2021-02-16
Il carosello dei capi di gabinetto premia il «sistema Gentiloni»
Antonio Funiciello (Ansa)
A Chigi torna Antonio Funiciello, già braccio destro dei due ex premier. Resta Roberto Chieppa, rientra Marcella Panucci, unica esponente di Luiss-Confindustria. Penalizzati anche i bocconianiIn attesa di vedere la lista dei sottosegretari e dei viceministri, comincia a formarsi quella dei capi di gabinetto. I veri pilastri dei dicasteri. Anche qui, chi aveva altissime aspettative di un Mario Draghi in grado di creare una vera cesura con il passato si scoprirà un po' deluso.In prima fila c'è infatti il nome di Antonio Funiciello, scelto in qualità di capo di gabinetto dello stesso premier. Giornalista e scrittore, è stato il capo dello staff di Paolo Gentiloni tra il 2016 e il 2018, arrivando da un biennio precedente trascorso sempre a Palazzo Chigi, quando premier era Matteo Renzi. Firma del Mulino, è stato dal 2004 in avanti portavoce di Luigi Zanda, consulente di Walter Veltroni, Enrico Morando (esperto economico dei Ds e poi del Pd). Nominato portavoce di Luca Lotti è poi passato nel consiglio di amministrazione della cassa Inpgi, il forziere scassato dei giornalisti. Qui nominato su indicazione di Palazzo Chigi. Nel frattempo, è stato un fogliante (ha vergato articoli sul Foglio) ma anche editorialista del Riformista. Insomma, una figura attenta e intelligente, soprattutto abile a riposizionarsi. Ma comunque ben all'interno della comfort zone della sinistra e dei dem americani, a cui da sempre guarda con interesse - ricambiato. Una sola intemperanza, nella sua felpata carriera: un tweet «sessista» del 2016, in cui paragonò la grillina Chiara Appendino («è bocconiana») alla showgirl Sara Tommasi, pure lei laureatasi nell'ateneo milanese. Insomma, niente di nuovo sotto il sole romano. Anche se in molti da Draghi si aspettavano una figura più sul modello Bce, certamente meno romanocentrica. D'altronde al Mef, al posto di Luigi Carbone, in qualità di capo di gabinetto, sarà nominato Giuseppe Chinè. Entrante e uscente si conoscono bene. Il nuovo dirigente infatti lavorò ai tempi di Roberto Calderoli sotto l'ala, appunto, di Carbone. Il magistrato originario di Bovalino in Calabria ha servito prima al ministero della Salute e poi al Miur, dove ha lavorato con il leghista Marco Bussetti. Chinè, nominato anche responsabile della Procura federale della Figc, ancora prima aveva prestato servizio con Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Come dire, una figura perfetta per un esecutivo come questo: appoggiato da tutte le forze politiche tranne Fratelli d'Italia. Perfetto ma con un background culturale che certo piace alla sinistra e alla vecchia Margherita.Per il resto, la mancata discontinuità si legge anche da altri dettagli. Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi, è rimasto al suo posto. Considerato un fedelissimo di Giuseppe Conte, il suo nome è stato tanto sofferto all'inizio da far traballare i giallorossi nelle loro prime ore di vita. Il braccio di ferro tra l'ex premier e il M5s andò avanti per una notte intera, fino a quando Conte è salì al Colle per sciogliere la riserva. Alla fine, la mediazione venne raggiunta: niente Chieppa ma Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Lega-M5s, considerato uno dei big pentastellati più vicini allo stesso premier. Da allora Chieppa ha seguito e consigliato l'avvocato del popolo. Vedremo che ruolo avrà con Draghi e soprattutto come affronterà la convocazione del Copasir, rimasta pendente con la caduta del Conte bis. Chieppa dovrà essere sentito sul presunto hackeraggio dei social dell'ex premier. Con lui ci sarà pure Rocco Casalino, non più in veste di portavoce. Una parola di troppo potrebbe danneggiare non poco le velleità politiche dello stesso Conte. Per il resto, la lista dei capi di gabinetto è ancora lunga e non del tutto formata. Paolo Visca è dato al Mise con Giancarlo Giorgetti, era stato al fianco di Matteo Salvini da vice presidente dei gialloblù. Gaetano Caputi con Massimo Garavaglia andrà a gestire il Turismo. Carlo Deodato dovrebbe prendere l'incarico di capo del Dipartimento degli Affari giuridici e legislativi, mentre Daria Perrotta dovrebbe affiancare, alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.Perrotta ha studiato alla Luiss, rappresenta però un altro mondo. È stata capo segreteria di Maria Elena Boschi, e prima ancora di Giancarlo Giorgetti. Ultimamente però si è trovata a suo agio nella squadra di Dario Franceschini. In pratica l'unica vera rappresentante della Luiss, se confermata, sarà Marcella Panucci. L'ex direttore generale della Confindustria dovrebbe affiancare Renato Brunetta alla funzione pubblica. La manager che ha servito a lungo viale dell'Astronomia e ha osservato il declino finanziario del quotidiano salmonato si attendeva un ruolo di più alto livello. Da tempo puntava al Mise, dove non ha trovato incarico per via di veti incrociati e difficoltà nel ricollocare gli attuali incaricati. Nell'ultimo mese aveva però alzato il tiro. Voci la davano come sottosegretario o viceministro. Va detto però che, a parte Marta Cartabia, il mondo dell'università in generale, e di Luiss e Confindustria in particolare, è uscito pesantemente frustrato. Nessun incarico per Paola Severino, mentre il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, da queste nomine ha ricevuto un messaggio chiaro. L'unico interlocutore del Nord si chiama Giorgetti e i tentativi dell'ultima ora di sostenere Conte e Roberto Gualtieri dovranno essere per un po' purgati. Non solo. A uscire ridimensionata dalla tornata di nomine (ministri e capi di gabinetto) è pure la Bocconi. Si era abituata ad avere figure di spicco, culminate con Mario Monti, il senatore a vita amico di Giorgio Napolitano. Stavolta le carte le ha date Sergio Mattarella. Il punto di equilibrio torna a essere quello del periodo di Renzi e Gentiloni. Forse con i sottosegretari, per gli altri, ci sarà qualche piccola soddisfazione, ma nulla che possa invertire i segnali giunti fin qui.
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