
L'arcivescovo replica al suo più grande accusatore: «Attaccandomi, in realtà, ha confermato tutte le mie tesi Si registra ancora troppo silenzio su coloro che hanno subito violenze da chi doveva incarnare il Vangelo»cospirazione del silenzio che ha causato e continua a causare enorme danno alla Chiesa […]Il cardinale Ouellet ha scritto rimproverandomi per la mia temerarietà nell'aver rotto il silenzio e mosso accuse gravi contro i miei confratelli e superiori, ma in verità il suo rimprovero mi conferma nella mia decisione e, anzi, conferma le mie affermazioni, una ad una ed in toto. • Il cardinal Ouellet ammette di avermi parlato della situazione di McCarrick prima che partissi per Washington per iniziare il mio incarico di nunzio. • Il cardinal Ouellet ammette di avermi comunicato per iscritto condizioni e restrizioni imposte a McCarrick da papa Benedetto. • Il cardinal Ouellet ammette che queste restrizioni vietavano a McCarrick di viaggiare e di apparire in pubblico. • Il cardinal Ouellet ammette che la Congregazione per i vescovi, per iscritto, prima attraverso il nunzio Sambi e poi ancora attraverso di me, ordinò a McCarrick di condurre una vita di preghiera e penitenza. Il cardinal Ouellet che cosa contesta? • Il cardinal Ouellet contesta la possibilità che papa Francesco abbia potuto ricordarsi importanti informazioni su McCarrick in un giorno in cui aveva incontrato decine di nunzi e avendo dato a ciascuno solo pochi attimi di conversazione. Ma non è quello che io ho testimoniato. Io ho testimoniato che, in un secondo incontro privato, ho informato il papa, rispondendo ad una sua domanda su Theodore McCarrick, allora cardinale arcivescovo emerito di Washington, figura preminente nella Chiesa degli Stati Uniti, dicendo al Papa che McCarrick aveva sessualmente corrotto i suoi stessi seminaristi e sacerdoti. Nessun Papa può dimenticarsi questo. • Il cardinal Ouellet contesta l'esistenza nei suoi archivi di lettere firmate da papa Benedetto XVI o da papa Francesco riguardo alle sanzioni su McCarrick. Ma non è quello che io ho testimoniato. Io ho testimoniato che aveva nei suoi archivi documenti chiave – indipendentemente dalla provenienza – che incriminano McCarrick e relativi ai provvedimenti presi nei suoi confronti, ed altre prove del cover-up riguardo alla sua situazione. E lo confermo ancora. • Il cardinal Ouellet contesta l'esistenza negli archivi del suo predecessore, il cardinale Re, di «appunti di udienze» che imponevano a McCarrick le restrizioni citate. Ma non è quello che io ho testimoniato. Io ho testimoniato che ci sono altri documenti: per esempio, una nota del cardinale Re non ex-Audientia SS.mi, oppure a firma del segretario di Stato o del Sostituto. • Il cardinal Ouellet contesta che è falso presentare le misure prese nei confronti di McCarrick come «sanzioni» decretate da papa Benedetto e annullate da papa Francesco. Vero. Non erano tecnicamente «sanzioni», erano provvedimenti, «condizioni e restrizioni». Disquisire se erano sanzioni o provvedimenti o che altro è puro legalismo. Sotto il profilo pastorale è esattamente la stessa cosa. In breve, il cardinale Ouellet ammette le importanti affermazioni che ho fatto e faccio, e contesta le affermazioni che non faccio e non ho mai fatto. C'è un punto su cui devo assolutamente smentire quanto cardinal Ouellet scrive. Il cardinale afferma che la Santa sede era a conoscenza solo di semplici «voci», non sufficienti per poter prendere misure disciplinari contro McCarrick. Io affermo invece che la Santa sede era a conoscenza di una molteplicità di fatti concreti ed in possesso di comprovanti documenti, e che nonostante ciò le persone responsabili hanno preferito non intervenire o è stato loro impedito di farlo. I risarcimenti alle vittime degli abusi sessuali di McCarrick dell'arcidiocesi di Newark e della diocesi di Metuchen, le lettere di P. Ramsey, dei nunzi Montalvo nel 2000 e Sambi nel 2006, di Sipe nel 2008, i miei due Appunti al riguardo ai superiori della segreteria di Stato che descrivevano nei dettagli le accuse concrete contro McCarrick, sono solo voci? Sono corrispondenza ufficiale, non pettegolezzi da sacrestia. I delitti denunciati erano gravissimi, vi erano anche quelli dell'assoluzione di complici in atti turpi, con successiva celebrazione sacrilega della messa. Questi documenti specificano l'identità dei perpetratori, quella dei loro protettori e la sequenza cronologica dei fatti. Sono custoditi negli archivi appropriati; non è necessaria alcuna indagine straordinaria per recuperarli. Nelle accuse fatte pubblicamente contro di me ho notato due omissioni, due silenzi drammatici. Il primo silenzio è sulle vittime. Il secondo è sulla causa principale di tante vittime, cioè sul ruolo dell'omosessualità nella corruzione del sacerdozio e della gerarchia. Per quanto riguarda il primo silenzio, è sconvolgente che, in mezzo a tanti scandali e indignazione, si abbia così poca considerazione per coloro che sono state vittime di predatori sessuali da parte di chi era stato ordinato ministro del Vangelo. (…) Per quanto riguarda il secondo silenzio, questa gravissima crisi non può essere correttamente affrontata e risolta fintanto che non chiamiamo le cose con il loro vero nome. Questa è una crisi dovuta alla piaga dell'omosessualità, in coloro che la praticano, nelle sue mozioni, nella sua resistenza ad essere corretta. Non è un'esagerazione dire che l'omosessualità è diventata una piaga nel clero e che può essere debellata solo con armi spirituali. (…) La denuncia della corruzione omosessuale, e della viltà morale che le permette di crescere, non incontra consensi e solidarietà ai nostri giorni, purtroppo nemmeno nelle più alte sfere della Chiesa. Non mi sorprende che nel richiamare l'attenzione su queste piaghe, io sia accusato di slealtà verso il Santo Padre e di fomentare una ribellione aperta e scandalosa. Ma la ribellione implicherebbe spingere gli altri a rovesciare il papato. Io non sto esortando a nulla del genere. Prego ogni giorno per papa Francesco più di quanto abbia mai fatto per gli altri papi. Chiedo, anzi scongiuro ardentemente, che il Santo Padre faccia fronte agli impegni che ha assunto. (…) Ammetta i suoi errori, si penta, dimostri di voler seguire il mandato dato a Pietro e, una volta ravvedutosi, confermi i suoi fratelli (Luca 22,32). Concludendo, desidero ripetere il mio appello ai miei confratelli vescovi e sacerdoti che sanno che le mie affermazioni sono vere e che sono in condizione di poterlo testimoniare, o che hanno accesso ai documenti che possono risolvere questa situazione al di là di ogni dubbio. Anche voi siete di fronte ad una scelta. (…)
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