2022-07-18
Maurizio Costanzo: «Il talk show potrebbe morire per mancanza di personaggi»
Il giornalista e conduttore: «A fine anni Novanta dedicai una trasmissione ai tre tenori della commedia italiana: Sordi, Vitti e Gassman. Me ne trova oggi tre così?».Intervistare Maurizio Costanzo, l’uomo che si appresta a condurre la quarantunesima edizione del talk show più longevo della televisione italiana. Mi sono chiesta come partire con questa intervista.«Come vuole lei, spero solo che non sia lunghissima, per il resto va bene tutto (sorride)».Per mestiere lei le domande le fa, più che riceverle. Ha mai pensato cosa chiederebbe a se stesso in un’intervista allo specchio? C’è una domanda che non le fanno mai e che invece vorrebbe sentirsi fare?«(Ci pensa un po’ su) È contento?»Non una cosa da poco. E la risposta qual è?«La risposta è sì, perché faccio quello che volevo fare da sempre».Quanto tutto iniziò? Quali sono i ricordi della carriera che oggi la emozionano di più?«Su tutti direi quelli di quando cominciai a fare il talk show su Rai 1, con Bontà loro, nel 1976. Il primo passo, il mio primo talk. Un programma di seconda serata dopo il film del lunedì andava in onda alle 23 e qualcosa. Nacque da un’idea di Angelo Guglielmi scomparso in questi giorni a 93 anni, era il vicedirettore».Quanto è cambiata la televisione dal ’76?«Mica tanto. Sempre io domande faccio e risposte aspetto, no? Come allora, così oggi. Mi muove la curiosità».E la politica? È cambiata?«Quella sì. In quegli anni dei miei inizi era difficile avere i politici e poi erano molto… trattenuti. Adesso no, sono disinvolti come un protagonista del Grande fratello. Da un po’ di tempo i politici li faccio cantare. Anche per dimostrare che c’è leggerezza pure in tempo di Covid. Il canto come un antidoto, ecco».Anche dei cosiddetti intellettuali ne ha intervistati tanti. Ce ne sono ancora in circolazione, di uomini di vera cultura?«Bella domanda. Le direi che forse sono meno di un tempo e che sono un po’ meno “larghi”».Cioè?«Oggi c’è una cultura più stretta. Ho avuto tra gli ospiti Umberto Eco. Ecco, lei mi dica dove trovo oggi un Umberto Eco. Mi tocca invitare chi c’è, non posso mica fare sedute spiritiche. A fine anni Novanta dedicai una trasmissione ai tre tenori della commedia italiana: Alberto Sordi, Monica Vitti e Vittorio Gassman. Me ne trova oggi tre così? Il talk show rischia forse di morire per mancanza di personaggi».Accadrà?«Mah, speriamo di no».Qualche rimpianto o rimorso della sua carriera?«No, non direi. Perché ho sempre fatto quel che volevo fare. E poi ho pure superato gli 80 anni, che cacchio vado cercando, va bene così».La sto chiamando in ufficio, a Roma. Non mi sembra intenzionato a godersi la pensione.«Sono sempre al lavoro, sì. C’è la televisione, e tra gli impegni c’è pure la radio: sono in onda cinque giorni a settimana su R101 con il programma Facciamo finta che... , insieme a Carlotta Quadri». La prima cosa che fa al mattino appena alzato?«Leggere i quotidiani. Cinque o sei, dipende dai giorni. C’è anche La Verità, in mazzetta, eh».Cosa la fa arrabbiare di quel che raccontiamo sui giornali?«Mi fa arrabbiare che non si sia ancora riusciti a sconfiggere il Covid. Mi ha invece addolorato molto la scomparsa di Eugenio Scalfari. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di frequentarlo per un periodo, mi ha insegnato a non aver paura ad andare dritto per dritto quando hai un’idea». Le notizie che invece la divertono?«Sul divertimento, invece, mi ci faccia pensare un attimo, mi divertono poche cose (piccola pausa). Forse il gioco delle parti Conte e Draghi, sì».Come andrà a finire secondo lei con questa crisi di governo?«Non so davvero come finisce, ma ho il sospetto che andremo a votare. Non so quando, ma penso che ci andremo.»In passato ha detto che il premier le piace.«Mi pare una persona seria, sì. Persona seria che sa far di conto».È quel che serve al Paese, saper far di conto?«Beh, io mi preoccupo anche dei mercati europei. Lì Draghi ne sa più di me, di lei, e più di tutti i ragionieri d’Italia».Dice che altrimenti rischiamo di affondare?«Il premier è uno che sa muoversi in quel mondo, dove sale lo spread e le banche vanno sotto. Io gli farei fare il bis e poi andrei a votare».A oggi sembra difficile possa accadere.«Vediamo. Intanto Sergio Mattarella è stato bravo ancora una volta a rimandarlo in Parlamento».I 5 stelle li ha potuti osservare da vicino, quando consigliava Virginia Raggi. Oggi darebbe un consiglio a qualcuno?