2019-10-03
Il riscaldamento è un ciclo della Terra. La scienza non dice che è colpa dell’uomo
I cambiamenti climatici sono antichi: in Groenlandia si faceva il vino, gli elefanti di Annibale oggi non passerebbero le Alpi.Dopo gli scioperi contro il cambiamento climatico (sic!) stimolati e guidati da Greta Thunberg, una sedicenne svedese con ovviamente nessuna competenza scientifica a riguardo, proviamo a ragionare sulla base di quanto riferito dai tanti scienziati autorevoli in Italia e all'estero, ma del tutto ignorati dai media, chissà perché, che si sono dimostrati contrari o scettici a riguardo del cambiamento climatico antropico. Come ha riferito Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, «il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo che se non facessimo nulla e se tenessimo l'anidride carbonica (CO2) sotto controllo, il clima della Terra resterebbe invariato. Questo non è assolutamente vero. Vorrei ricordare che durante l'ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi in cui c' è stata la temperatura che è quella di oggi. Ai tempi dei Romani, ad esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani e quindi oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati per la troppa neve che oggi ci sarebbe». Insomma, i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, anche quando l'uomo non era ancora sulla Terra e quindi l'inquinamento che è ritenuto colpevole dei cambiamenti climatici non era ovviamente presente. La Groenlandia quando fu scoperta nel 980 d.C. dai Vichinghi era verde almeno nella sua parte periferica (si produceva vino!) è poi diventata ghiacciata ed ora lentamente ritornerà ad essere verde secondo i cambiamenti climatici che si saranno (forse) verificati nel frattempo; anche qui l'inquinamento non sembra essere la causa di tutto ciò. Qualche giorno fa, un comitato scientifico costituito da professori universitari di geologia, fisica, chimica fisica e firmatari di alto livello scientifico (93 in tutto) tra gli altri componenti Uberto Crescenti, promotore della petizione italiana e professore emerito di geologia dell'Università di Chieti, Antonio Zichichi, Vittorio Prodi, Franco Battaglia, Nicola Scafetta e Renato Angelo Ricci, ha rivolto un invito ai responsabili politici «affinché siano adottate politiche di protezione dell'ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche. In particolare, è urgente combattere l'inquinamento ove esso sia presente. Bisogna però essere consapevoli che la CO2 non è un agente inquinante. Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta. Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall'utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico" promossa dall'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non venissero immediatamente adottate. A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di CO2 e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la “salvezza" del pianeta. L'origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l'esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850».«La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell'ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche. Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta, per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. Numerose evidenze mostrano che i modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo caldo medioevale e il Periodo caldo romano. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell'attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell'attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli. Va ricordato che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola era glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo solare di Maunder)». Il sistema climatico non è assolutamente del tutto sufficientemente compreso e richiede senz'altro studi ulteriori. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso Ipcc la sensibilità climatica a un suo aumento nell'atmosfera è ancora estremamente incerta. Allora, è scientificamente non realistico attribuire all'uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche. Infine, gli organi d'informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell'attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso. Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata (Galileo Galilei era l'unico che diceva che è la Terra che gira intorno al Sole, tutti gli altri scienziati del tempo dicevano il contrario e Galilei aveva ragione). Inoltre, lo stesso preteso consenso è falso. Infatti, c'è una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti - climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici - molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale ed anche dal dopoguerra ad oggi. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico Frederick Seitz, già presidente della National academy of sciences americana e quella promossa dal Non-governmental international panel on climate change (Nipcc) composto da migliaia di scienziati il cui rapporto del 2009 concludeva che «la natura, non l'attività dell'uomo governa il clima». In conclusione, dice la petizione firmata da 93 scienziati italiani, «posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico dell'umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica dell'emissione dell'anidride carbonica in atmosfera con l'illusoria pretesa di governare il clima». Infine anche qui nell'indifferenza delle istituzioni e dei grandi media mondiali, una rete mondiale di oltre 500 scienziati e professionisti esperti del clima ha inviato al Segretario generale dell'Onu una lettera che dice tra le altre cose «Non c'è emergenza climatica […] il riscaldamento è causato da fattori, naturali e antropici […] la documentazione geologica rivela che il clima della Terra varia da quando esiste il pianeta, con fasi naturali fredde e calde. La Piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento. Vi invitiamo ad organizzare con noi all'inizio del 2020 un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima, questo incontro renderà effettiva l'applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars! (Si ascolti anche l'altra parte! Principio fondamentale giuridico meglio noto come il Principio del contraddittorio)». Tutto ciò che ho espresso non è ovviamente farina del mio sacco, ma di quella degli scienziati del comitato scientifico del quale ho prima riportato le idee e i dati. Io sono un oncologo che peraltro si è sempre interessato a questi problemi, anche come cofondatore dell'associazione scientifica Galileo 2001 insieme a Ricci e a Battaglia, della quale poi sono stato vicepresidente per 20 anni. Infine, e questa è una mia considerazione, anche da firmatario della petizione, il clima più caldo farebbe solo bene alla salute degli europei, soprattutto degli anziani, che come tutti sanno dal Nord Europa si trasferiscono, se possono, alle Canarie o in Marocco nelle stagioni più fredde poiché le loro patologie croniche, artrosi e malattie cardiorespiratorie tra le altre, beneficiano più del caldo che del freddo.www.umbertotirelli.it