2021-01-15
Il «tonno» era una Balena bianca e ora i grillini sono appesi a Mastella
S'avvera la profezia di Dibba: il Movimento doveva aprire il Parlamento come il Rio Mare, ma è finito in braccio agli ex Udeur. E per salvarsi (derisi pure da Antonio Razzi), Luigi Di Maio & C. inseguono la moglie dell'emblema della casta.«Diventeremo come l'Udeur, un partito buono per la gestione di poltrone e carriere». Tutto si sarebbe aspettato Alessandro Di Battista il 30 settembre scorso, tranne che di passare da provocatore a profeta. La crisi di governo ha accelerato la trasformazione fisiognomica da horror hollywoodiano del Movimento 5 stelle, nato per cacciare la casta e finito a dar la caccia al voto di Clemente Mastella che inventò l'Udeur. Anzi, dei Mastellas, perché il pallino in Senato è in mano alla moglie Alessandrina Lonardo detta Sandra, leonessa nella savana del gruppo misto, eletta in Forza Italia e poi scivolata nel limbo in chiave anti Salvini. Oggi l'ago della bilancia è lei. E chi fino all'altroieri faticava a salutarla (per via degli arresti domiciliari con i quali pagò pedaggio al giustizialismo del vaffa nascente) adesso le manda fiori e profumi per convincerla a salvare lo zoo politico di Giuseppe Conte. È la malinconia dei leoni sdentati. Da giustizieri del trasformismo a mendicanti di voti, ora Luigi Di Maio e Roberto Fico sono pronti ad abbracciare i «responsabili», un tempo «impresentabili», definiti traditori e ladri quando passavano da sinistra a destra (e non viceversa) negli anni dei governi Berlusconi. Sottigliezze. Adesso i parametri sono altri e di cani sciolti ne servono 11. Il primo a benedire la santa alleanza con i reduci della prima Repubblica è proprio Di Maio con un'uscita surreale, degna di un Ciriaco De Mita con la gastrite: «Il mio appello si rivolge a tutti i costruttori europei che, come questo governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all'Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto. Insieme possiamo mantenere la via. Guardiamoci intorno e troveremo un Paese che chiede di essere ascoltato». Se lo ascoltasse davvero toglierebbe il disturbo anche lui, ma i fasti della casta rendono sordi. È una vecchia nenia, con quel «costruttori europei» ribadito come un'eco dall'omelia di Beppe Grillo del giorno prima: «Stiliamo insieme un patto fra tutti i partiti costruttori per il bene dell'Italia. Non può esistere in questo momento una distinzione fra maggioranza e opposizione. Lavoriamo alla ricerca di un obiettivo condiviso». L'immagine dei costruttori - più da palazzinari che da missionari - la dice lunga sulla volontà di abbracciare non solo i Mastellas ma anche i Berluscones per creare quella maggioranza Ursula che piace a Romano Prodi, necessaria per bypassare le bizze renziane. Feriti, smarriti e con il problema della rata del mutuo, i grillini sono arrivati in fondo alla mutazione genetica progressiva. Guardano ammirati i nuovi ideologi di riferimento (Mastella, la moglie di Mastella, Prodi, D'Alema) e sono pronti a farsi prendere per mano da loro nel corridoio dei Passi perduti. Non tutti, ma il partito di maggioranza è allo sbando. Ed è deciso a imbarcare di nuovo - il verbo non è casuale - anche i transfughi, coloro che il movimento ha cacciato con ignominia negli ultimi due anni. Il primo è Gregorio De Falco che conferma: «La moglie di Mastella mi ha cercato chiedendomi di far parte di un gruppo di “responsabili" per sostenere Conte. Serve un cambio di passo, per esempio fare più tamponi senza appuntamento e a prezzo calmierato. Se si ragionasse in questi termini ci si può pensare». Anche i voti dei reprobi Carlo Martelli e Lello Ciampolillo non puzzano più. Sull'arca di Mastella c'è posto e non è il momento di fare gli schizzinosi. Il movimento del «no alle alleanze», del «parlamentarismo come malattia» ha imparato a digerire tutto. Anche il rientro immediato dei renziani senza Matteo Renzi come i socialisti Riccardo Nencini ed Enzo Maraio. Eppure una parte dei pentastellati continua a guardare il dipanarsi della crisi come un brutto film e non capisce l'insistenza fideistica sul Conte bruciato. Sono i sostenitori di Fico, che sarebbe disposto a cambiarsi d'abito e a guidare un nuovo esecutivo ancora più sbilanciato a sinistra. Sono i vietcong duri e puri vicini al Dibba, che proprio non riescono a smaltire tutto neppure con il bicarbonato. Ieri il senatore della Lega, Gianmarco Centinaio, ha rivelato: «Stiamo trattando il passaggio di alcuni senatori 5 stelle alla Lega. Non faccio nomi ma qualcuno arriverà presto». Nel frattempo per un pugno di voti Mastella avrà l'aura da statista. Vale la pena riassumere il profilo dell'ultimo totem grillino, che nel 1989 entrava da sottosegretario nel sesto governo di Giulio Andreotti mentre Di Maio portava il pannolino. Mastella è casta in purezza, quintessenza dell'inciucio. Il gran visir di Ceppaloni tenne a battesimo un governo D'Alema dopo essere stato eletto con il centrodestra e fece cade un governo Prodi dopo avere abbracciato l'Ulivo come albero della vita. I grillini entrati in parlamento per aprirlo come una scatola di tonno, nel Rio Mare hanno trovato la Balena bianca. Truppe mastellate pronte per il paradiso dell'Udeur.Le parole di don Clemente sono da sempre stille di modernariato democristiano. Un esempio: «Quando sento odore di centro, che per me è piacevole come quello delle braciole, vado ad annusare più da vicino». Ieri ha usato due metafore. La prima sexy: «I “responsabili" sono come l'amante. A un certo punto devi dare loro dignità, portarli allo scoperto. Altrimenti sul più bello non potrai contare su di loro». La seconda bucolica: «Siamo spaventapasseri, cerchiamo di difendere il grano senza usare munizioni». A proposito di grano, l'ultima parola è di Antonio Razzi, che insegna responsabilità all'università della vita: «I salvatori di Conte ci sono già. Chi rinuncia a 12.000 euro al mese?».
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Charlie Kirk (Getty Images)