«Adesso non parlo con nessuno. Ma guardi che io con la Raggi ho parlato molto soprattutto di teatro. E a Roma, da romano, di teatro vorrei continuare a parlare, per capire come rilanciarlo dopo che è stato steso dal Covid».Di recente lei ha anche suggerito a Draghi di fare un discorso «in corsivo», e cioè con le vocali chiuse e la pronuncia allungata come da tendenza che spopola sui social. Era un consiglio al premier cambiare il metodo di comunicazione?«Ma no, ma no, non mi permetterei mai. È semplicemente che quella Elisa Esposito, la ragazzina del parlare in corsivo, mi piace molto: rompe un modulo, dà un’emozione. Le sgrammaticature servono, sono un antidoto alla noia». Nei giorni scorsi le notizie sul divorzio di Francesco Totti e Ilary Blasi. Massima copertura mediatica, commenti a iosa sui social, forse più che sulla crisi di governo. Lei è romanista. «E sono amico di Francesco, quindi preferisco non commentare se non tra un po’ di tempo. Dico solo che le storie d’amore finiscono, succede, e che questa vicenda ha addolorato tifosi e lettori. Totti è come l’ottavo re di Roma». Che libro sta leggendo in questo momento?«Aspetti, glielo dico subito, è qui sulla scrivania. Ecco: è uno strano libro di Indro Montanelli, Se non mi capite l’imbecille sono io che è uscito per Rizzoli. E poi a casa Un volo per Sara, di Maurizio De Giovanni. A cui vorrei fare gli auguri di pronta guarigione perché ha avuto un infarto».Cosa guarda invece in tv? Chi le piace?«Guardo molto i talk show di Rete 4, tutti. Il talk mi appassiona sempre. Carta Bianca sulla Rai è fatto bene, come pure su La 7 In Onda e Di Martedì. Mi piace anche Diego Bianchi con il suo Propaganda Live. Guardavo con piacere pure Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu a Quelli che il calcio». La Rai ha chiuso il programma, anche quello storico. «Luca e Paolo sono stati inspiegabilmente messi poi da parte, sì».È vero che considera Giovanni Floris il suo erede? «Ne sono un ammiratore, penso che sia colui che mi succederà. Ah, sa anche chi mi piace molto? Massimo Gramellini, dovrebbero fargli fare di più in tv».C’è qualcuno che invece proprio non le piace? Non è stato tenero con Massimo Giletti quando fece la diretta da Mosca, chiedendosi perché fosse andato «a rompere le balle al Cremlino».«No, no, è stato solo un commento su quel fatto, ci mancherebbe. Non ho davvero nessuno di cui parlare male. Se mi viene in mente la richiamo, però, promesso».Si è discusso molto di talk show, dallo scoppio della guerra in Ucraina. Fiumi di parole sull’opportunità di invitare o meno i cosiddetti «putiniani».«Polemiche sterili. L’intervista a Lavrov di Giuseppe Brindisi è stata un bel colpo giornalistico, ha creato reazioni persino a Mosca. Bianca Berlinguer ha fatto un buon servizio, come anche Floris. Mi è piaciuta la conduzione di Paolo Del Debbio, in particolare».Lei un cosiddetto «putiniano» lo inviterebbe al Maurizio Costanzo show?«Io vorrei avere Putin, altroché, chissenefrega dei putiniani. Andai in Libia a intervistare Gheddafi nella sua famosa tenda con la sabbia del deserto, si figuri se non vorrei intervistare Vladimir Putin».Le opinioni divergenti e le risse sono il sale della televisione? Servono per fare ascolti?«Certo occorre creare movimento. Credo però che il sale della tv sia il saper proporre contenuti che o informano o stupiscono. Sempre bisogna offrire un arricchimento a chi guarda. Se c’è Fiorello in televisione uno si ferma e non cambia canale. Se vede altri volti - ma non le faccio nomi - finisce che ci si immalinconisce».In tv sono in questi giorni tornati i virologi, e il Covid. Le fa paura? Si è contagiato?«Non l’ho preso, grazie a Dio, spero non le dispiaccia. Mi sono già fatto la quarta dose e mi farò pure la quinta se ci sarà».Tra i successi della sua carriera c’è pure il brano di Mina «Se telefonando», scritto con Ennio Morricone e Ghigo De Chiara. Si parla di un suo possibile ritorno in tv: Amadeus ha detto farà di tutto per portarla a Sanremo. L’ha sentita di recente? Pensa che ci andrà?«Sono tanti anni, forse venti, che non la sento. Ci siamo lasciati con grande affetto. Mina è sovrannaturale. In passato avevo pure pensato di andare a farle una serenata con le telecamere sotto casa, a Lugano, ma poi mi sono convinto che sia da rispettare la sua scelta di stare lontana dalla tv. Penso non accetterà l’invito, ma chissà forse mi sbaglio».In tanti cosiddetti «vip» le devono gratitudine: grazie al trampolino di lancio del suo salotto sono diventati famosi. Ci sarà stato negli anni qualche ingrato?«No, no, per ora sono tutti grati. Anche perché ormai, diciamoci la verità, ci parliamo tra sopravvissuti».