2025-09-07
Il piacione è ritornato sulla cresta dell’onda
Nichi Vendola (Imagoeconomica)
L’ex governatore della Puglia, pronto a cavalcare ogni occasione per cercare di essere l’ago della bilancia, ora fa squadra con quel Fratoianni che lo attaccava per l’Ilva. La sua storia è costellata di uscite infelici, liquidate come «tonalità sbagliate».Cognome e nome: Vendola Nicola. Di Bari. Cresciuto però lì vicino, a Terlizzi. Nicola è detto Nichi perché così lo appellavano i genitori in omaggio al leader sovietico Nikita Krusciov, il pubblico demolitore - al congresso del Pcus nel 1956 - del culto della personalità di Stalin.Iscritto alla Fgci, la federazione dei giovani comunisti, nel 1972.Negli anni 80, coabita con il conterraneo Franco Giordano, futuro segretario di Rifondazione comunista, in un bilocale dietro San Giovanni, a Roma. Giordano: «Io e Nichi eravamo a un comizio nella Bassa Padana. Un successone. Si fa avanti un compagno che mi tende la mano, l’afferro, la scuoto con viva cordialità e...mi rimane in mano. Era una protesi. Terrore. Il povero compagno invalido mi guarda stupefatto, Nichi mi urla stentoreo: “Franco, r-e-s-t-i-t-u-i-s-c-i-g-l-i-e-l-a subito!”. Non l’ho mai odiato tanto: “Che vuoi che ci faccia, con ’sta mano?”», che manco in un film di Pio e Amedeo.Nel 1990 Nicola detto Nichi è nel comitato centrale del Pci.Dopo il suo scioglimento, contribuisce alla nascita di Rifondazione comunista.Si candida alla segreteria nel 2008, ma è sconfitto da Paolo Ferrero.Repubblica: «Un parricidio per interposta persona. Per colpire Fausto Bertinotti, hanno pugnalato il suo figlio prediletto».Governatore di Puglia dal 2005 al 2015. Uscito dai radar della politica, nel 2023 ricompare come presidente di Sinistra Italiana. Per volontà del segretario Nicola Fratoianni, in passato suo collaboratore e assessore nella sua seconda giunta (tra i due Nicola è tutto un - politicamente parlando, e pensando a L’armata Brancaleone - prendimi dammiti cuccurucù).Ora Vendola è sugli scudi. Correrà alle elezioni regionali per entrare in consiglio. Solo che il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, non lo voleva tra i maroni. «O io o lui», è stato l’aut aut. Angelo Bonelli, di Avs, ha scandito: giù le mani da Nicola detto Nichi, «per Decaro massima stima, ma il veto è irricevibile».Ma è lo stesso Bonelli che nel 2014 chiese le dimissioni di Vendola da governatore per la vicenda dell’Ilva di Taranto, accusandolo di «non dire la verità», e a cui Vendola si riferiva irridendo il «piccolo avvoltoio» in cerca di «fortune elettorali»? Proprio lui. Che oggi con Pagellapolitica.it minimizza: «Normale dialettica politica», e amen.Pure Michele Emiliano, divoratore di cozze pelose e governatore uscente, anch’egli pronto a entrare nel prossimo consiglio, si è scontrato con il veto di Decaro. Ma ha fatto «nobilmente» un passo indietro (davvero?). Alla fine, comunque, Decaro ha dovuto ingoiare il rospo: Vendola ci sarà. Decaro ha fatto male a temere di averlo tra i piedi? Mica tanto, visti i precedenti. Quando Nicola detto Nichi - in quel momento leader di Sel, Sinistra ecologia libertà - si presentò alle primarie nazionali del centrosinistra nel 2012, vinte poi da Pier Luigi Bersani, che divenne così il candidato premier alle politiche, Stefano Folli, il 3 ottobre sul Sole 24 Ore commentò: «Vendola, con un’entrata in scena da attore consumato, può aiutare Bersani. E condizionarlo».L’anno prima, maggio 2011, «non appena conosciuta la vittoria di Giuliano Pisapia alle comunali ambrosiane, si scaraventò all’aeroporto, saltò sul primo volo e si precipitò nella capitale meneghina. Per festeggiare il nuovo sindaco? No: stava lì, ripreso da tutte le tv, per una ferrea dichiarazione di potere». Così Giampaolo Pansa in Tipi sinistri, Rizzoli 2012, che lo fotografa come un «piacione al cubo, un politico di sostanza maligna, un parolaio pieno di fervore, con un linguaggio fantasioso, un uomo di potere meridionale nel bene e nel male, un cattolico a modo suo».Sia come sia, finito il risiko alle cime di rapa, Vendola è tornato sotto i riflettori. Nicola detto Nichi. Portatore sano di orecchino.Perché ha cominciato a indossarlo? Ipse dixit: «Per il piacere di firmare il proprio corpo inserendo una micro-mutazione sulla corporeità» (e uno). «Per la voglia di avere addosso qualcosa di irregolare che vivesse nell’asimmetria della sua solitudine» (e due). «Per la gioia di avere sempre con sé un qualcosa che, oltre a completare il proprio corpo come una firma che ti aiuta a uscire da te stesso, fosse capace di ricordare le storie della sua terra, le storie dei carrettieri» (e tre).