2023-02-22
Il testamento di Bochicchio: 230 milioni di euro di debiti
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Massimo Bochicchio quando fu arrestato (Ansa)
E' stata depositata la sentenza di estinzione del reato per la morte del broker che aveva truffato l'ex allenatore dell'Inter Antonio Conte. Secondo i giudici è probabile che gli eredi rinunceranno all’eredità date le altissime richieste di risarcimento.«[…]va emessa sentenza di non doversi procedere come chiesto dalle parti in quanto i reati sono estinti per morte del reo, provata dalla certificazione in atti». In 15 pagine depositate a dicembre la procura di Roma ha chiuso il procedimento a carico di Massimo Bochicchio, il broker di Capua morto nel giugno del 2023 in un incidente sulla Salaria, lasciando dietro di sé una lunga scia di misteri oltre che una lista di creditori non indifferente. I giudici che hanno chiuso il procedimento calcolano che Bochicchio abbia debiti per 230 milioni di euro, senza contare altre richieste di risarcimento e avvertono che con molta probabilità la famiglia rifiuterà l’eredità perché potrebbe essere oggetto di dispute legali. Come noto la storia di Bochicchio ha tenuto appeso il mondo del calcio e delle forze dell’ordine per almeno 2 anni. Colpito da una raffica di richieste di sequestro all’estero (fu l’allenatore del Tottenham Antonio Conte il primo a muoversi tramite legali inglesi per ottenere indietro i suoi 30 milioni di euro), Bochicchio è stato per diversi mesi latitante tra Dubai e Hong Kong. Poi fu arrestato in Indonesia e quindi riportato in Italia dove fu messo ai domiciliari, con tanto di permessi di salute per uscire. E’ morto il 19 giugno del 2022, ad appena 24 ore di distanza dalla prima udienza del processo dove avrebbe dovuto rispondere dei reati di truffa e riciclaggio. Le indagini sulla sua morte vanno a rilento. La ricostruzione esatta della dinamica dell’incidente non è ancora stata fatta. Nel frattempo i tanti creditori, più di 50 sono le parti civili citate nella sentenza di estinzione del reato di cui la Verità è entrata in possesso, stanno ancora cercando di recuperare parte del bottino all’estero. In particolare, si prova a colpire le banche da dove transitavano gli investimenti che Bochicchio raccoglieva nei salotti della buona borghesia romana o in quello del calcio. La sentenza è molto chiara. E mette subito in chiaro come non sussistano «gli estremi di una sentenza assolutoria di merito, ancorabile al presupposto della prova evidente dell'innocenza dell'imputato». Anche perché, «in considerazione la raccolta di investimenti in denaro fatta in Italia, con bonifici partiti dal territorio dello Stato e diretti all'estero, e con piena giurisdizione italiana a fronte di condotte (quantomeno parzialmente per le fattispecie di riciclaggio) realizzate in Italia», va ricordato l’esercizio abusivo dell'attività finanziaria e che il Bochicchio non fosse iscritto all'albo degli intermediari finanziari al momento dei fatti in contestazione». Anzi, «anche in relazione al riciclaggio, non emergono evidenti cause di proscioglimento, trattandosi di importi pari a diversi milioni di Euro, che secondo la prospettazione accusatoria erano stati sottratti all'imposizione fiscale prima di essere ricevuti dal Bochicchio». E infine, secondo la Corte «le risultanze istruttorie non consentono altre considerazioni, giacche l'imputato perdeva la vita il giorno prima dell'inizio dell'esame testimoniale di due testi […] che avrebbero dovuto riferire sul contenuto delle indagini svolte, anche in relazioni alle conversazioni intercettate e alla loro attribuzione a diversi soggetti. In tale contesto le pretese risarcitorie delle numerose parti civili non possono più essere oggetto del presente processo, che inevitabilmente si conclude con la declaratoria di estinzione <lei reati per morte del reo». Secondo i giudici, i beni che sono stati sequestrati in questi anni, sono in buona parte oggetto di richiesta «di restituzione da parte di Arianna Iacomelli, vedova dell'imputato, che sostiene di essere esclusiva proprietaria delle somme giacenti sul conto corrente a lei intestato pari a 547.000 e dei preziosi contenuti in una cassetta di sicurezza». Ma allo stesso tempo, si definisce come «realistica è poi l'ipotesi che taluno dei chiamati - anche minorenni - rinuncerà all’eredità, ove si consideri che le richieste delle parti civili costituite nel presente processo […] ammontano a circa 230.000.000, al netto dei risarcimenti dei danni a vario titolo azionati». E infine, su quanto sequestrato, «può realisticamente prevedersi allo stato degli atti una controversia sull’avente diritto alla restituzione, qui evidenziandosi che allo stato non è dato sapere se l'imputato abbia redatto testamento, o se si farà luogo alla successione legittima con conseguente qualità di erede in capo alla stessa Iacomelli e ai figli e se vi sari conflitto tra la lacomelli in proprio e gli eredi chiunque essi siano ».