
Ieri il terzo anniversario del sisma. L'ex sindaco Sergio Pirozzi: «Ricostruito solo il 4%».È stata prima la notte e poi la giornata del ricordo quella che si è svolta ieri ad Amatrice, il comune in provincia di Rieti colpito dal terremoto del 24 agosto 2016 alle ore 3.36 che lasciò sotto le macerie 249 vittime. Il cratere della zona colpita arrivò ad Accumoli e Arquata del Tronto con altri 50 morti. In totale ci furono anche 388 feriti e 41.000 sfollati. Poco dopo le 4 del mattino, l'allora sindaco Sergio Pirozzi in lacrime pronunciò in diretta tv «il paese non c'è più, Amatrice non c'è più». E le ferite nell'anima dei sopravvissuti sono ancora aperte, come quelle nel centro storico, la famosa zona rossa, dove chiese e abitazioni aspettano la ricostruzione. «È stato ricostruito solo il 4%», ha detto ieri con rabbia e dolore Pirozzi, oggi consigliere regionale di Fdi, «e questo testimonia il fallimento del metodo. Perché di metodo si tratta, considerato che con tre governi di diverso colore politico che si sono susseguiti nulla è cambiato. La politica si deve interrogare e chiedersi il perché ci sia stato questo fallimento. È necessario fare un passo indietro e cambiare questo metodo assolutamente sbagliato. Io lo dico da 3 anni: era ed è necessario nominare un commissario straordinario in deroga, esattamente come è stato fatto per Genova, dove il sindaco con poteri straordinari è riuscito a far partire i lavori in tempi velocissimi. Si tratta di fare una scelta ed è quello che deve fare lo Stato italiano, perché se sbagliare è umano perseverare è diabolico». A fronte di 47 miliardi di euro stanziati tra pubblico e privato, il problema è burocratico e il nodo sta nel decreto legge numero 189 del 2016, che disciplina «gli interventi per la riparazione, la ricostruzione, l'assistenza alla popolazione e la ripresa economica nei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessati dagli eventi sismici del 24 agosto 2016». Oltre al dl, «partorito» dall'allora governo Pd, il 1° settembre 2016 il premier Renzi nominò commissario straordinario Vasco Errani; nel settembre 2017 gli successe Paola De Micheli, altra dem, in quel momento sottosegretaria all'Economia. Un anno più tardi il vicepremier grillino Luigi Di Maio ha nominato il geologo accademico Piero Farabollini. Ed è stato proprio lui, ieri a dire che «la legge 189 del 2016 non ha sicuramente funzionato perché non permette una ricostruzione veloce con le tempistiche che questo territorio chiede. Stiamo cercando di salvare qualcosa e le ordinanze cercano di individuare quei percorsi che possano in qualche modo accelerare la ricostruzione». Ieri durante l'omelia il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha ricordato che «a tre anni dal terremoto siamo comprensibilmente centrati sui ritardi della ricostruzione, sullo spopolamento e sulla burocrazia senza deroghe», ma «non basta quest'analisi indiscutibile: occorre una “visione"». Ad ascoltarlo, in prima fila, c'erano il sottosegretario Vito Crimi oltre al commissario Farabollini e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha detto: «Nulla di personale, ma il governo precedente ha fatto male».
Zohran Mamdani (Ansa)
Dalle politiche sociali ai limiti dell’esproprio alla città come «santuario» per i gay Mamdani rappresenta la radicalizzazione dei dem. Ma anche una bella grana
Da più parti, la vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni municipali di New York City è stata descritta (se non addirittura salutata) come uno «schiaffo» a Donald Trump. Ora, a prima vista, le cose sembrerebbero stare effettivamente così: il prossimo primo cittadino della Grande Mela, che entrerà in carica a gennaio, sembra quanto di più lontano possa esserci dal presidente americano. Tanto che, alla vigilia del voto, lo stesso Trump aveva dato il proprio endorsement al suo principale sfidante: il candidato indipendente, nonché ex governatore dem dello Stato di New York, Andrew Cuomo.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.