«A Nichi, ma che sta a dì?», si chiedevano -muti- i compagni di Trastevere. Il Foglio ci fece addirittura una rubrica intitolata così. Giuliano Ferrara, maramaldo, la commissionò all’attuale direttore Claudio Cerasa, che alla puntata n. 100 mollò il colpo. Finendo in analisi, schiantato dallo sforzo ermeneutico compiuto per cogliere il senso delle prolisse perifrasi vendoliane.Laureato in lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini, obiettore di coscienza quando chiamato per il servizio di leva, Nicola detto Nichi fa coming out nel 1978 - in quei tempi non era trendy come ora, chapeau - con un articolo sul giornale (da lui fondato) In/contro. Ovviamente, alla sua maniera. Annunciando: «Sono gay"? Troppo facile. Quindi: «La mia omosessualità è un pezzo del mio scisma, dalla chiesa comunista e dalla chiesa cattolica», e vabbè.Da sempre feroce difensore delle donne contro la mercificazione del loro corpo. Nel novembre 2010 su La7 spiega che in un suo governo ideale un ministero andrebbe a Lorella Zanardo, autrice del libro Il corpo delle donne. In Parlamento, febbraio 2010, tuona contro Silvio Berlusconi: «Questa è la cosa di cui bisogna vergognarsi, non avere rispetto delle donne, della loro dignità e sensibilità, immaginare che siano carne da macello, escort, corpi per mercimonio!».Solo che poi viene assalito dal desiderio di paternità. Gazzetta del Mezzogiorno, 4 febbraio: «Vendola: mi piacerebbe adottare un bambino». E che ti fa Nicola detto Nichi, nonostante il monito di Sofia Loren- Filomena Marturano in Matrimonio all’italiana: «I figli non si pagano!», cioè non sono oggetti da acquistare o vendere? - S’incanta giustamente davanti al «primo bagnetto al mare di suo figlio Tobia Antonio, nato a Sacramento, California, con la tecnica della gpa, la gestazione per altri, cioè a pagamento» (così Filippo Ceccarelli in Invano, Feltrinelli 2018).Ma come, soldi a una donna per far partorire la creatura? Macché: «Non abbiamo affittato un utero, abbiamo costruito una relazione bellissima con chi ha consentito al nostro bambino di venire al mondo. Per me e mio marito Ed la gpa non è stata una scelta scontata», così a Repubblica, 18 ottobre 2024, ah, ecco.Perché stupirsi? Il libertario Nicola detto Nichi, iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1991, su Liberazione curava la rubrica Il dito nell’occhio, spesso abrasiva per i «compagni». «Prende le distanze dalla guerra senza prendere le distanze dalla sua poltrona» scrisse di Oliviero Diliberto, allora Guardasigilli nei governi di Massimo D’Alema I e II.Su Marco Rizzo: «Il derelitto che è diventato il caporalmaggiore di se stesso, esimio studioso del Bignami del marxismo-leninismo».Di Emma Bonino (cambiandole i connotati): «Un uomo chiamato Emma. Ragiona come un funzionario modello della Cia. Gli (sic) piacciono le carneficine umanitarie, è un sacerdote dell’idillio atomico».Eppure, quando a un giornalista tarantino -che aveva chiesto conto a Emilio Riva, patron all’epoca dell’Ilva, delle morti per tumore tra la popolazione- fu strappato il microfono dal capo delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, Vendola, al telefono con lui, non solidarizza con il collega, ma sghignazza: «Ho visto una scena fantastica, uno scatto stupendo, io e il mio capo di gabinetto siamo stati un quarto d’ora a ridere».Il Fatto Quotidiano, che aveva diffuso l’audio nel 2013, fu condannato in primo grado a risarcire 50.000 euro a Vendola, ma poi la Corte d’appello di Bari nel 2023 ribaltò il verdetto sulla base delle argomentazioni degli avvocati Caterina Malavenda e Vincenzo Giancaspro (Vendola ha fatto ricorso in Cassazione ma la Terza sezione civile lo ha rigettato il 22 maggio scorso). Scriveranno i giudici d’appello: Vendola, che in pubblico «ha sempre sostenuto con grande determinazione il rispetto dei diritti individuali, specie quelli che attengono alla persona... viene sorpreso a ridere dell’umiliazione, cui è stato sottoposto, del tutto arbitrariamente, un giornalista nell’esercizio della sua funzione informativa».Il 22 ottobre 2015, intervistato da Repubblica.tv, declasserà da par suo l’atmosfera friendly della conversazione: «Può una tonalità risucchiare il senso di tutta una vita, 44 anni di militanza politica spesa sulle trincee dei diritti delle persone?». Una tonalità.Sommessa controreplica (mia): «Se quelle risate e quelle parole fossero uscite dalla bocca di un esponente di destra, lei, Vendola, sarebbe stato ugualmente così indulgente?».Nicola detto Nichi, ai miei occhi, ha un solo, vero grande merito: grazie alla sua imitazione a Telenorba (lui che apostrofa un infante: «Bimbo, ma tu da me che czz vuoi?»), l’Italia ha scoperto Checco Zalone.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (Imagoeconomica)