2019-07-25
Il rincaro del bus lo pagano i milanesi. Lo sconto di Sala va solo agli stranieri
Palazzo Marino offre abbonamenti ribassati ai mezzi pubblici. Ma di fatto gli italiani non ne hanno diritto. Neanche i più poveri.Africani, sudamericani, qualche indiano. Tutti fratelli, tutti in fila per lo sconto da nove giorni. È la coda multietnica e arcobaleno che fa felice Beppe Sala perché «Milano è una città aperta e nel suo grande abbraccio accomuna tutti». Il serpentone si snoda all'Atm point della fermata Duomo, è colorato, a modo suo ordinato e ha un nobile obiettivo: ottenere l'abbonamento annuale superscontato a 50 euro per metropolitana e mezzi di superficie. C'è una sola anomalia: non si vedono italiani neanche a cercarli con la pila.Anche i connazionali hanno diritto allo sconto, ma da nove giorni solo nuclei famigliari di cittadini stranieri residenti in Italia lo richiedono presentandosi al completo davanti agli sportelli. Il motivo è semplice e al tempo stesso disarmante: il tetto fissato dal Comune per avere diritto all'abbonamento annuale ridottissimo è di 6.000 euro annui di Isee. Asticella inavvicinabile al ribasso per chi non lavora in nero, ha una minima forma di reddito o una proprietà di qualunque tipo (anche solo un garage) in Italia. Un italiano sotto la soglia di povertà è comunque considerato troppo ricco per accedere all'agevolazione, con immaginabili conseguenze sull'impatto sociale del provvedimento.Il conteggio non lascia spazio alla fantasia. Con le regole comunali, volute dall'attuale maggioranza piddina appiattita sulla necessità primaria di accogliere ed estendere a tutti i diritti sociali (peraltro in molti casi sacrosanti), l'abbonamento scontato di 50 euro per la città e di 69 per l'area metropolitana diventa un diritto esclusivo degli extracomunitari, causando di fatto una discriminazione al contrario. Qui non si tratta solo di appaiare le situazioni, trattando tutti allo stesso modo. Ma di adeguare agli italiani indigenti le prerogative degli extracomunitari. Un paradosso solo apparente, perché in molti Comuni italiani lo stesso problema si crea nello stilare gli elenchi per l'accesso alle case popolari. Poiché è talvolta impossibile verificare la veridicità delle autocertificazioni degli stranieri (che purtroppo tendono a dimenticarsi immobili e redditi ma a moltiplicare i parenti a carico), ecco che le graduatorie sono sempre guidate da loro, anzi dominate da loro, sempre più bisognosi - dati Isee alla mano - dell'italiano più incapiente. Dai parametri milanesi escono mortificati i poveri con cittadinanza italiana, coloro che non hanno a carico nuclei famigliari numerosi, i disoccupati (che possono usufruire dello sconto dopo 24 mesi) e gli anziani che in ogni caso pagano 200 euro invece che 50. Quella fila multietnica è il simbolo di uno squilibrio e di un'ingiustizia. Ed ha inevitabilmente una valenza politica, anche perché così facendo il sindaco Sala dimentica proprio quelle periferie disagiate che dovrebbero essere bacino di voti del suo ex colonnello Pierfrancesco Majorino, da poco eletto al Parlamento europeo.La contraddizione è evidente e rappresenta il modo più ideologico e ingiusto di gestire quella che rischia di diventare una guerra fra poveri. La sinistra milanese impegnata a vincere la partita dell'accoglienza - con il destino degli extracomunitari al centro delle sue strategie a costo di lasciarli bivaccare fuori dalle stazioni e dai dormitori - ha calibrato male molte misure contro la povertà. E questo è l'ultimo errore in ordine di tempo, che potrebbe perfino riverberarsi sui conti di Atm. Infatti le code sono interminabili, perduranti e gli sconti sono estesi a nuclei famigliari con numerosi componenti: il megasconto fa comodo a tutti e peserà sui bilanci.Escludere gli italiani con l'arma dell'Isee non è il miglior modo di mostrare sensibilità sociale. Spiega Teresa, intervistata dall'Espresso nel quartiere della Barona: «Ho 54 anni, ero operaia in un'impresa di pulizie. Ho due figli, uno dei quali gravemente disabile. Viviamo con la pensione di mio figlio, 780 euro al mese di cui 250 per l'affitto e con i miei guadagni saltuari come donna delle pulizie. Prima andavo in parrocchia a ritirare il pacco alimentare, adesso alla Caritas». Tempo fa il trionfante Sala, indicato come possibile leader del centrosinistra per i suoi trionfi nelle Ztl del centro cittadino, si assunse il solenne impegno di «combattere la povertà e di riqualificare le periferie». Dopo le decisioni sugli sconti Atm, in periferia gli italiani ci andranno a piedi con i scarp de tenis care ad Enzo Jannacci. O con i mezzi, ma a prezzo pieno.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco