2020-09-04
Il Pd vuole manipolare il consenso usando il mezzo più infame: la paura
Prima la menzogna, poi il terrore. I dem continuano a infiammare gli animi dipingendo scenari apocalittici e accusando di «negazionismo» chiunque critichi la gestione dell'emergenza sanitaria da parte giallorossa.Viene da pensare che, tra un romanzone e l'altro, Stephen King non sarebbe del tutto fuori posto nel ruolo di spin doctor del Pd. In fondo, i democratici assomigliano un po' a Penniwise, il clown maligno di It. Non perché siano dei pagliacci, ma perché sembrano nutrirsi di paura. Senza la costruzione dello spauracchio non possono sopravvivere, tanto che le loro campagne elettorali assomigliano a evocazioni demoniache. Lo sappiamo: la politica è fatta anche di toni esasperati, di contrapposizioni feroci, di divisioni ideologiche che sono pure antropologiche, e di sicuro anche le destre non vanno tanto per il sottile. È normale che ci si scambino randellate e talvolta anche insulti. Però i progressisti vanno oltre: cercano l'uomo nero, mettono in scena gli incubi. Hanno accusato per anni i «populisti» di essere i manipolatori dell'emergenza o i «ministri della paura», ma la verità è che sono loro a non avere argomenti solidi, a parte il terrore. Giusto per fornire concretezza all'argomentazione, faremo un piccolo esperimento. Prenderemo in esame due personaggi le cui azioni ben sintetizzano l'atteggiamento piddino: Andrea Romano e Eugenio Giani. Entrambi toscani, parlamentare il primo, candidato governatore della regione Toscana il secondo. Osservando il loro comportamento nella giornata di ieri, dimostreremo quando sia profondo il rapporto del Pd con la paura. Partiamo da Romano. Ho avuto a che fare con lui all'Aria che tira, su La7. Mi permetto di citare una vicenda che mi coinvolge solo perché la ritengo, appunto, estremamente emblematica di un certo modo di fare politica. Durante la trasmissione, l'esponente dem ha tirato in ballo il mio articolo uscito ieri su queste pagine. Nel pezzo citavo le dichiarazioni di Graziano Onder dell'Istituto superiore di sanità a proposito del Covid. Secondo l'esperto, «il coronavirus non miete più vittime, siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l'epidemia non era ancora cominciata». Ora, se persino un portavoce dell'Istituto superiore di sanità abbassa i toni riguardo al Covid, è lecito farsi qualche domanda. E cioè chiedersi come mai ci siano politici di governo che continuano a infiammare gli animi, dipingendo scenari apocalittici e accusando di «negazionismo» chiunque osi criticare la gestione dell'emergenza sanitaria da parte dei giallorossi. Nel mio articolo ho scritto semplicemente questo: oggi chiunque esprima dubbi viene trattato come un pericoloso terrapiattista. Ebbene, tanto è bastato a Romano, in televisione, per definirmi «totalmente irresponsabile». A suo dire, il nostro giornale avrebbe diffuso idee «pericolosissime» e avrebbe invitato gli italiani a «togliersi la mascherina». Saremmo colpevoli, ha proseguito l'esponente Pd, di fare «propaganda nociva e irresponsabile» e di «prendere in giro gli italiani». Saremmo, inoltre, «buffoni come Vittorio Sgarbi, che avete detto (sic) agli italiani che il coronavirus non era pericoloso». In buona sostanza, Romano ha dimostrato che avevamo ragione. Poiché abbiamo criticato il comportamento del governo riguardo al Covid, ci ha accusato di essere negazionisti, e di invitare gli italiani a non mettere la mascherina (cosa che non abbiamo mai fatto). Ecco qui la manipolazione tramite la paura. Il parlamentare Pd non si limita a dire la sua, ma trasforma l'avversario in un mostro orribile, in un demone. Questa è la strategia: prima la menzogna, poi il terrore. Eugenio Giani, sempre ieri, l'ha messa in pratica perfettamente. Ha rilasciato un'intervista al Foglio per lanciare la volata finale della sua campagna elettorale. Ridotto all'osso, il messaggio alla popolazione era il seguente: cari amici di sinistra, occhio che qui arriva Salvini. Il politico toscano, in effetti, aveva già espresso il concetto anche nelle settimane precedenti. Parlando della sua sfidante, la leghista Susanna Ceccardi, l'ha presentata come una donna «al guinzaglio di Salvini». Già l'idea che una donna, per quanto preparata, sia sottomessa come un cane al padrone è piuttosto offensiva. Ma al di là delle offese, è interessante cogliere il senso profondo della frase. Dietro la Ceccardi, dice Giani, c'è Salvini. Dietro il bel viso e i modi gentili, insomma, c'è il mostro, il demonio. A ben vedere, dunque, l'intervista che il candidato piddino ha rilasciato al Foglio non è un elenco di proposte, ma una richiesta di aiuto. Giani ammette persino di «non essere carismatico», e non riesce a esprimere mezza proposta politica. Però evoca la Belva: «La sinistra si svegli perché c'è Salvini», grida. E dettaglia: «Io in Toscana non perdo ma la sinistra si deve svegliare. Non possiamo poi avere il rimpianto di non aver dato tutto. In Toscana non stiamo sfidando il centrodestra ma una destra centro. La destra della Ceccardi è quella che non vuole i soldi del Mes. Se vince la Lega il rischio è che la nostra sanità venga colonizzata da quella lombarda». Rischi, pericoli, sciagure, apocalissi, fascismo incombente: non si deve perdere, è il succo, perché altrimenti arriva il Babau. Se ci pensate, l'intero circo imbastito dalle sardine mesi fa si basava su slogan analoghi: dobbiamo evitare l'arrivo dei mostri. È tutto lì: oltre al terrore non c'è altro. Se i progressisti agiscono così, tuttavia, un motivo c'è. Diffondono paure irreali perché sono in preda a una paura molto concreta: quella di perdere.