2025-03-27
«Il tempo è buono, colpiamo ora». I piani di attacco Usa diffusi in chat
J.D. Vance e Pete Hegseth
Si allarga lo scandalo sulle conversazioni dei vertici statunitensi a proposito del blitz contro gli Huthi condivise per errore con un giornalista. La Casa Bianca: «Non c’erano informazioni classificate».Lo scandalo delle chat che sta investendo l’amministrazione Trump si allarga. Se, qui da noi, hanno fatto scalpore le frasi in cui il vicepresidente J.D. Vance e il capo del Pentagono, Pete Hegseth, attaccano l’Europa (definendola «parassita»), oltreoceano sono ben altre le ragioni di preoccupazione. La vera domanda, cavalcata soprattutto dai democratici, è come sia possibile che messaggi su un imminente attacco militare scambiati tra le massime autorità della prima potenza mondiale siano finiti nelle mani di un giornalista come Jeffrey Goldberg, direttore di The Atlantic. I diretti interessati hanno subito chiarito che nessuna informazione classificata è circolata nel gruppo Signal, che includeva, oltre ai già citati, anche Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale e creatore del gruppo, Marco Rubio, segretario di Stato, Tulsi Gabbard, direttore della National Intelligence, John Ratcliffe, direttore della Cia, Susie Wiles, capo dello staff della Casa Bianca, e Brian McCormack, membro del Consiglio di sicurezza nazionale. Rassicurazioni ribadite dai direttori Gabbard e Ratcliffe durante le audizioni al Senato e alla Camera avvenute nei giorni scorsi. La prima, in particolare, ha ammesso l’errore - l’inclusione nel gruppo di Goldberg e la trattazione di temi sensibili su Signal - ma ha escluso la condivisione di dati classificati. Come noto, il giornalista si è ritrovato a leggere uno scambio di messaggi tra i più alti funzionari statunitensi in merito all’imminente attacco agli Huthi, nello Yemen, a causa di uno sbaglio commesso da Mike Waltz, che lo aveva aggiunto per sbaglio alla chat. Goldberg, ieri, ha diffuso altri stralci di conversazione per smentire le difese ufficiali. «Ecco i piani di attacco che i consiglieri di Trump hanno condiviso su Signal», titola il suo ultimo articolo su The Atlantic. Sul banco degli imputati c’è Pete Hegseth, segretario della Difesa già molto discusso al momento della nomina, confermata al Senato solo grazie al voto decisivo di Vance. Nel nuovo pezzo di Goldberg emergono screenshot in cui il capo del Pentagono fornisce alcuni dettagli delle operazioni: «Il tempo è favorevole, ho appena ricevuto la conferma dal Centcom che abbiamo l’ok per la missione», scrive, elencando poi gli orari di decollo dei caccia coinvolti (e indicando il momento in cui sarebbero state sganciate le bombe). Per i democratici, questo equivarrebbe alla diffusione su canali non sicuri di piani di guerra. «Avrebbe potuto far uccidere i nostri uomini e le nostre donne!», ha postato su X Ruben Gallego, senatore dem per lo stato dell’Arizona. «Orari degli attacchi, quando gli aerei decollano, quali armi vengono usate, tutto condiviso in modo non sicuro. Il segretario alla Difesa deve dimettersi». «Sostengono che le informazioni altamente sensibili sulla missione di bombardamento degli Huthi non fossero classificate», gli fa eco Richard Blumenthal, senatore per il Connecticut. «Niente meritava di essere maggiormente classificato: dettagli sui bersagli, le armi, i tempi e altro ancora hanno messo in pericolo i piloti americani e altri».Waltz, che si è assunto la responsabilità per l’errore commesso, ha minimizzato la delicatezza dei contenuti. «Nessuna posizione. Nessuna fonte o metodo. Nessun piano di guerra. I partner stranieri erano già stati informati che gli attacchi fossero imminenti», ha scritto in un post su X. Sulla stessa linea Hegseth: «The Atlantic ha pubblicato i cosiddetti “piani di guerra” e questi “piani” includono: nessun nome. Nessun bersaglio. Nessuna posizione. Nessuna unità. Nessun percorso. Nessuna fonte. Nessun metodo. E nessuna informazione classificata. Sono proprio dei piani di guerra schifosi». E aggiunge: «Questo dimostra solo una cosa: Jeff Goldberg non ha mai visto un piano di guerra o un “piano d’attacco” (come lo chiama ora). Nemmeno lontanamente». Ratcliffe, martedì al Senato, ha precisato che spetta a Hegseth decidere cosa sia classificato. «The Atlantic ha ammesso, questi non sono piani di guerra», ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, pubblicando la foto dell’ultimo articolo di Goldberg, che li definisce «piani di attacco». Intanto, secondo Associated Press, i senatori Roger Wicker (repubblicano, presidente della commissione per le Forze armate) e Jack Reed (dem) chiederanno un’indagine sulla vicenda. Wicker ha sostenuto che le informazioni diffuse dovevano essere classificate.Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente e anch’egli membro del gruppo Signal, ha invece respinto le accuse di aver letto la chat mentre era in Russia: «Sono incredulo che un buon giornale come il Wall Street Journal non abbia verificato se avessi con me dispositivi personali durante uno qualsiasi dei miei viaggi a Mosca. Se lo avessero fatto, avrebbero conosciuto la verità. Ossia, che avevo con me solo un telefono sicuro fornito dal governo per situazioni speciali, quando si viaggia in regioni in cui non si vuole che i propri dispositivi vengano compromessi».
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)