
Convinse Thomas Jefferson e George Washington a fondare gli Stati Uniti sul diritto alla felicità. Il fiorentino Filippo Mazzei (1730-1816) è uno dei padri dimenticati della Dichiarazione d'indipendenza del 1776. E il suo esempio è un antidoto ai guru della decrescita felice.Fu un po' Casanova e un po' Cagliostro il fiorentino che scoprì l'America per la seconda volta dopo Cristoforo Colombo. E che trasmise agli americani la consapevolezza dei diritti dei quali oggi vanno più fieri: vita, libertà e ricerca della felicità. Avete letto bene: ricerca della felicità. Quella che ogni governo a stelle e strisce dal 1776 è impegnato ad assicurare al proprio popolo insieme alla sua sicurezza. Per statuto. Ebbene, la storia finora non ha restituito a questo italiano, in notorietà e riconoscimenti, ciò che lui ha dato in termini di principi e valori alla democrazia più antica del mondo. Che se è cosi come noi la conosciamo oggi, un modello per tutti, l'hanno imparato anche da noi italiani. Anzi, da un italiano. Filippo Mazzei è un nome quasi sconosciuto. Eppure fu questo illuminista di Poggio a Caiano, in provincia di Firenze, a guidare la penna di Thomas Jefferson quando scrisse la Dichiarazione d'indipendenza americana, nel 1776, da cui discese la Costituzione Usa. E a condividere le scelte di George Washington, che diverrà il primo presidente degli Stati Uniti, cioè della confederazione che nacque da 13 colonie della costa nordamericana, che dichiararono la propria indipendenza dall'impero Britannico. Filippo Mazzei, grande toscano giramondo, era un uomo assetato di libertà che portò ovunque i valori di civiltà che aveva mutuato dalla terra dalla quale proveniva, cioè dalla Toscana governata dai granduchi Lorena. Lasciò il segno nella storia degli Stati Uniti, perché gli capitò di incrociare i padri fondatori proprio in coincidenza con i famosi Boston tea party che dettero inizio alla rivoluzione nel 1773, nella quale lui stesso fu coinvolto. Mazzei aveva frequentato soprattutto Benjamin Franklin, lo scienziato e politico americano, nel periodo in cui aveva vissuto a Londra, dopo aver girovagato fra Smirne, Parigi, Varsavia e Pietroburgo. Gli studiosi lo considerano un autentico europeo, che avrebbe scelto l'America come sua seconda patria. Franklin scrisse di lui a Thomas Jefferson, e ne parlò talmente bene che quando sbarcò in Virginia, fu accolto nella casa della cognata con tutti gli onori. Mazzei era un uomo illuminato, non a caso interprete con il suo pensiero, di quella stagione dei Lumi che affascinò gli americani. Secondo Guido Gerosa, che ha scritto una biografia di Mazzei, «era un massone geniale e un vero spirito risorgimentale, che anticipava molti tratti di Mazzini, Garibaldi e Cavour». Portava con sé il marchio italiano, autentica espressione della stagione riformista di Pietro Leopoldo, granduca di Toscana che un decennio dopo, il 30 novembre 1786, abolì la pena di morte, la tortura, la confisca dei beni ai condannati, mostrando una modernità di governo, ben prima di tanti più illustri leader di altri Stati. La ricerca della felicità (The pursuit of happiness) è alla base dell'american dream. Filippo Mazzei fece inserire nella Dichiarazione d'indipendenza queste parole, che gli derivavano dalla sua sensibilità di fine giurista e di idealista settecentesco. «Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di governo, tende a negare tali fini, è diritto del popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare sicurezza e felicità». Ricercare la felicità significa cogliere l'aspirazione di tutti gli uomini. Nella stessa Costituzione italiana all'articolo 3, c'è un riferimento, seppure non così esplicito, al diritto alla felicità, laddove si parla di «pieno sviluppo della persona umana». Secondo Piero Calamandrei è l'articolo più importante della Carta. Perché, diceva appunto uno dei nostri padri costituenti, finché non sono rimossi gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il rispetto di questo articolo, cioè il pieno sviluppo della persona umana, non saranno rispettati nemmeno i principi fondanti della Costituzione italiana. In sintesi: rispettare la vita dell'individuo significa permettere a ciascuno di realizzare i propri sogni, quindi di perseguire la propria felicità. È strano che l'impronta di Mazzei sia più riconosciuta e apprezzata negli Stati Uniti che da noi. In Virginia aveva portato colture italiane, sementi, vino e perfino una squadra di contadini accompagnati dalla loro sapienza agricola, con il viatico del granduca Leopoldo e con la benedizione scientifica dell'Accademia dei Georgofili di Firenze. Non fu facile, soprattutto, convincere gli uomini, perché all'epoca c'era chi considerava questo strano nuovo continente come una specie di inferno abitato dalle streghe, dove, si diceva, cadevano le stelle dal cielo e incendiavano la terra. Magie, sortilegi e scaramanzie, che fecero fuggire prematuramente i contadini scelti da Mazzei e dal Granduca, lasciando in un primo tempo sguarnita la delegazione. Si può dire che fra i meriti di Mazzei ci sia stato quello di aver contribuito allo sviluppo degli scambi commerciali con l'Italia, perché negli anni successivi, dalla Virginia partirono molti bastimenti carichi di grano destinati al porto di Livorno. L'italiano che ha insegnato all'America il concetto di libertà e di felicità non poteva immaginare che proprio in Italia sarebbero arrivati i teorici della decrescita felice. Del no a prescindere, che avrebbero rinnegato questo concetto modernissimo, intuizione di uno semisconosciuto italiano del Settecento. Assicurare la felicità al proprio popolo per statuto, è un impegno sacro che oggi molti non conoscono nemmeno. Ma, a ogni buon conto, siccome per i nostri politici lo studio è un optional, è molto più facile ignorarlo che rispettarlo, questo impegno, vista l'abitudine ad anteporre il potere per il potere e l'interesse personale a quello della comunità. Per chi volesse rimediare, a Firenze c'è l'associazione Filippo Mazzei. Non è mai troppo tardi.
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