2018-10-12
Il prof come al solito ha dato i numeri. Quelli certi sono i costi della Fornero
Dove il capo dell'ente previdenziale Tito Boeri abbia preso le stime miliardarie non si sa. È però noto che, per ovviare ai danni del governo Monti, abbiamo sborsato già 20 miliardi. La balla dei risparmi è bella che smontata.Al presidente dell'Inps piace spararla grossa. Così ieri Tito Boeri si è presentato in Parlamento raccontando che cambiare la riforma Fornero costerà 100 miliardi in più. E a pagare saranno le future generazioni, accusando dunque quelle attuali di menefreghismo. Come egli abbia fatto a calcolare una simile cifra è però un mistero. Perché neppure il mago Otelma, con i suoi poteri speciali, riuscirebbe a stimare gli effetti di una legge che ancora non esiste e di cui dunque, al momento, non si conoscono neppure i termini. Ma il professore che guida il più grande ente previdenziale d'Europa è fatto così. A lui non piace passare inosservato. Dunque, dopo essersi chiesto se lo si sarebbe notato di più se avesse detto che cambiare la Fornero ci manderà in bancarotta o se avesse auspicato l'introduzione di un divieto di andare in pensione prima di 80 anni, ha sganciato la bomba, sentenziando che la riforma ci farà spendere 100 miliardi tondi tondi. Ma per ora l'unica certezza è che a costare di più sono state negli ultimi sei anni le modifiche introdotte dai governi di centrosinistra. Dal 2012 a oggi, per riparare agli errori della Fornero su esodati e altro, sono state introdotte otto salvaguardie e alcune leggine che rendessero l'uscita dal lavoro meno rigida. Il costo di tutto ciò, secondo l'ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è stato di 20 miliardi.Tuttavia, nei conti del presidente dell'Inps non tornano anche altre cose. Tra le prime che balzano all'occhio, il numero degli aspiranti pensionati, che secondo i calcoli di Boeri sarebbero di poco inferiori al mezzo milione. Una cifra campata per aria, prima perché non è detto che tutti i lavoratori che rientrano nella cosiddetta quota 100 (60 anni di età e 40 di contributi) abbiano la fregola di ritirarsi. E poi perché, da quel che si è capito, il governo ha intenzione di introdurre una serie di disincentivi. Con il divieto di cumulo e con eventuali penalizzazioni per chi, pur avendo più di 60 anni non abbia raggiunto i 40 anni di contributi, la cifra ipotizzata dal battagliero presidente potrebbe cambiare e dunque mutare pure le sue stime.Non solo. I risparmi assicurati dalla Fornero non sono dovuti esclusivamente all'introduzione di un'età di pensionamento che ormai si avvicina alla soglia dei 70 anni, ma a una serie di altri fattori, tra i quali ricordiamo il blocco dell'indicizzazione previdenziale, l'aumento dei contributi a carico delle imprese e il passaggio definitivo al sistema contributivo. Modificando l'età pensionabile, tutto il resto rimane. L'indicizzazione, seppur ritenuta incostituzionale da una sentenza della Consulta, produce ancora i suoi effetti e così pure il sistema contributivo e l'aumento a carico delle imprese. Che si vada in pensione prima o dopo, questi risparmi dunque rimarranno. Tempo fa Franco Bechis, uno dei pochi colleghi che si leggono gli allegati degli atti parlamentari, calcolò che il risparmio derivante dal solo slittamento dell'età nel 2018 avrebbe portato alle casse dell'Inps 2 miliardi e poco più e non le cifra che viene raccontata. Dunque siamo molto distanti dai 100 miliardi denunciati da Boeri. Per arrivarci ci vorrebbero 20 anni e comunque non possono essere certo 2 miliardi l'anno, cioè un quinto di quanto speso da Matteo Renzi con gli 80 euro, a mandare a gambe all'aria l'Italia. Chiaro il concetto? Forse sarà il caso di chiarirne anche un altro. Ieri Boeri non ha parlato solo di quanto costerà la riforma della riforma, ma anche di taglio delle cosiddette pensioni d'oro. Come è noto la maggioranza gialloblù ha presentato un disegno di legge per ridurre tutti gli assegni previdenziali sopra i 4.500 euro netti al mese, a prescindere dai contributi versati. A noi questa sembra una misura che contraddice la promessa di tagliare il privilegio di chi non abbia pagato la pensione che incassa. Tuttavia per Boeri non è questo il punto. Secondo il presidente dell'Inps, il taglio non va bene perché colpisce poche persone, portando solo 150 milioni di gettito nelle casse dell'ente. Il piccolo principe dell'istituto, auspica in pratica una mannaia su tutti gli assegni sopra i 2.000 euro, in modo da regalare alla previdenza pubblica i soldi per aumentare la pensione a chi ce l'ha bassa non avendo versato nulla o quasi. Insomma, Tito non solo vuole costringere le persone a lavorare fino a 70 anni e più, ma vuole anche livellare le pensioni degli italiani, ovviamente verso il basso. Il suo è un piccolo esempio di socialismo reale. E lui si sente il piccolo padre delle pensioni, un tipo che non vuole la dittatura del proletariato, ma si accontenta di una dittatura sul pensionato.