insieme comprare una bottiglia di pregio e bersela. L'asta è la migliore delle porte per entrare in contatto con bottiglie da sogno. Lo dico soprattutto ai giovani». E per investimento? «Beh i rendimenti dei vini da collezione sono sotto gli occhi di tutti: conviene. Non foss'altro perché più passa il tempo più quei vini acquistano valore. Le bottiglie vengono comunque consumate e chi le tesaurizza vede aumentarne il valore in rapporto all'incrementata scarsità». Ne sa qualcosa quel signore che ha pagato un anno fa una bottiglia di Romanée Conti 100.000 euro, ma se la rivendesse ora probabilmente guadagnerebbe il 50%. E la domanda? Sostiene Vincenzo Santelia : «Sembrerà strano, pensando alla contrazione, ma la domanda cresce. Sul vino come in genere su tutti i beni da collezione».






