2025-05-19
Il sogno di Leone XIV: «Chiesa fermento della riconciliazione»
Il Papa si insedia: «Io scelto senza merito. È l’ora dell’amore» Rompe il protocollo per un saluto al fratello. Poi si commuove.È fatto di lana bianca, simbolo del vescovo come buon Pastore e, insieme, dell’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità. Il pallio è il paramento liturgico che insieme all’anello del pescatore rimandano direttamente a Pietro, pescatore di Galilea che per primo ricevette l’incarico da Cristo di pascere le sue pecore. Ieri questi simboli sono stati ricevuti da Leone XIV che, davanti a una folla di circa 200.000 persone, ha iniziato ufficialmente il suo ministero come 267° successore di Pietro.Prima della celebrazione, il pontefice ha fatto un lungo giro in papamobile a partire dal fondo di via della Conciliazione, per un enorme bagno di folla. Poi si è recato con i patriarchi delle Chiese orientali al Sepolcro di San Pietro all’interno della basilica. Qui due diaconi hanno preso il pallio, l’anello e il Vangelo, quindi si sono avviati in processione verso l’altare sul sagrato. Dal cancello centrale della basilica pende l’arazzo della pesca miracolosa, in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro, a cui fa riferimento il rito. Ad attendere il Papa 200 cardinali e 750 tra arcivescovi, vescovi e sacerdoti, più altri 3.000 preti. Oltre 150 le delegazioni provenienti da tutto il mondo, nove i sovrani regnanti presenti, 20 i capi di Stato.A imporre il pallio sulle spalle del pontefice doveva essere il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, lo stesso che l’8 maggio ha annunciato al mondo l’Habemus Papam, ma proprio ieri è stato colto da malore per fibrillazione atriale ed è stato ricoverato, così l’imposizione è stata affidata al cardinale Mario Zenari, nunzio a Damasco. Si tratta di una stretta fascia che si appoggia sulle spalle, sopra la veste liturgica. Ha due lembi ner, è decorata con sei croci nere di seta ed è guarnita con tre spille che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.Il Papa è apparso commosso, in particolare al momento in cui il cardinale filippino Antonio Tagle gli ha consegnato l’anello del pescatore. Si è visto chiaramente Prevost che si è guardato l’anulare emozionato. L’anello ha la valenza specifica dell’anello-sigillo che autentica radicalmente la fede, compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli. L’umanità sincera di papa Leone si è vista anche al termine della mattinata quando, durante i saluti con le delegazioni straniere, alla vista del fratello Louis, il Papa ha rotto il protocollo è si è lasciato andare in un grande abbraccio. Terminate le letture, in lingua spagnola e inglese, e il Vangelo, tratto dall’evangelista Giovanni, letto in latino, c’è stata appunto l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello, quindi vi è stato il simbolico rito dell’«obbedienza» prestata al Papa da 12 rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio.«Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia», ha detto Leone XIVnell’omelia. Un discorso che delinea anche i primi tratti essenziali del pontificato, in cui il tema dell’unità è il punto centrale, insieme alla carità. «Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita. Una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato». Segno che la ricerca della pace continuerà senza sosta («È l’ora dell’amore», una delle sue frasi che hanno colpito di più i media). Unità che appare sempre di più come il mandato preciso ricevuto dal conclave e che deve essere letta anche come richiesta di equilibrio e moderazione nel governo della Chiesa, spesso polarizzata e che alcuni processi aperti da Francesco hanno contribuito ad accentuare.Al Papa è richiesto di «amare di più» e «dare la vita per il gregge», ha aggiunto Leone, ricordando che la vera autorità della Chiesa non è nel potere, ma nella carità. «Se la pietra è Cristo», ha detto Prevost, «Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri». Il nuovo pontefice ha quindi esortato tutti a guardare a Cristo come centro e fondamento della comunione ecclesiale. Un passaggio importante che rimanda direttamente al suo motto episcopale, «In Illo uno unum» e che diventa il vero punto focale. «Nell’unico Cristo siamo uno», ha proclamato Leone, sottolineando che è proprio questa l’identità più profonda della Chiesa: una famiglia unita nell’amore di Dio, che supera ogni divisione e valorizza ogni differenza. Da questa convinzione nasce il suo appello: «Vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola!». È un’unità quindi che si costruisce non in modo relativistico o purché sia, ma che nasce dalla teologia del Cristo totale di impronta agostiniana, che comporta veramente accenti, temperamenti, voci differenti, ma concordi sull’essenziale.In chiusura, il pontefice ha evocato il magistero sociale del suo predecessore Leone XIII, richiamando una delle sue domande più profetiche: «Se questo criterio - l’amore - prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?» (Rerum novarum, 21). Di fianco al Papa, sull’altare, l’icona mariana della Madonna del Buon consiglio, tanto cara a Prevost che si era recato a venerare nel santuario di Genazzano subito dopo l’elezione. «Imploriamo», ha detto dopo la preghiera del Regina coeli, «dalla sua intercessione il dono della pace».
Francesca Albanese (Ansa)
Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan (Ansa)