2019-06-11
Il summit post voto Lega-M5s aziona la giostra delle poltrone
Vertice di maggioranza per gli incarichi a Bruxelles: i movimenti si incastreranno con il rimpasto di governo. Paolo Arrigoni del Carroccio potrebbe sostituire Danilo Toninelli. Al Mef Laura Castelli vuole «allargarsi». Un vertice notturno, iniziato con le premesse dell'inconcludenza. Almeno su due dei tre temi sul tavolo: strategia economica in connessione alla trattativa con l'Ue, poltrone di governo e nomina del futuro comandante della Marina. Il primo tema riguarda il rapporti con Bruxelles e l'obiettivo di realizzare il salario minimo e la flat tax. Paradossalmente è la questione più concreta e sviscerata, anche se gli obiettivi gialloblù sembrano quasi castrati sul nascere dal premier Giuseppe Conte, che in una lunga intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera tiene a specificare di voler trattare lui con la Commissione, in vista della prossima legge finanziaria. Rappresentante in pieno del «terzo partito» targato Colle, Conte si è attenuto al copione annunciato, soprattutto dopo aver incontrato il capo dei Popolari Ue, Manfred Weber. La strada che verrà intrapresa è quella di annunciare le mosse economiche sostenendo che il deficit a fine anno sarà molto più contenuto rispetto alle stime. Un modo per facilitare le trattative in sede di Consiglio Ue e di commissari. Le caselle più appetibili su cui Lega e M5s avrebbero messo gli occhi sono quelle della Concorrenza e dell'Industria. I tempi stringono, la vicenda è delicata e va risolta all'interno della maggioranza in concomitanza con un rimpasto di governo sempre più verosimile. Per quanto riguarda l'Europa, i nomi che circolano sulla stampa sono quelli del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti; del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana; del governatore del Veneto, Luca Zaia, e quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. D'altro canto è impossibile immaginare che la scelta non avvenga in contemporanea con i movimenti di pedine dentro l'esecutivo. Per sostituire Danilo Toninelli al ministero delle Infrastrutture, spunta il nome di Paolo Arrigoni, senatore leghista proveniente da Lecco. La possibilità che Claudio Durigon salga di un gradino al Lavoro è correlata (ovviamente) alla disponibilità di Luigi Di Maio a fare un passo indietro. Chi già pregusta un allargamento di competenze è Laura Castelli, al Mef. La viceministro attende di capire che cosa succederà giovedì, quando il collega Massimo Garavaglia conoscerà la sentenza che lo interessa (per presunto danno erariale in qualità di assessore alla Regione Lombardia). Ieri a quanto apprende La Verità, il viceministro grillino avrebbe preso carta e penna per invitare accademici e dirigenti pubblici all'esterno delle strutture del ministero a stilare un piano di valutazione dei minibot. Un gruppo di lavoro del tutto informale, che la Castelli vorrebbe muovere in modo del tutto autonomo con l'obiettivo di reperire informazioni tecniche in caso di emendamenti al dl crescita proprio sul tema tanto caro alla Lega. La mossa potrebbe avere un doppio scopo. Consentire alla Castelli di rafforzarsi - ottenendo implicitamente il sostegno leghista - oppure esattamente l'opposto: prepararsi a mettere i bastoni tra le ruote al fronte pro minibot, per rafforzarsi agli occhi del suo partito. Dal momento che in queste ore oltre ai sottosegretari pure i ministri pentastellati stanno finendo sulla «graticola» del Parlamento. Si tratta, in sintesi, di una girandola di incontri tra i sottosegretari e i parlamentari membri della Commissione di riferimento, che dovranno esprimere un'opinione sul loro operato. «Ogni parlamentare lascerà per ogni sottosegretario una valutazione anonima non vincolante, che poi verrà valutata con il massimo della riservatezza dai direttivi dei gruppi e da me come capo politico», ha scritto Di Maio in un messaggio recapitato anche ai ministri. Nella tarda serata di oggi la «graticola» dei sottosegretari potrebbe già concludersi con il resto delle audizioni, che si dovrebbero tenere negli uffici del gruppo del M5s alla Camera. Intanto si continua a lavorare alla creazione di una vera e propria segreteria politica del Movimento: la squadra - composta da non più di 12 persone - potrebbe vedere la luce entro l'estate e in queste ore si ragiona anche sull'idea di dotare il Movimento di una «task force», un organo centrale per supportare i territori nelle campagne elettorali locali, anche dal punto di vista economico. Nel corso degli ultimi colloqui avuti con i consiglieri comunali è stato portato all'attenzione di Di Maio il tema della tutela legale che - ha dichiarato il vicepremier - va potenziata «per difendere i nostri consiglieri dalle querele temerarie e allo stesso tempo per supportarli nei ricorsi che muovono ogni giorno». Si tratta di impegni e complicazioni che renderanno ancora più difficile ai grillini la gestione del rimpasto di governo e al tempo stesso la trattativa in sede europea. D'altronde, a quanto apprende la Verità, già nel prossimo Cdm si sarebbe dovuto smarcare il rinnovo del vertice della Marina. Il nome dato per favorito - anche per via del parere del Quirinale - è quello dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Ma grillini e - soprattutto - Lega frenano. Dopo i ripetuti scontri tra Salvini e il minisitro della Difesa, Elisabetta Trenta, sull'uso delle navi militari nel Canale di Sicilia e nei pressi della Libia, la nomina del capo della Marina è un tema rovente. Con l'estate i traffici d'esseri umani, difatti, aumentano esponenzialmente.
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