2019-10-30
Il premier s’inginocchia a Zaev: «Skopje merita di aderire all’Ue»
L'Italia sposa la linea di Federica Mogherini e dà man forte al discusso primo ministro macedone.Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha ricevuto ieri a Palazzo Chigi il premier macedone Zoran Zaev, venuto a chiedere formalmente aiuto all'Italia dopo che il suo Paese non ha ricevuto all'ultimo Consiglio europeo l'invito ad aprire i negoziati d'adesione all'Unione. Conte ha confermato la linea tenuta durante la riunione di Bruxelles, cioè di voler vedere la Macedonia del Nord iniziare i negoziati insieme all'Albania. Il mantenere in un pacchetto unico Skopje e Tirana risale alle scelte politiche e agli accordi stretti negli anni passati dai governi Renzi e Gentiloni e implementati in parallelo anche dall'Unione attraverso l'azione dell'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini. Sono stati infatti gli accordi presi da Matteo Renzi insieme al premier albanese Edi Rama, con il sostegno di Barack Obama, a permettere a Zaev di ascendere in maniera costituzionalmente illegittima al potere in Macedonia, nel 2017, ma soprattutto a garantirgli una maggioranza parlamentare grazie all'appoggio del partito albanese Dui. La cosiddetta Piattaforma di Tirana, motivo per cui l'allora presidente macedone George Ivanov si rifiutò per ben due volte di dare l'incarico a Zaev, è l'accordo politico che lega il processo di denazionalizzazione della Macedonia all'esistenza di un governo socialista guidato da Zaev e quindi direttamente al potere ricattatorio di Rama. Pur dichiarando che l'Europa, a causa del veto francese, ha commesso un errore storico non aprendo i negoziati con la Macedonia, Conte ha diplomaticamente fatto comprendere ieri a Zaev che l'Italia certamente sosterrà già al prossimo Consiglio affari generali la riapertura del processo, ma anche che il suo destino rimane legato a quello dell'Albania. Non vi sarebbe stato alcun aiuto da parte di Roma in passato, non vi sarebbe stato alcun accordo sul cambio del nome affinché la Grecia ritirasse il suo veto e non ci sarebbe stata alcuna maggioranza parlamentare per il partito socialista, se non si fossero fatte delle concessioni a Edi Rama. E ora che i conti vanno pagati, l'Italia si trova, a causa dei pesanti scandali di corruzione nei quali sono invischiati, a dover sostenere contemporaneamente due dei premier politicamente più imbarazzanti del Continente.A far comprendere il potere ricattatorio di cui è in possesso, il premier albanese alcuni giorni addietro non ha ricevuto il presidente macedone Stevo Pendarovski in visita a Tirana, reo d'aver sostenuto pubblicamente l'opzione del distacco della Macedonia dall'Albania nel processo d'avvicinamento all'U, e gli ha suggerito di ricordarsi sempre «a chi deve l'elezione» a presidente. Tornato in Patria Pendarovski, seguendo la linea politica impostata dal giorno in cui La Verità ha pubblicato le prime prove della corruzione esistente in Macedonia sotto il governo di Zaev, ha fatto un ulteriore passo d'allontanamento dal suo padrino politico, dichiarando all'emittente Al Jazeera che la corruzione del governo di Zaev rappresenta il vero pericolo per la Macedonia. Il sempre più chiaro isolamento del premier macedone potrebbe portare a breve anche alle dimissioni del suo ministro degli esteri, Nikola Dimitrov. La disperazione con cui Zaev ha minacciato ieri di non implementare fino in fondo l'accordo di Prespa con la Grecia, qualora non riceva l'invito ai negoziati, ha irritato non poco la già dubbiosa Francia. Solo pochi giorni prima l'Eliseo aveva spiegato al premier macedone che Prespa era da sempre condizione necessaria ma non sufficiente per la via europea.