2019-05-25
Timmermans testimonial del Pd (e i giornaloni lo fanno già vincere)
Sinistra e giornaloni in festa per i sondaggi ai seggi dei Paesi Bassi, dove i dem locali avrebbero ottenuto un buon risultato. E ieri Frans Timmermans, candidato del Pse alla guida della Commissione Ue, era a Milano per tirare la volata a Beppe Sala e Nicola Zingaretti.Più efficace di una maschera da Zorro, il travestimento da strenui lottatori anti fake news sta diventando l'escamotage preferito dai mainstream media per veicolare bufale e spacciarle alla grande: insomma, vestirsi da poliziotti e agire da pusher. Da ieri stiamo assistendo a una case history che farà storia. Come sapete, domani si vota per le europee, ma un paio di Paesi (Regno Unito e Olanda) hanno già votato l'altro ieri, giovedì. Naturalmente, non conosciamo i risultati. In Uk, gli exit poll non sono neppure divulgabili anzitempo. Nei Paesi Bassi sì, e caso vuole che questi exit poll suggeriscano risultati che piacerebbero assai ai partiti tradizionali, specie a sinistra, qui in Italia.Chi conosce bene la politica olandese, in realtà, non sarebbe affatto stupito se i voti reali confermassero quelle rilevazioni. Calerebbe un partito populista (quello guidato da Geert Wilders), ma ne salirebbe un altro (la formazione di Thierry Baudet); salirebbe il partito del premier Mark Rutte, ma lo farebbe a discapito di un'altra forza che pesca nello stesso bacino dell'Alde: essenzialmente, quindi, sarebbero travasi di voti all'interno delle stesse aree. Si profilerebbe anche un risultato assai migliore del previsto dei socialisti, che a loro volta prosciugherebbero altri partiti di sinistra, e realisticamente potrebbero essere stati avvantaggiati dal fatto che il loro leader, Frans Timmermans, è lo spitzenkandidat del Pse.E invece questi exit poll olandesi sono diventati «la notizia» del giorno di ieri in Italia, presentati - inutile girarci intorno - come se si trattasse di risultati già verificati e consolidati, come se fossero schede già scrutinate e conteggiate. Certo, negli occhielli e nei sommari troverete l'indicazione che si tratta di exit poll, ma la titolazione urlata, la costruzione delle pagine, il taglio degli articoli autorizzano il lettore a pensare che si tratti di una verità indiscutibile e acclarata. Ecco il Corriere della Sera (titolone di apertura, in prima pagina): «Olanda, i populisti non sfondano». Su Repubblica non siamo in apertura, ma si tratta comunque del secondo titolo più evidente in prima: «Sorpresa Olanda. Primi i laburisti». Apertura di pagina sul Giornale: «Olanda, schiaffo ai sovranisti». L'idea dello schiaffo è piaciuta anche al Foglio, l'incipit del cui pezzo è da antologia del genere eurolirico: «L'Olanda ha inflitto un primo schiaffo ai nazional-populisti che vorrebbero la fine dell'Unione europea». Avete capito bene dove si va a parare. Improvviso interesse dei giornaloni italiani per l'Olanda, per i tulipani, per l'Ajax, per i canali di Amsterdam? No, fin troppo chiaro: si tratta solo di un modo per lanciare - qui in Italia - la volata elettorale di qualcuno, e per tentare uno sgambetto all'ultima curva ai danni di qualcun altro. Una specie di training autogeno a sinistra: dai che ce la possiamo fare, forse siamo davvero «tonici», per usare il non azzeccatissimo pronostico di Paolo Mieli sul Pd. E soprattutto un modo per esorcizzare il «fantasma» di Salvini: dai che lo possiamo battere. Un'informazione equilibrata avrebbe non solo evidenziato che un conto sono gli exit poll e un altro i risultati reali, ma avrebbe ricordato le mille occasioni (da ultimo, l'Australia) in cui quel tipo di rilevazione è stata clamorosamente smentita. Sappiamo come funziona: all'uscita dal seggio, si chiede ad alcuni elettori di ripetere il loro voto. In teoria, dovrebbe funzionare. Ma in pratica no: perché il campione prescelto potrebbe non essere rappresentativo, perché molti cittadini (è inevitabile) possono dire una bugia, o soprattutto (è umanissimo) possono tendere a dichiarare, al posto del partito che hanno veramente sostenuto, un voto che appaia loro «socialmente» più accettabile. Com'è noto, in tutto il mondo populisti e sovranisti sono spesso trattati come mostri: morale, non tutti i loro elettori se la sentono di dire che hanno votato così, e non a caso quei partiti sono spesso sottostimati sia nei sondaggi sia negli exit poll. Ma attenzione, c'è un'altra «coincidenza» che può aver indotto i giornaloni a pompare gli exit poll olandesi. Abbiamo già detto che il leader laburista dei Paesi Bassi, Timmermans, è il capofila di tutta la sinistra europea, nonché loro candidato alla presidenza della Commissione Ue. E che cos'aveva in programma Timmermans ieri? Guarda caso, era atteso per l'evento di chiusura del Pd italiano con il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il segretario Nicola Zingaretti. E allora avete già capito dove si va a finire: il martellamento di quasi tutti i tg di ieri (a pranzo sugli exit poll, e a cena sull'eroe olandese da portare in processione) è servito come ultimo «sparo» della campagna elettorale della sinistra. Un tentativo imbarazzante e maldestro di ingannare gli elettori più semplici e meno avvertiti, di dar loro un sentimento distorto sull'esito della partita, prim'ancora del fischio d'avvio. Del resto si sa: da qualche anno la sinistra mondiale vince sempre, ma solo prima del conteggio dei voti. Pensate a Hillary Clinton: «Ha vinto i dibattiti con Trump», «è già alla Casa Bianca», spiegavano gli «esperti». Sappiamo come sia finita. Anche in questo caso, è dunque prevedibile che, chiuse le urne, partiti tradizionali e media di riferimento torneranno alle attività consuete, con il sussiego e supponenza di sempre: a dare ai vincitori dei fascisti, agli elettori degli analfabeti da rieducare, con annesse lezioncine su bufale e fake news.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)