2021-03-25
Il viaggio africano dei misteri. Solo bocche cucite sul tour di Renzi
Matteo Renzi (Getty images)
A bordo del Cessna anche gli imprenditori Ferrari e Arcese. Giallo sul pagamento del biglietto aereo del leader di Italia vivaIn Africa c'erano un inglese, un tedesco e sei italiani. Sembra una barzelletta, ma non è così. È la sintesi del viaggio lampo di Matteo Renzi a Dakar in Senegal. Un viaggio descritto nei particolari da questo giornale, tanto da gettare nel panico i partecipanti che avrebbero voluto mantenere il massimo riserbo sulla trasferta, anche se non ci è chiaro il motivo di tanta riservatezza. Da lunedì abbiamo trovato solo bocche cucite: negli aeroporti di partenza e arrivo, presso le aziende dei compagni di viaggio di Renzi, negli uffici della compagnia trentina che ha gestito il volo. Nessuno vuole parlare di questa vicenda.Noi, scavando, abbiamo scoperto, che a bordo del Cessna 680 che è partito lunedì mattina da Brescia, si è diretto a Malaga in Spagna (dove l'ex premier si è unito alla comitiva), è atterrato a Dakar (dove Renzi ha incontrato l'ex premier britannico Tony Blair, l'inglese di cui sopra) c'erano almeno sette persone: oltre al senatore semplice di Scandicci, il succitato cittadino tedesco, l'ad del gruppo Germani Spa Mauro Ferrari, la di lui consorte, un certo Gori (che, però, non è il sindaco di Bergamo), un commercialista e, infine, un altro imprenditore, il trentino Matteo Arcese. Quest'ultimo, quarantaseienne di Rovereto, è a capo dell'omonimo azienda di trasporti e di logistica, ed è da tempo in affari con il gruppo Germani di cui è consigliere e socio con il 15% delle quote, mentre Ferrari ne controlla il 60 attraverso la Megrani Srl. Arcese e Ferrari, oltre al business condividono anche la passione per il basket. Il gruppo Germani è socio di maggioranza della Pallacanestro Brescia srl, Ferrari è consigliere delegato, il gruppo Arcese è sponsor. A quanto ci risulta a pagare il viaggio è stato proprio il gruppo Germani, azienda leader nel settore del trasporto su gomma di sostanze chimiche, carburanti e rifiuti industriali.Al quotidiano Brescia oggi Ferrari, a dicembre, aveva confidato di aver avviato un proficuo rapporto con il presidente senegalese Machy Sall: «Nei suoi piani vi è la costruzione di diverse infrastrutture stradali, che potrebbero richiedere un nostro supporto ai lavori» aveva detto l'ad. Renzi sta facendo da mediatore per l'affare o quanto meno ha presentato Ferrari a Sall? I diretti interessati tacciono, mentre i media, in queste ore, sembrano poco interessati alla questione. In ogni caso lunedì il globetrotter di Rignano e i coniugi Ferrari sono stati ricevuti insieme dal presidente. Un giornale locale ha fatto sapere che «le discussioni si sono concentrate sulla formazione nelle professioni del trasporto e su un progetto per una piattaforma di trasporto e logistica a livello della zona economica speciale di Diass».Poi il cronista ha indugiato su come il capo di Stato e il senatore si sono salutati stringendosi gli avambracci. L'ex sindaco di Firenze è rientrato dal Senegal martedì, in tempo per partecipare in Senato al dibattito di ieri. Anche questa volta il Cessna ha fatto uno scalo per lui, a Ciampino, per ripartire quaranta minuti dopo e atterrare a Brescia alle 21 e 15. Sul volo di ritorno pare, però, che non ci fossero né Ferrari, né la moglie e neanche il tedesco, tutti rimasti in Africa.Ieri abbiamo scritto che secondo un sito specializzato il volo sarebbe costato una cifra oscillante tra i 32 mila e i 65.000 euro. Ma, attraverso Il Fatto Quotidiano, il fu Rottamatore ha fatto trapelare di «aver pagato personalmente il biglietto», come se quel Cessna fosse un volo di linea. Abbiamo provato ad avere conferma di questa versione dall'addetta stampa del senatore, Beatrice Rutiloni, che dopo averci cortesemente promesso di informarsi, è sparita dai radar come tutti in questa vicenda. Forse perché ai comuni mortali risulta difficile pagare il «biglietto» per un volo privato che vada a recuperarli dove si trovano per il week end e che, al ritorno, li scarichi sotto casa. Resta la domanda delle cento pistole: perché la Germani ha fatto tutto questo? Per amicizia? Ed era previsto che Renzi pagasse una quota del viaggio come ai tempi delle gite scolastiche o la decisione è stata presa dopo il nostro scoop? Qualcuno ha una fattura da mostrare? Purtroppo sono tutte domande che restano per ora senza risposta, nonostante le numerose richieste di spiegazioni. Il mistero resta fitto. E le bocche cucite. Il leader di Italia viva, invece, all'uscita dal Senato, pur senza citare il Senegal, ha rivendicato: «Non c'è alcun conflitto d'interessi. L'unico interesse in conflitto è di qualcuno che vorrebbe che io smettessi di parlare dell'Italia. L'attività parlamentare è compatibile con quella di uno che va a fare iniziative all'estero, su questi temi è tutto perfettamente in regola e legittimo».Non ha citato l'Africa, ma, con i giornalisti, è ritornato sul suo rapporto con il controverso principe arabo Mohammed bin Salman: «È un mio amico e che sia il mandante dell'omicidio Jamal Khashoggi lo dite voi. L'amministrazione Biden non ha sanzionato bin Salman». In compenso la Cia ha reso pubblico un imbarazzante report sul caso. Ma quello Renzi non deve averlo letto.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson