2020-11-09
Edward Luttwak: «Il trumpismo ha vinto. Ora voti l’Italia e cacci il governo intrallazone»
Il politologo: «Le elezioni Usa dimostrano che è possibile andare alle urne pure in piena emergenza. Donald? Dovreste farlo Papa»Edward Luttwak, economista e politologo: sono state le elezioni più folli della storia americana. Mentre parliamo, Joe Biden ha un piede alla Casa Bianca. Ma non è detto che sia finita, anzi: Donald Trump ha parlato apertamente di possibili brogli. Ha ragione?«Veri e propri brogli non ne vedo, al massimo qualche irregolarità qua e là. D’altronde la paura del Covid ha moltiplicato per dieci la massa dei voti via posta, mentre il numero degli addetti allo scrutinio è rimasto lo stesso. Ma sono solo problemi organizzativi». Trump dice di non volersi arrendere. Prevede un cambio della guardia drammatico? «No, Donald Trump è abituato a rumoreggiare. Gli avvocati faranno i loro ricorsi, magari verrà ammesso qualche riconteggio qua e là, ma nulla che ribalti il risultato. E state tranquilli: la democrazia americana reggerà benissimo questo passaggio difficile». Perché Trump è uscito sconfitto?«Aveva tutti contro, soprattutto quelli con i soldi: e alla fine, nel pieno d’una emergenza sanitaria, stava quasi per vincere. Insomma, ha fatto miracoli». Miracoli? «Tutti i media mainstream, dalla Cnn al New York Times al Washington Post, prevedevano una disfatta clamorosa di Trump. Addirittura c’era chi prevedeva la scomparsa dei repubblicani dal Senato. Pronostici sballati. Ne deduco che forse i media americani conoscono i libanesi: sicuramente non conoscono gli americani».E dunque? «Dunque i proprietari dei giornali e delle tv dovrebbero guardare in faccia i loro giornalisti e fargli notare che hanno messo in piedi una gigantesca opera di disinformazione». Comunque sia. I voti sono voti. «È vero, Trump ha perduto la presidenza, ma se andiamo a guardare il voto al Congresso, le cose cambiano».Cioè? «Alla Camera dei rappresentanti i repubblicani sono cresciuti. Addirittura sfiorano il controllo del Senato. Se questo accadesse, la vita per il presidente Biden si farebbe molto difficile, a cominciare dalle prime nomine. E poi non dimentichiamo i dollari». I dollari?«In questa campagna elettorale i democratici hanno speso il triplo dei repubblicani. Miliardari democratici hanno investito centinaia di milioni di dollari per cacciare dal Senato il capo della maggioranza repubblicana Mitch McConnell, e il consigliere di Trump Lindsey Graham. Non ci sono riusciti». Ci sta dicendo che la sconfitta di Trump in realtà è una mezza vittoria?«Diciamo che Trump ha perso, ma il trumpismo ha vinto». Il trumpismo? «Oltre gli scandali e le intemerate, l’eredità che lascia Trump non si tocca: ha tagliato le tasse e ha disboscato le regole inutili e obsolete che imbrigliavano l’economia americana. È per questo che negli ultimi quattro mesi la ricchezza del Paese è cresciuta del 30%. Tutto ciò è stato apprezzato anche dalle minoranze afroamericane». Addirittura?«Con Trump la disoccupazione tra afroamericani e ispanici è ai minimi storici. I democratici offrono solo belle parole e sussidi. Trump non offre sussidi e non ispira simpatia: però crea posti di lavoro». Sta di fatto che Joe Biden è il presidente più votato di sempre. Un motivo ci sarà. «È vero, ha preso moltissimi voti popolari. Ma lo ha fatto sconfessando totalmente i programmi del suo partito. Parlo dei vari Bernie Sanders e Elizabeth Warren, gente che sogna un’America socialista. Molti di questi estremisti non sono stati rieletti in parlamento, perché gli americani non vogliono saperne di quelle teorie economiche». Questo smentirebbe la narrazione democratica?«Mettiamola così: queste elezioni dimostrano che l’americano medio non è caratterizzato dall’etnia o dagli orientamenti sessuali. Non è un omosessuale, e neanche bianco o nero. L’americano medio è semplicemente una persona che lavora, e che sogna il benessere. Ecco perché sostengo che il trumpismo abbia vinto, a prescindere dall’inquilino della Casa Bianca». Dunque quale sarà la linea di Biden sull’economia? «Quella di non toccare ciò che ha fatto Trump. D’altronde è un moderato cattolico. I suoi nemici sono per l’appunto i democrats radicali». Avrà vita facile? «Se davvero il Senato resterà in mano repubblicana, il partito democratico entrerà in crisi di identità». Trump è solo una parentesi turbolenta della storia americana?«No, Trump tornerà, perché le sue ricette economiche sono vincenti. Rappresenta l’America meglio di chiunque altro. Anzi, se gli italiani potessero, dovrebbero collocarlo al posto del Papa». Buona questa. «No, dico sul serio. Dovreste prendere Trump, metterlo su un aereo e installarlo in Vaticano. Le sue idee vi tornerebbero molto utili, perché l’economia italiana è terribilmente soffocata dalle pastoie burocratiche». Lei dice? «Mi è appena arrivato un contratto dalla vostra tv pubblica per un’apparizione televisiva. Sono 23 pagine di testo. Dovrei stamparle su carta, firmare su ogni singolo foglio, e poi rispedire tutto indietro. Mi pare una roba assurda. Ma da voi funziona tutto così, a quanto sembra». Cosa ne pensa del nostro secondo lockdown e della suddivisione dell’Italia in regioni rosse, gialle e arancioni? «Il governo italiano ha fatto una scelta legittima. Quella di proteggere gli anziani e sacrificare i giovani». Sacrificare i giovani? «In Italia è in atto una congiura contro bambini e ragazzi. I giovani non possono più lavorare. I ragazzi non possono andare a scuola. E forse i bambini dovranno ancora rinunciare all’asilo. Tutto per proteggere i vecchi». Proteggere gli anziani non è forse una scelta obbligata? «È una questione di priorità. In Svezia le scuole sono rimaste aperte, ma non mi sembra che il dato sulla mortalità del virus sia molto diverso. I contraccolpi sui ragazzi sfuggono alle statistiche, ma sono gravi e un giorno bisognerà occuparsene». Quali contraccolpi? «Tanti bambini e ragazzi temo usciranno traumatizzati da questo lockdown. Penseranno che, se non possono più andare a trovare la nonna, la colpa sia loro. Per non parlare della perdita di socialità dovuta alla chiusura delle scuole. Stanno perdendo tempo prezioso per progredire. E questo in un Paese dove, da sempre, la fertilità è bassissima». E il lavoro cosa c’entra?«La congiura italiana contro le giovani generazioni non nasce con il virus. Viaggia in parallelo con la scelta di restare nell’euro al fine di proteggere le pensioni, anziché uscirne per puntare sulla crescita, sui posti di lavoro, sulla valuta competitiva». Luttwak, guardi che l’Italia non è l’America. Guerre di indipendenza non se ne possono fare. «Intanto potreste cominciare abolendo il divieto di licenziamento, che per me è una pura atrocità». Come sarebbe? Non serve a garantire i lavoratori nell’emergenza? «Il punto è che se non permetti i licenziamenti, non permetti neanche le assunzioni. Un datore di lavoro che deve ridurre l’organico a Genova per avere risorse a Bari, non può farlo. Questo paralizza il sistema». Lei cosa propone? «La crescita dell’economia prevede che alcune attività si esauriscano, per far sì che ne emergano di nuove. Invece, mentre gli Stati Uniti eliminano i divieti, l’Italia ne aggiunge di nuovi. Siete il popolo più produttivo d’Europa, ma vi autosoffocate con regole medievali». Per ora, procediamo con i sussidi. «Appunto. Viviamo in un momento di grandi trasformazioni tecnologiche, aziende che ripensano il loro modo di produrre, nuove sperimentazioni di lavoro da casa: davvero pensate di andare avanti col sussidio, con metodi di trent’anni fa?». Insomma, cosa insegnano all’Italia queste elezioni americane?«Intanto insegnano al vostro presidente della Repubblica che evitare le elezioni ad ogni costo non è la scelta più saggia. Soprattutto se l’alternativa è tenersi un governo di intrallazzatori». Prego?«Se non sbaglio il governo Conte è nato grazie a Matteo Renzi. Perché avrebbe fondato un nuovo partito, staccandosi dal Pd?».Per gettare le basi di un centro moderato?«No. Per portare a casa le nomine che gli interessavano. Tutto qua. Ecco, Renzi personifica alla perfezione la sudamericanizzazione dell’Italia». Sono le regole del gioco di una repubblica parlamentare. Torno a dirle che non siamo l’America. «Infatti gli americani non avrebbero mai tollerato un governo come il vostro. Anzi, nessun Paese in Europa avrebbe mai tollerato un primo ministro nato sulla base di un accordo di palazzo tra due partiti che la pensano all’opposto. Insomma, spero che passata l’emergenza l’Italia torni alla normalità».E qual è la normalità?«Si vota, e chi vince governa. In America, da più di duecento anni, tra alti e bassi, funziona così».
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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