2022-01-29
Il vaccino italiano immunizza più a lungo ma politici e tecnici se ne disinteressano
iStock - nel riquadro Maurizio Federico, direttore del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto superiore di sanità
Uno studioso dell’Iss ha messo a punto un preparato che sembra dare una protezione di anni. Ma la sperimentazione va a rilento.Se c’è un ritornello che in questi mesi ci siamo sentiti ripetere fino allo sfinimento è proprio quello che recita: «Chi è contro il vaccino è contro la scienza». Ebbene, sembra però che ci siano alcuni vaccini a cui opporsi, tutto sommato, è legittimo. O, meglio, vaccini a cui le autorità sanitarie sembrano prestare poca considerazione, forse perché non sono prodotti da qualche gigantesca azienda transnazionale. È il caso del prodotto a cui sta lavorando ormai da mesi uno studioso italiano chiamato Maurizio Federico, direttore del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto superiore di sanità.Forse a qualche lettore non risulterà nuovo il suo nome. Mesi fa il nostro giornale gli aveva dato la parola per una orribile vicenda legata a sua figlia, Elisabetta Federico, detta Lisa, morta a soli 17 anni il 3 novembre del 2020 per un trapianto di midollo osseo all’ospedale Bambino Gesù di Roma. La ragazza, per la precisione, fu ricoverata nel reparto di oncoematologia e terapia cellulare e genica dell’ospedale pediatrico, diretto da Franco Locatelli, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Federico raccontò la sua storia straziante: «Mia figlia aveva una malattia del sangue benigna, però al Bambino Gesù hanno deciso per un trapianto di midollo anche se il sangue del donatore, tedesco, non era compatibile».Il dramma famigliare, però, non ha impedito a Federico di continuare la sua attività di ricerca all’interno dell’Istituto superiore di sanità. Un lavoro che ha portato frutti. Per farla breve: lo studioso ha sviluppato un vaccino che sembra proprio funzionare, e rispetto a quelli attualmente disponibili ha una caratteristica in più: potrebbe far sviluppare un’immunità di lunga durata, fino a 16-17 anni, resistendo anche alle varianti. C’è un solo problema: questa ricerca nessuno, a livello istituzionale, sembra avere intenzione di sostenerla come si dovrebbe.A maggio del 2021, Marcello Gemmato di Fratelli d’Italia pretese dal ministero della Salute di avere risposte ufficiali. Aveva letto sulla rivista scientifica Vaccines i promettenti risultati del lavoro di Federico, e voleva sapere perché non si tentasse di favorire questa importante ricerca tutta italiana, per altro condotta da un esperto che lavora per l’Iss. Gli rispose il sottosegretario Andrea Costa, spiegando che sì, in effetti gli studi di Federico stavano dando buoni risultati ma che per il momento non si poteva andare granché oltre.Già questa vicenda basterebbe a strapparsi i capelli per la rabbia: con tutta l’insistenza posta sui sieri dobbiamo trascurare proprio quello fatto in casa nostra e che potrebbe evitare richiami continui? È da pazzi. Purtroppo, dal 2021 a oggi non ci sono stati grandissimi avanzamenti. O, meglio, ce ne sono stati sul piano scientifico, ma non su quello mediatico né tanto meno su quello politico.Pochi giorni fa su Biorixv.org sono usciti in preprint (e presto saranno pubblicati in versione definitiva) i nuovi risultati ottenuti negli ultimi mesi da Federico sui topi da laboratorio. Questi dati dimostrano che il suo vaccino sta funzionando su cavie con una infezione da Covid molto pesante. È un passo avanti notevole, a cui però l’Istituto superiore di sanità non ha dato alcuna pubblicità. Noi ce ne siamo accorti quasi per caso, controllando online le pubblicazioni più recenti.Il punto è che il vaccino di Federico si basa su un principio diverso da quello utilizzato per gli altri vaccini attualmente in commercio, ovvero l’immunità cellulare indotta dai linfociti CD8 T. Non è tutto. Come noto, i prodotti attualmente disponibili lavorano sulla proteina S, la quale però cambia a seconda delle varianti. Federico, invece, si focalizza sulla proteina N, che è presenta in tutte le varianti.Il ricercatore italiano ha deciso di muoversi in questa direzione dopo aver studiato i dati disponibili sul Sars-Cov-1, i quali mostrano alcuni particolari molto interessanti. A distanza di circa sedici anni dal contagio, infatti, ci sono persone che sono ancora immuni dal virus progenitore di quello attualmente in circolazione. I risultati ottenuti grazie a questo approccio, come si diceva, sono molto incoraggianti. Gli esperimenti di laboratorio mostrano che il vaccino italiano consente lo sviluppo di una memoria immunitaria a livello dei polmoni, cosa che eviterebbe tantissimi casi di malattia grave. Inoltre, l’ipotesi che il nuovo prodotto garantisca una resistenza al virus di lunga durata sembra potersi concretizzare.Ovviamente è ancora troppo presto per parlare di una scoperta rivoluzionaria in grado di risolvere gran parte dei nostri problemi. Sarebbe necessario, a questo punto, passare alla sperimentazione umana, e farlo in fretta. Eppure tutto procede a rilento. I fondi utilizzati per sviluppare questo vaccino sono briciole, meno di 200.000 euro. Quanto all’attenzione mediatica e istituzionale, beh, praticamente è inesistente. Viene da chiedersi quale sia il motivo di tanta superficialità e a disattenzione. Ma forse le risposte a questa domanda sono fin troppo scontate: abbiamo firmato contratti opachi ma pesantissimi con le grandi case farmaceutiche, dunque l’idea di spingere sul vaccino italiano potrebbe contrastare con la linea seguita finora a livello europeo. Il risultato è evidente: potremmo avere in casa un piccolo gioiello, un frutto della scienza che ci consentirebbe di risolvere almeno una parte delle magagne in cui ci troviamo invischiati, ma facciamo finta che non esista.«Chi è contro il vaccino è contro la scienza», usa dire la Cattedrale sanitaria. Ma alcuni vaccini, a quanto pare, si possono trascurare con serenità.