2022-04-13
Il Piemonte salva 100 bambini dall’aborto
Maurizio Marrone, assessore alle politiche sociali regione Piemonte (Ansa)
La Regione ha istituito il fondo «Vita nascente»: con 400.000 euro vuole convincere a non farlo le madri che vogliono interrompere la gravidanza per motivi economici. La sinistra ha il coraggio di protestare e delira: «Una campagna popolazionista neofascista».Già 100 nuovi nati in più, in tempi di galoppante inverno demografico, sono un traguardo. Se poi si tratta pure di bambini strappati all’aborto, quel numero tondo appare ancora più rilevante ed ambizioso. Eppure è esattamente questo il piano che, nel Piemonte governato dal forzista Alberto Cirio, si è deciso di realizzare. L’iniziativa, chiamata Vita nascente, è stata presentata dall’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone e consiste nell’istituzione di un fondo di 400.000 euro, che saranno destinati all’assegnazione di contributi finalizzati alla promozione ed alla realizzazione di progetti di tutela materno infantile, costituito con risorse ulteriori al bilancio welfare.«In questo modo», ha dichiarato Marrone, esponente di Fratelli d’Italia, «in Piemonte potranno nascere 100 bambini in più, che altrimenti non sarebbero venuti al mondo a causa dei problemi economici delle loro madri». L’idea, ha aggiunto l’assessore, è quella garantire nel concreto il «diritto di scelta della donna, che può anche essere la scelta della vita, intervenendo a sostegno delle donne in situazioni di fragilità sociale» e dando «finalmente applicazione ad una misura prevista dalla legge nazionale 194, ma fino ad ora mai applicata in Piemonte». E mica solo in Piemonte, viene da aggiungere. Pochi, infatti, sanno che proprio la legge 194, all’articolo 5, stabilisce che «il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali» di assistere la donna nel «rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza» nonché «di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre». Nonostante la norma sia chiara e non suggerisca, ma imponga, repetita iuvant, «in ogni caso», di sostener la donna in gravidanza difficile o indesiderata affinché non abortisca, tale impegno è spesso non applicato.Per questo, l’iniziativa promossa dal Piemonte merita un plauso, con Marrone che sottolinea come «la vera libertà è poter scegliere anche di mettere al mondo un figlio, sapendo che le istituzioni saranno al proprio fianco con un sostegno psicologico, medico ed economico-sociale». Parole sacrosante e a maggior ragione valide in una regione dove la denatalità viaggia a livelli critici. Basti pensare che in Piemonte, dove si registra un numero medio di figli per donna (1,24) inferiore, anche se di un pelo, alla già sconfortante media italiana (1,25), nel 2020 sono nati 27.067 bambini, mentre negli anni Cinquanta ne nascevano 40.000 e, durante il baby boom dei Sessanta, addirittura 65.000.In questo già critico quadro, gli aborti non mancano affatto: se ne contano poco meno di 6.000 all’anno. Appare, dunque, chiaro che non saranno 100 nuovi nati in più a decretare una nuova primavera demografica. Però, i 400.000 euro messi sul piatto dalla Regione rappresentano, senza dubbio, un segnale, anche rispetto al fatto che la grandissima parte degli aborti ha alle spalle ragioni economiche. Lo sa bene chi ogni giorno assiste le gestanti in crisi, come fa il Movimento per la vita, che, difatti, saluta Vita nascente con favore. «Accogliamo con grande soddisfazione questo nuovo fondo stanziato per l’assegnazione di contributi economici indirizzati alla tutela della maternità e dei nascituri», ha commentato Claudio Larocca, presidente della Federazione regionale dei Centri di aiuto alla vita piemontesi, «un passo importante al quale ci auguriamo segua l’impegno concreto di tutti i soggetti coinvolti e che, per una volta, il sostegno alla maternità in situazioni difficili non diventi terreno di scontro ideologico». Purtroppo, il sensato auspicio di Larocca rischia d’essere disatteso, dato che l’opposizione regionale, all’annuncio dell’iniziativa di Marrone, è immediatamente salita sulle barricate. Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali e Verdi, è, per esempio, subito corso a bocciare il fondo di Vita nascente con toni urlati. «Siamo in piena campagna popolazionista neofascista», ha dichiarato, «con due mani tese a soggetti che praticano forme di pressione e terrorismo psicologico sulle donne che scelgono l’interruzione di gravidanza». Come l’impegno per 100 nuovi nati in una Regione dove, lo si rammentava poc’anzi, si generano meno della metà dei figli di mezzo secolo fa, possa essere liquidato come bieca «campagna popolazionista neofascista», resta ovviamente un mistero. Imperscrutabile è pure l’accostamento tra le evocate «forme di pressione e terrorismo psicologico sulle donne» e quella che altra non è se non l’applicazione d’una previsione non accessoria, ma vincolante della 194. Una legge molto sbandierata ma ben poco letta.