2023-02-18
Il potere di Pfizer su Ursula e Parlamento Ue
La capa della Commissione continua a nascondere i suoi sms mentre i deputati che dovrebbero incalzarla, nonostante tutte le sberle prese, permettono ai lobbisti dell’azienda di scorrazzare nella loro sede. Perché?Evviva, ci arrendiamo! Dovrebbero affiggere una targa con questa frase all’ingresso del Parlamento europeo: visto come l’istituzione comunitaria sta trattando il caso Pfizer, tanto vale sancire la definitiva (e volontaria) sottomissione dell’Ue alla multinazionale farmaceutica, almeno risulterebbe tutto un filino più trasparente. L’ultimo, clamoroso inchino è avvenuto giovedì, ovviamente nel silenzio della maggior parte dei media e nella pressoché totale inerzia dei presunti rappresentanti del popolo.La notizia, secca, l’ha riportata soltanto il sito Euractiv: «La Conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento, che solitamente si riunisce durante le sessioni plenarie a Strasburgo, ha votato contro l’esclusione del colosso statunitense Pfizer dai locali del Parlamento europeo». In buona sostanza, benché la casa farmaceutica abbia rifiutato di fare chiarezza sulla gestione della partita vaccinale e abbia ripetutamente rimbalzato gli inviti a presentarsi in aula, i presidenti dei vari gruppi presenti nell’Europarlamento hanno comunque stabilito che i rappresentanti del colosso sanitario possano continuare ad avere accesso all’istituzione.Per comprendere meglio la portata della decisione, occorre compiere un breve passo indietro. Come ormai fin troppo noto, esiste una indagine dell’Ombudsman europeo (istituzione comunitaria che dovrebbe fare da mediatrice fra i vari organismi Ue e i cittadini) sull’acquisto dei vaccini. Emily O’Reilly, che presiede questa autorità, ha rilasciato dichiarazioni pesantissime, spiegando che la Commissione Ue ha di fatto ostacolato l’inchiesta, contravvenendo a tutte le più semplici norme riguardanti la trasparenza. In particolare, il problema riguarda i messaggi scambiati da Ursula von der Leyen con Albert Bourla, ceo di Pfizer: sarebbe ora che ne fosse reso noto il contenuto, dato che quelle chat hanno a che fare con una trattativa che ha portato all’acquisto di sieri per miliardi. Come ricordato dall’Ombudsman, la Commissione ha perfino tentato di negare che i messaggi esistevano, salvo poi far sapere che erano stati cancellati dalla von der Leyen.Nel frattempo, il Parlamento europeo ha istituito una commissione apposita per indagare sulla gestione del Covid e più volte ha chiesto ad Albert Bourla di presentarsi in audizione. Risultato: il capo di Pfizer ha sempre serenamente respinto gli inviti. Da lì, la richiesta avanzata da alcuni parlamentari di dare un segnale alla casa farmaceutica. L’11 gennaio scorso i Verdi europei hanno presentato una mozione per chiedere che ai rappresentanti del colosso sanitario fosse impedito l’accesso al Parlamento. Portavoce dell’iniziativa è stata l’eurodeputata francese Michèle Rivasi. «Si vede che i deputati che fanno parte della commissione speciale sul Covid sono frustrati, non sono contenti», ha detto la parlamentare durante un’intervista radiofonica. «Abbiamo potuto ricevere tutti i direttori di laboratorio con cui la Commissione aveva firmato contratti. Ricordate, avevamo dato soldi a tutti i laboratori, probabilmente per sviluppare un vaccino. Nell’ambito delle audizioni, abbiamo ricevuto CureVac, abbiamo ricevuto Sanofi, abbiamo ricevuto Moderna... e l’unica che ha rifiutato è stata Pfizer. All’ultimo momento, Albert Bourla ci ha inviato il suo direttore dello Sviluppo internazionale che non ha saputo rispondere alle nostre domande sul terzo contratto, che è ancora il più grande contratto mai firmato dall’Unione europea: 37 miliardi di euro, abbiamo ordinato 1,8 miliardi di dosi. Avremmo accettato che Bourla lo facesse in video, in più c’era qualche possibilità di scegliere le date. E la seconda volta ci ha risposto in modo spudorato: “Non ho niente da dire agli eurodeputati”».Va bene tutto, ma farsi sputare in faccia anche no. Così, i membri della Commissione Covid hanno cercato di reagire, di mostrare un minimo di dignità, proponendo una misura sacrosanta: visto che il capo di Pfizer rifiuta di entrare al Parlamento per rendere conto, sia impedito l’accesso anche ai suoi rappresentati, cioè a lobbysti e affini. Proprio questo lunedì l’eurodeputata Kathleen Van Brempt, intervistata da Alessandro Rico per La Verità, si era posizionata sulla stessa linea: «Il rifiuto, sia da parte della Commissione europea sia da parte di Pfizer, di parlare della mancanza di trasparenza, mostra sprezzo per il ruolo del Parlamento Ue. Ecco perché i coordinatori della commissione hanno deciso di chiedere il ritiro degli accrediti di lungo termine di Pfizer», ha dichiarato.Arriviamo dunque a giovedì. I presidenti dei gruppi politici dell’Europarlamento, come spiega Euractiv, avevano almeno tre possibilità: «Escludere temporaneamente l’azienda farmaceutica, applicare la sanzione solo all’amministratore delegato di Pfizer o a tutti i suoi rappresentanti o, semplicemente, continuare a consentire l’accesso dell’azienda al Parlamento europeo. Alla fine, è stata scelta l’ultima opzione».Non stupisce che Michèle Rivasi abbia definito il voto «una vergogna»: lo è senza ombra di dubbio. Ed è vergognoso il ritratto che questa vicenda ci fornisce delle istituzioni europee. La Commissione rifiuta di collaborare con il mediatore europeo per l’indagine sui vaccini. Ursula von der Leyen non mostra da mesi i messaggi scambiati con Albert Bourla. In compenso, ha accettato di farsi sentire dal Parlamento ma non (come abbiamo documentato ieri) durante una plenaria, bensì a porte chiuse, in modo da poter controllare le notizie in uscita. Nel frattempo, i capoccia di Pfizer ridono in faccia ai parlamentari, evitano di rispondere e presentarsi e tuttavia continuano a godere del diritto di entrare nelle stanze dell’istituzione a loro piacimento. E perché dovrebbero frequentarle se non per concludere altri affari a spese nostre? Soprattutto, viene da chiedersi: ma a che servono le istituzioni europee se si fanno trattare così, se si mostrano tanto opache e servili? È dovuto intervenire un quotidiano americano - il New York Times - facendo causa alla Commissione Ue per provare ad avere un minimo di chiarezza sull’acquisto sui vaccini e sul rapporto con Pfizer. Dai vertici del Parlamento e della Commissione medesima, invece, sono giunte soltanto riverenze a Big Pharma.A quanto pare, le necessarie dosi di dignità sono le uniche che in Europa non riescono ad acquistare.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.