2018-09-15
Il taglio dell’Irpef è durato un solo giorno
Lega e 5 stelle puntano a una manovra da 28 miliardi per dedicarne 16 al reddito di cittadinanza, alle pensioni quota 100 e alla revisione delle Partite Iva. Le aziende al contrario dovranno aspettare fino al 2020 per avere una riduzione dell'imposta.Lavori in corso nel cantiere della Legge di Bilancio che approderà in Consiglio dei ministri a metà ottobre: dalla flat tax al reddito di cittadinanza, passando per i ritocchi alla Fornero, la riedizione del piano Industria 4.0, la pace fiscale e il parziale riordino della giungla delle detrazioni/deduzioni fiscali, gli interventi che potrebbero entrare nella prossima legge Finanziaria continuamente oggetto di scrutinio.Nella manovra targata Lega e 5 stelle dovrebbe comunque esserci almeno un avvio di riforma fiscale, reddito di cittadinanza e riordino della Fornero, i tre cavalli di battaglia che hanno caratterizzato la campagna elettorale dei due partiti, poi inseriti nel contratto di governo. L'entità degli interventi dipenderà tuttavia dagli spazi di bilancio che si creano nel negoziato con Bruxelles e dalle risorse della revisione della spesa. Sul fronte della tassa piatta, per le partite Iva con ricavi fino a 65.000 euro (circa 2 milioni) si dovrebbe introdurre un regime forfettario al 15% (comprende tutti i tributi, anche l'Iva) e il 20% sui ricavi tra i 65.000 e i 100.000 euro. Sul tavolo anche la cedolare secca sulla locazione degli immobili commerciali, l'Ires al 15% per le società che reinvestono gli utili. Si ragiona anche su un taglio dell'Irpef, dal 23 all 22%, ma i commercialisti mettono in guardia contro i risultati esigui di un simile intervento: in base ai calcoli dell'Ordine dei Commercialisti l'intervento costerebbe intorno ai 4 miliardi con un vantaggio economico per il contribuente tra i 7 e i 12,5 euro al mese. Calcolo che rischia già in ogni caso di essere anacronistico. È probabile infatti che la riduzione Irpef slitti al 2020. E non sarebbe un bel biglietto da visita. Tutto dipenderà dalla somma complessiva che si riesce a imbastire. I due partiti di maggioranza vorrebbero portare la manovra a 30 miliardi, garantendone 8 a favore delle scelte leghiste e altrettanti alle preferenze grilline. Ieri i due partiti si contendevano in tutto 8 miliardi, che però sarebbe la cifra messa sul tavolo dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria. E comunque anche 16 miliardi non basterebbero per tutto.Per finanziare il reddito di cittadinanza, servirebbero almeno 10 miliardi di euro, dei quali 2 solo per potenziare i centri per l'impiego. Ma la spesa potrebbe calare includendo in questa misura il Rei, il reddito di inclusione varato dai governi del Pd per gli indigenti e Garanzia giovani. Per reperire altre risorse si ragiona anche alla possibile abolizione della Naspi, l'assegno di protezione temporanea della disoccupazione, e resta sul tavolo l'ipotesi di cancellare il bouns da 80 euro. La posta in ballo è ghiotta visto che la misura voluta dall'ex premier Matteo Renzi liberebbe circa 9 miliardi di euro, ma si teme un forte contraccolpo di impopolarità, quindi è una strada che almeno in questo primo anno di bilancio si cercherà di non percorrere.Sul fronte previdenziale si lavora a due fascicoli: la quota 100 cara alla Lega e le pensioni di cittadinanza volute dai 5 stelle. Sul primo versante si stanno valutando i ritocchi alla Fornero riducendo l'età di ritiro dal lavoro con l'introduzione di quota 100: il vicepremier Matteo Salvini punta a 62 anni di età e 38 di contributi, mentre al Tesoro si lavora su 64 anni e 36 di contributi. La seconda misura consiste nell'allineamento graduale dell'assegno dei pensionati indigenti (in totale 4,5 milioni) a quota 780 euro mensili, valore appunto che l'Istat considera come soglia di povertà. Per avviare l'intervento si ragiona sul taglio delle pensioni d'oro, quelle superiori ai 4.000 euro non giustificati dai versamenti contributivi, che porterebbero però una cifra esigua, circa 300 milioni di euro. Ma su questo c'è il veto di Giancarlo Giorgetti che ha fatto sapere che l'asticella non deve scendere sotto i 5.000 euro netti al mese. Resta infine il paletto imprescindibile dell'Iva. Nella manovra il governo dovrà anche disinnescare 12,5 miliardi di rialzi dell'imposta che scattano in automatico in caso di mancato adempimento degli impegni di bilancio.La strada è strettissima. Ma se la scelta è fare qualcosa di radicale c'è sempre una montagna di tax expenditure (agevolazioni fiscale) da ribaltare.
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