2020-11-10
Il veto del golden power si allarga fino ad Autostrade
Nuovo dpcm per tutelare da investitori stranieri i settori «energia, strade e media». Vale per la famiglia Benetton e per Vivendi.Si avvicina la fine dell'anno. E la normativa sul golden power, il potere di veto del governo sulla vendita di aziende o asset strategici del Paese attende una revisione. Innanzitutto, scade l'estensione dei poteri speciali alle imprese o ai fondi europei e in seconda istanza entreranno in vigore due nuovi dpcm con l'obiettivo di fare chiarezza sui settori e sulle priorità da perseguire. Con l'occasione di fare chiarezza e mettere in ordine la normativa, il governo mira a prendere due piccioni con una fava. Nel dpcm diffuso ieri il premier Giuseppe Conte fa una nuova lista dei settori da tutelare. Stringe il mirino e si fa più selettivo. Se i piani del governo dovessero essere confermati ora anche i settori dei media e delle concessioni autostradali dovranno sottostare alle regole della golden power. Sul fronte autostrade, la normativa sarà utile da momento che nel piano di Cdp c'è sia il coinvolgimento di grandi fondi stranieri sia l'intenzione di uscire successivamente dall'investimento (Cdp equity gestirà la newco che acquisterà l'88% di Aspi con Blackstone e Macquarie). Sul fronte Mediaset - Vivendi, che hanno un contenzioso legale aperto da tempo, il governo Conte non firmerà un emendamento al decreto Ristori per assegnare i poteri di veto anti-francesi all'Agcom, come si diceva nei giorni scorsi, ma estenderà direttamente la normativa golden power anche al settore dei media. Nel frattempo, c'è già stato un boom di notifiche pervenute alla Presidenza del Consiglio ai sensi della normativa golden power. Quasi sempre poche decine all'anno, a fine 2020 potrebbero essere circa 300, secondo la relazione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro presentata pochi giorni fa in Parlamento. E nella sostanza anticipata dalla Verità. Il veto, finora, non è però stato messo su nessuna. Ed è proprio per questo motivo che Parlamento e governo si stanno attrezzando con un secondo dpcm in via di definizione. Il che porta a una domanda di fondo. Perché - con tutto quello che sta accadendo e dopo numerosi annunci e alert pubblici - dotarsi di una delle leggi più aspre e stringenti del panorama europeo per poi alla fine sparare a salve? Possibile che in tutti questi mesi il governo non abbia mai ravvisato gli estremi per far valere il proprio peso politico? Tanto più se come sembra si deciderà di estendere l'obbligo di notifica alle aziende Ue pure per il 2021. Il numero uno della Consob, Paolo Savona, ha più volte sollecitato una sorta di lista o almeno indicazioni più precise. Proteggere tutto significa non proteggere nulla. Ci auguriamo che entro Natale si possa aggiustare il sistema di protezione nazionale, altrimenti avremo sprecato la solita occasione e ci toccherà dire che, come spesso accade, alle parole del governo non seguono i fatti. Le prossime settimane saranno decisive per capire l'andazzo. ad esempio il fondo australiano Macquarie ha offerto a Italgas 1,1 miliardi per acquisire l'impianto di stoccaggio di Cornegliano. Vedremo se il governo avrà qualcosa da ridire o bollinerà l'offerta e quindi il passaggio di proprietà.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)