2019-02-01
Il Parlamento Ue scarica Maduro. Ma Lega e 5 stelle si astengono
Juan Guaidò indicato come guida legittima. Il grillino Manlio Di Stefano: «Niente ingerenze».La situazione in Venezuela si fa sempre più incandescente. Mentre il potere del presidente, Nicolas Maduro, continua a vacillare, la posizione del suo rivale, Juan Guaidò, tende a rafforzarsi. In questo clima tumultuoso, il presidente del Parlamento venezuelano - che ha assunto i poteri esecutivi - ha pubblicato un editoriale sul New York Times in cui ha dichiarato che «a Maduro resta poco tempo per continuare a usurpare la presidenza», chiamando così a raccolta il popolo venezuelano. «Per ottenere l'uscita con il minimo spargimento di sangue, tutti i venezuelani devono restare uniti e premere, fino alla rottura finale del regime», ha sostenuto Guaidò, manifestando inoltre con chiarezza le sue intenzioni: «Fine dell'usurpazione, governo di transizione ed elezioni libere». Guaidò ha proseguito affermando che «il ritiro dell'appoggio militare a Maduro risulta decisivo per il cambiamento di governo e la maggioranza dei militari e delle forze di sicurezza sanno benissimo che le penurie attuali sono insostenibili» per cui «ci siamo riuniti con militari e funzionari della sicurezza, attraverso canali clandestini e abbiamo offerto un'amnistia per coloro che non hanno commesso crimini di lesa umanità».In tutto questo, Guaidò continua a ricevere endorsement sul fronte internazionale. Dopo aver incassato l'appoggio del presidente americano, Donald Trump, è adesso il Parlamento europeo a schierarsi dalla sua parte. Con 439 voti a favore, gli eurodeputati hanno approvato ieri una risoluzione per riconoscere il presidente dell'Assemblea nazionale di Caracas come presidente legittimo ad interim del Venezuela. Non solo. Il Parlamento ha anche chiesto che l'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e gli Stati membri si comportino allo stesso modo, almeno fino a quando non vengano indette nuove elezioni presidenziali all'insegna della trasparenza. «Il Parlamento europeo è la prima istituzione Ue a farlo. Chiediamo a tutti gli Stati membri e all'Alto rappresentante dell'Ue di fare subito lo stesso per tenere una posizione unica e forte», ha dichiarato il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, dopo il voto. «L'Europa unita deve essere dalla parte della libertà del popolo venezuelano», ha chiosato Tajani.Adesso quanto accaduto all'Europarlamento potrebbe presentare delle ripercussioni in seno al governo italiano. Già negli ultimi giorni si era assistito a un dissidio tra Matteo Salvini, che si era nettamente schierato contro Maduro, e il Movimento 5 Stelle, molto più tiepido nell'appoggiare il cambio di regime auspicato dalla Casa Bianca. Ebbene, sembra proprio che il governo stia cercando di appianare queste divergenze: nel voto europeo di ieri, i deputati di Lega e Movimento 5 stelle si sono infatti astenuti sulla risoluzione. Una scelta particolare, che può scaturire da svariate motivazioni. Innanzitutto è plausibile ritenere che, con questa mossa, i gialloblù stiano cercando di disinnescare le tensioni interne all'esecutivo. Inoltre non è escludibile che questa strategia sia stata dettata anche da motivazioni legate alla politica estera. Sia la Lega che il Movimento 5 stelle hanno sempre mostrato una notevole vicinanza, geopolitica ed economica, nei confronti della Russia. Ora, dal momento che il Cremlino, nella crisi venezuelana, si è schierato nettamente a favore di Maduro, è possibile che l'esecutivo abbia optato per mantenere una posizione il più possibile equidistante tanto dal presidente americano, Donald Trump, quanto dal suo omologo russo, Vladimir Putin. Non è del resto un mistero che, negli ultimi mesi, Roma stia puntando moltissimo sul disgelo tra Washington e Mosca. Una distensione che l'affare venezuelano sta mettendo in seria difficoltà. È su questa delicata strettoia che potrebbe giocarsi il futuro delle relazioni internazionali italiane. E, in questo senso, un po' di Realpolitik potrebbe svolgere un ruolo fondamentale. Sembra non pensarla così solo il sottosegretario agli Esteri grillino, Manlio Di Stefano, che ieri ha dichiarato: «L'Italia non riconosce l'autoproclamato presidente del Venezuela Juan Guaidò. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite. Il più grande interesse che abbiamo è quello di evitare una nuova guerra».
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Margherita Agnelli (Ansa)
L’europarlamentare del Pd Irene Tinagli (Imagoeconomica)